Domus 1090 è un’esplorazione sul tema della mobilità che intercetta i primi studi sull’aerodinamica e le auto elettriche, fino alla relazione dei trasporti con l'ambiente costruito. “Da bambino, negli anni Quaranta e Cinquanta, ero ossessionato dal movimento e dalla velocità”, scrive Norman Foster nell’editoriale. Oggi, continua il guest editor 2024, le città sono cambiate poco, ma rimaniamo una società fortemente legata all’uso dell’automobile e all’espansione urbana, producendo “un elevato consumo di energia e un’alta impronta di carbonio”. Il futuro della mobilità è quindi connesso strettamente alla pianificazione urbana e alle infrastrutture.
Domus 1090 è in edicola
Il numero di Domus di maggio, curato da Norman Foster, esplora il futuro della mobilità.
Testo Norman Foster
Testo Stephen Bayley
Testo Thomas Stone
Testo Marco te Brömmelstroet e Jonne Silonsaari
Testo Xiangning Li
Testo Leander Kalil
Testo Kirsten Hannema
Testo Giulia Ricci
Testo Guanghui Din
Intervista Norman Foster
Testo Alessandro Benetti
Testo Mandi Keighran
Testo Matthew Foreman
Testo Norman Foster
Intervista Norman Foster
Testo Edward Burtynsky
Testo Davide Vargas
Testo Javier Arpa Fernández
Testo Javier Arpa Fernández
Testo Paola Carimati
Testo Francesco Franchi
Testo Cristina Moro
Testo Giulia Ricci
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- La redazione di Domus
- 08 maggio 2024
I tre saggi espandono alcuni temi specifici, pensando a come la mobilità possa essere progettata per rendere le città più sostenibili ed eque. Stephen Bayley indaga l’immaginario legato all’automobile e la sua relazione con l’uomo. Quello che era un oggetto che esprimeva sogni e libertà, si è trasformato nel catalizzatore delle nostre preoccupazioni ambientali, facendo entrare in crisi l’auto convenzionale, che oggi è alla ricerca di un nuovo linguaggio visivo. Thomas Stone affronta il tema della pianificazione integrata di urbanistica e trasporti. Focale in una fase storica in cui l’incremento dell’urbanizzazione è un fenomeno globale, essa può rendere efficaci politiche lungimiranti e inclusive per la popolazione urbana, permettendo a tutti di muoversi. Marco te Brömmelstroet e Jonne Silonsaari ragionano attorno al tema della scarsità degli spazi che nelle città sono riservati ai bambini. Gli autori traggono spunto da una serie di casi-studio oggi in fase di sperimentazione.
La sezione Architettura raccoglie progetti di recente realizzazione in Cina, Canada, Paesi Bassi e Iran.
Xiangning Li scrive dell’ultimo lavoro di Mad Architects, che ha completato il suo primo progetto orientato alla mobilità nella città di Jiaxing. La stazione ferroviaria è pensata come un’infrastruttura che, da un lato, ricostruisce un dialogo con il passato, ripristinando la vecchia stazione di mattoni, mentre, dall’altro, ricuce e articola la relazione fra i due lati della stazione, creando nuovi e ampi spazi verdi. A Québec City, la terza fase di progetto della Promenade Samuel-De Champlain è disegnata da Daoust Lestage Lizotte Stecker architecture. Leander Kalil racconta di questo tratto del lungofiume San Lorenzo con un passato industriale, oggi riconvertito a luogo ricreativo per la città e i suoi abitanti. Ad Amsterdam, VenhoevenCS architecture + urbanism realizzano un parcheggio per 4.000 biciclette sotto il livello dell’acqua. Kirsten Hannema racconta che a questo programma si aggiunge la costruzione di aree pubbliche e spazi per la biodiversità. A Teheran, Ka Architecture Studio interviene sulla stazione della metropolitana di Meydan-e Jahad attraverso una serie di volte di mattoni, dando un’enfasi a una tipologia urbana che è stata scenario di forti scontri fra Governo e cittadini dopo la morte di Mahsa Amini nel 2022. Il progetto, scrive Giulia Ricci, è parte di uno sforzo più ampio di pedonalizzazione della capitale iraniana. Il Future Car Park di Daniel Statham Studio, a Hangzhou, viene descritto da Guanghui Ding come un tentativo di rivoluzionare la tipologia dell’autosilo. Il progetto comprende sistemi automatizzati per il parcheggio, spazi pubblici e per eventi, oltre a un giardino pensile in copertura.
Da bambino, negli anni Quaranta e Cinquanta, ero ossessionato dal movimento e dalla velocità.
Norman Foster
L’intervista di Norman Foster a Robin Chase, imprenditrice americana del settore dei trasporti, evidenzia come il futuro stia nella più sostenibile città compatta, dove ci muoveremo non con i Suv, ma con mezzi di dimensioni più adeguate e consumi più contenuti.
Nella sezione Design, Alessandro Benetti presenta Luvly O, minicar elettrica tutta da montare la cui infrastruttura tecnologica e i kit di sviluppo sono stati brevettati dall’azienda svedese Luvly. Un’auto che punta a essere commercializzata su scala mondiale, che “offre ai suoi clienti un godimento etico prima che estetico”. Mandi Keighran racconta del sistema a idrogeno Croft. Frutto della collaborazione fra la start-up americana Croft e lo studio Layer di Benjamin Hubert, potrebbe migliorare il nostro modo di viaggiare: con maggiore autonomia e minore impatto sull’ambiente.
In Archivio, Matthew Foreman scrive della riscoperta di un pioniere dell’aerodinamica, l’ingegnere viennese Paul Jaray. Per Foster sull’arte, l’architetto britannico sceglie la Citroën DS, storica e iconica automobile rimasta in produzione dal 1955 al 1975. In Book reviews, Luca Galofaro recensisce tre libri – di Henry Grabar, Thalia Verkande e Marco te Brömmelstroet, e Ben Goldfarb – che trattano della relazione fra ecologia e mobilità. In Postscript, Foster rilegge l’infrastruttura come collante urbano.
L’intervista di Norman Foster a Kent Larson, direttore di City Science al MIT Media Lab, si concentra sull’equilibrio fra soluzioni tecnologiche e politiche pubbliche come chiave per realizzare una mobilità sostenibile. Nella Cover story, il fotografo canadese Edward Burtynsky racconta lo scatto di copertina, che ha per oggetto lo stabilimento BYD del distretto nazionale dell’Alta Tecnologia di Changzhou, un importante impianto produttivo della Cina orientale.
Nella sezione Diario, Davide Vargas racconta della seconda edizione di Interaction Napoli, manifestazione di arte pubblica. Javier Arpa scrive, in Emerging Territories, della recente trasformazione urbana di Tirana, mentre in Eventi racconta della Biennale di arte contemporanea di Diriyah, in Arabia Saudita. In Human Design, Paola Carimati racconta della ricerca di Giulia Foscari, fondatrice di Una/Unless, per Criosfera, la lampada realizzata per Artemide. In Grafica, Francesco Franchi presenta il metodo aperto di Bruno Munari in occasione della mostra “Bruno Munari. Tutto” alla Fondazione Magnani Rocca (Parma, fino al 30 giugno). In Mnemosine, Cristina Moro introduce il sodalizio creativo alla radice del nuovo brand Tamart, lanciato alla Mdw, che mette in produzione gli oggetti progettati nella seconda metà del Novecento da Tamar de Shalit e Arthur Goldreich. In Punti di vista, Giulia Ricci coinvolge Sylvia Lavin, storica critica e teorica che insegna alla Princeton University, e Kate Crawford, docente ed esperta internazionale di intelligenza artificiale. La conversazione verte sulla necessità di ricostruire la dimensione fisica dell’IA che, a dispetto della sua apparente impalpabilità, ha grandi impatti in termini architettonici, sociali e ambientali.
Nell’editoriale di maggio, il guest editor Norman Foster rievoca lo scenario di mobilità immaginato a metà del secolo scorso, evidenziando limiti e possibilità dei sistemi di spostamento attuali.
L’epoca in cui le auto erano espressione di sogni e libertà è lontana. Preoccupazioni ambientali e nuove abitudini di mobilità hanno messo in crisi l’auto convenzionale, che è alla ricerca di un linguaggio visivo appropriato.
La pianificazione integrata di urbanistica e trasporti, insieme alla facilità di accesso alle recenti innovazioni nelle modalità alternative di spostamento intraurbano, sono la chiave del successo.
Alienati dallo spazio urbano, i più giovani vengono minati nel loro benessere psicosociale. Le soluzioni per creare città eque e disponibili anche per loro sono già in fase di sperimentazione.
Il primo progetto dello studio orientato alla mobilità si distanzia dai correnti modelli presenti in Cina e realizza un intervento a scala umana.
Il progetto trasforma un tratto del lungofiume San Lorenzo con un passato industriale, consentendo ai cittadini di godere di un programma ricreativo e culturale.
Ad Amsterdam, un parcheggio per 4.000 biciclette sotto il livello dell’acqua si combina con la costruzione di aree pubbliche e spazi per la biodiversità.
Parte degli sforzi per pedonalizzare Teheran, il progetto degli spazi di una stazione della metropolitana lavora sulla dimensione locale dal punto di vista economico e sociale.
Fra sistemi automatizzati, spazi pubblici e per eventi, e un giardino pensile in copertura, la struttura si pone come modello per il parcheggio del futuro.
Il futuro è nella città densa e compatta, per questo va incoraggiato l’uso di mezzi di dimensioni adeguate rispetto a questo scenario ideale.
Una vettura elettrica supercompatta e leggera, tutta da montare. La minicar svedese propone un nuovo approccio costruttivo e invita a riconoscersi in uno stile di mobilità sostenibile.
Il sistema a idrogeno ideato dalla start-up americana Croft potrebbe introdurre un modo interamente nuovo di viaggiare più a lungo, con un impatto minore.
Dai dirigibili alle automobili, il lavoro del progettista viennese che fu pioniere dell’aerodinamica è stato riscoperto.
Quando la qualità è straordinariamente alta, un’automobile può diventare una scultura. Altrettanto vale per l’architettura, quando assume valore d’arte.
La costruzione di una mobilità davvero sostenibile passa per la ricerca di un equilibrio tra soluzioni tecnologiche – nuovi veicoli e sistemi – e di politica pubblica.