Continua il viaggio di Domus attraverso l’Italia, la quarta tappa del dialogo sulla penisola con cui la rivista ha deciso di chiudere simbolicamente l’anno, numero conclusivo che fa da spartiacque semantico tre i due Guest Editor. Il numero 1063 si apre con una Prefazione del direttore editoriale Walter Mariotti, per il quale i progetti presentati nel numero, non corrispondono solo a una visione pubblica o privata, rappresentano “l’evoluzione del genius loco”, e in particolare del sentire profondo dell’Italia post lockdown.
L’Editorale dello storico Fulvio Irace, alla guida del numero, presenta così un numero dedicato a raccogliere una serie di esemplati proposte di rigenerazione urbana e territoriale, a dimostrazione che è sempre la scommessa dell’utopia a guidare le scelte vincenti: “nuovi modelli per interpretare e governare la metamorfosi”.
Prosegue per la sezione Album una una sintetica panoramica di alcuni tra gli autori più interessanti della fotografia italiana, che hanno poso il paesaggio antropizzato al centro della loro narrazione. Le opere indagano le possibilità che la fotografia possa diventare strumento esplorativo dell’ambiente, la vulnerabilità della città contemporanea e il futuro di una natura ferocemente antropizzata.
Nelle pagine dedicate ai Nuovi Paesaggi seguono sei efficaci esempi di progettazione visionaria. Qui troviamo il restauro del Palazzo Butera a Palermo, trasformazione di un palazzo storico in laboratorio sull’identità locale ed europea, e il Civico Civico di Orizzontale e Flora La Sita, riqualificazione di un immobile confiscato alla mafia. Seguono i due edifici progettati per Noivoiloro da Ifdesign, e il nuovo Polo logistico Prada di Canali Associati, uno spazio in cui artificio e natura si incontrano a beneficio dei lavoratori. Lo studio Miralles Tagliabue EMBT celebra con la Chiesa di San Giacomo Apostolo a Ferrara il rinnovamento della comunità religiosa, mentre il Restorative Open-Air Gym a Bollate si mostra come un progetto collaborativo per migliorare la vivibilità degli spazi penitenziari. Infine il Palazzo dei Musei a Reggio Emilia è un museo civico progettato da Studio Italo Rota, il quale si innesta in un palazzo storico, raccontando il territorio nel passare delle epoche.
Segue Arte in pubblico, con i lavori di Peter Halley, Francesco Vezzoli e Hypermaremma: l’arte fuoriesce dai recinti istituzionali dei musei per irrompere negli spazi pubblici e nella vita d’ogni giorno delle persone. Un secondo Album fotografa il mondo del lavoro, raccontando come la “fotografia industriale” si è evoluta nel linguaggio del foto-giornalismo.
Nella sezione Musei d’impresa, Antonio Calabrò scrive di come i musei aziendali sono una chiave per leggere il passato e il futuro della cultura d’impresa. I tre esempi raccontati – Museo Alessi a Verbania, Molteni Museum Giussano a Milano e l’archivio Museo Bitossi Montelupo Fiorentino a Firenze – sarebbero così la testimonianza di un vero e proprio “umanesimo industriale”. Continuiamo con la sezione Territori produttivi, e Francesca Molteni scrive di come territori, comunità e luoghi di produzione sono chiamati a una profonda metamorfosi. Mai come oggi, il territorio è, per l’industria, una risorsa cui attingere, verso una maggiore sostenibilità, attenzione ai processi produttivi e all’impatto sul capitale umano, sul paesaggio e sul pianeta fragile che ci accoglie. Ripercorrendo le geografie italiane d’impresa, emergono nuovi modelli.
Chiudiamo il numero con Storie di copertina, dove l’architetto e illustratore Italo Lupi ci racconta di come il disegno per la copertina di questo numero di Domus, è quasi metaforicamente nato in contemporanea alla grande attenzione che dedicava a riordinare altri viaggi in Italia: cioè la grande mostra sul grande Saul Steinberg che, fuggito dalla prigione e inseguito dalle leggi razziali, sbarcava a New York passando lì il periodo della Seconda guerra mondiale, per poi tornare in Italia seguendo viaggi più o meno avventurosi.
Nel Diario di questo mese, pagine dedicate all’attualità, una Tavola rotonda tra Andi Nganso, medico, Matteo Moretti, docente e designer, l’urbanista Rahel Sereke e l’assessora Francesca Bottalico si interroga some ripensare i luoghi e i servizi per accompagnare le migrazioni: la bellezza è un elemento centrale nel progetto dell’emergenza? Per Altre voci Stefano Maffei scrive di come occorre cominciare a guardare in maniera sistematica la possibilità di trasformazione offerta dai sei principi della jugaad: frugalità, flessibilità, semplificazione, intuizione, opportunità nell’avversità e inclusione della marginalità. Per Aziende raccontiamo la doppia vita della gloriosa azienda d’illuminazione Stilnovo: nata a Milano nel 1946 e rinata a Trento nel 2019, acquisita da Linea Light Group. Per Processo, presentiamo il progetto integrale di Francesco Faccin, il quale apre a Milano il primo Nudo, negozio di generi alimentari di prossimità e spazio di incontro votato alla sostenibilità. Il direttore editoriale Walter Mariotti conclude la sezione con Pausa caffè, una chiacchierata con Philippe Starck. Il designer francese racconta il suo progetto per Amor in Farm, nuovo locale del Gruppo Alajmo all’interno del campus di H-Farm, il polo dell’innovazione e formazione, fondato da Riccardo Donadon a Roncade, in provincia di Treviso.
Inoltre, con il numero di questo mese troverete in allegato una monografia dedicata a Jean Nouvel, nuovo Guest Editor 2021 di Domus. Apriamo l’allegato con la sezione Dicono di lui, in cui l’architetto Pritzker Prize viene celebrato dalle parole di importanti architetti e non, tra cui Adel Abdessemed, Marie-Claude Beaud, Hervé Chandès, Gustavo Dudamel e Alain Fleischer.
Segue l’Intervista di Walter Mariotti, dove Jean Nouvel racconta la sua idea di architettura: “un atto umano unico nel suo genere”, “la risposta a domande concrete, sociali e individuali”, “un mezzo di democratizzazione”. Quindi, raccontiamo alcuni dei più notevoli edifici progettati dal nuovo guest editor di Domus dal 2018 a oggi: Henderson Cifi Tiandi, Shanghai; Stelios Ioannou Learning Research Center, Nicosia; Ycone La Confluence, Lione; Showroom Dolce&Gabbana, Seoul; Museum of Art Pudong, Shanghai. Chantal Hamaide ripercorre retrospettivamente oltre 30 anni di attività dell’architetto francese nel mondo del design.
Con Paris, je t’aime, l’architetto francese racconta il suo appassionato rapporto con la capitale, dagli anni dell’università alle battaglie degli anni Settanta per proteggere la città dalle speculazioni. Per concludere, Salvator-John A. Liotta traccia una Geografia emozionale dei luoghi che hanno formato il nuovo Guest Editor, riflettendo la sua passione per le città che ha scoperto, nel corso del tempo, realizzando le proprie opere.
Inoltre, questo mese come allegato ci sarà il terzo numero di Domus Air, speciale della rivista dedicato all’infrastruttura, tra nuovi progetti architettonici, novità tecnologiche e riconversioni in chiave sostenibile.