Giovedì 9 novembre è stata inaugurata nella centrale zona storica di Shanghai – il Bund – la mostra Compasso d’Oro Award: Seventy Years Leading Italian Design Trends, curata da Francesca Balena Arista, Giovanni Comoglio e Maite Garcia Sanchis, con Ling Min e con un progetto di allestimento di Aldo Cibic. La mostra – prodotta da Adi Design Museum, con Treccani e l’Istituto Italiano di Cultura a Shanghai, città gemellata dal 1974 con Milano – è dedicata a settant’anni di design italiano raccontati dal Compasso d’Oro e sarà aperta fino al 25 febbraio 2024.
Articolandosi in quattro sezioni, la mostra si sviluppa al secondo piano del centenario Bund18, riconosciuto dal 2006 patrimonio Unesco. Su una superficie che supera gli 800 metri quadrati, una selezione di più di 100 premiati con il Compasso d’Oro illustra la storia, il valore e lo scopo di questo importante premio, che rappresenta l’essenza del design italiano. Dagli oggetti agli spazi pubblici, dai servizi alla grafica, la mostra offre ai visitatori un'esperienza varia, che dà conto concretamente delle molte anime che contribuiscono da sempre a creare la fisionomia del design italiano.
The Golden Section, attraverso un’animazione realizzata appositamente per la mostra, introduce il visitatore al concetto di sezione aurea come criterio di bellezza, intesa come armonia ed equilibrio, la proporzione e il rapporto tra forma organica e artificiale che sta alla base della concezione italiana del design. Il percorso prosegue poi con A Journey through the Compasso d’Oro, che racconta la storia del premio attraverso immagini, documenti e testimonianze dell’epoca, da cui emerge il doppio ruolo dei designer: progettisti e produttori.
Nella galleria principale si apre la Timeline, in cui viene presentata un’ampia selezione di progetti premiati dal 1954 al 2022, mostrando l’evoluzione del design italiano. Mentre la quarta sezione, Insights, raccoglie sette percorsi tematici, più di 35 oggetti premiati si mostrano come esempi concreti della qualità del design italiano in sette diverse categorie: Crafts and Industry, Limitless Domesticity, Invention, Turning Point, Communication, Commons, Families.
Tra gli oggetti in mostra la sedia Superleggera di Gio Ponti; lo scolapiatti KS1171 di Gino Colombini per Kartell; alcune creazioni di Bruno Munari, come l'Abitacolo per Robots e la scimmietta in gommapiuma Zizì per Pigomma; le lampade Luminator di Achille e Pier Giacomo Castiglioni; il televisore Doney e il telefono Grillo di Marco Zanuso e Richard Sapper; fino ai recentissimi premi, attribuiti a ricerche di design sociale come Food for Soul e a dispositivi legati all’esperienza della pandemia, come Easy Covid di Isinnova. Ma ci sono anche opere di Gae Aulenti, Cini Boeri, Anna Castelli Ferrieri, Joe Colombo, Giulio Iacchetti, Alessandro Mendini, Matteo Ragni ed Ettore Sottsass, prodotte da grandi aziende come Artemide, Boffi, Cassina, Fiat, Flos e Piaggio.
L’intento, ha sottolineato Luciano Galimberti, presidente di Adi, non è meramente celebrativo: il perno della mostra è la condivisione, il dar vita a un territorio comune su cui costruire una cultura di pace e di convivenza responsabile, resa possibile anche dalla bellezza e dall’attenzione progettuale, che è attenzione alla forma della nostra vita e di quella degli altri.