Fondata dal giovane immigrato tunisino Jules Ouaki nel 1948, la catena di grandi magazzini Tati — nota per aver trasformato l’industria della moda con i suoi tessuti a basso costo e la caratteristica fantasia vichy in rosa— debuttò a Parigi con il suo negozio di punta Barbès nel 18° arrondissement, un quartiere abitato da comunità di immigrati provenienti da molteplici background diasporici. Non a caso lo stesso Ouaki lo soprannominò “Galeries Lafayette du pauvre” (Le Gallerie Lafayette dei poveri). La sua idea, in una città di boutique esclusive era di mettere la merce a disposizione del cliente, ricreando una sorta di bazar metropolitano. I magazzini divennero così una vera e propria icona parigina, capaci di offrire una vera e propria identità urbana a un’intero quartiere, con la grande insegna visibile dalla metropolitana sopraelevata, alla svolta per Barbès-Rochechouart, simbolo di modernità e libertà. Nel 1990 diventerà poi il tempio dello streetwear, con la prima linea di prêt-à-porter intitolata: “La rue est à nous” (La strada è nostra).
Dopo la chiusura definitiva del negozio nel 2020, il calciatore francese Youssouf Fofana ha lavorato per trasformare lo spazio nella sede del suo programma di sviluppo del design e del collettivo United Youth International, creato per fornire competenze tecniche, tutoraggio e una comunità ai giovani parigini che aspirano a fare carriera nelle varie industrie creative. Quest’estate diventerà la sede centrale del progetto realizzato da Jordan in collaborazione con Foot Locker, District 23, una summer school che unisce workshop creativi e sport, e che ambisce a trasformare il 18esimo in un polo internazionale, dando forma a quel sentimento che unisce le diverse culture della diaspora e i giovani che danno forma al mondo del basket in tutto il mondo. Fofana infatti ha organizzato un programma di sei settimane che utilizza il movimento come gateway per apprendere competenze creative e che offre l’accesso ai campi da basket così come a diversi impianti sportivi del quartiere.
Inoltre, sarà possibile visitare la mostra Diaspora Renaissance, curata da Youssouf e Easy Otabor, proprietario della Anthony Gallery di Chicago, dedicata alle comunità diasporiche provenienti dall’Africa, dall’Asia e dall’America Latina e cui hanno partecipato 23 artisti contemporanei, tra cui Gabriel Moses, Alvin Armstrong e Maty Biayenda. Sei artisti sono inoltre stati invitati a realizzare la loro interpretazione dell’Air Jordan 1 per esprimere ciò che l’iconica scarpa da basket significa per la loro cultura.