A Roma, nel carcere femminile di Rebibbia, Renzo Piano ha inaugurato Ma.Ma, la “Casa per l’affettività e la maternità”, che permette alle detenute di incontrare i propri cari in un ambiente accogliente, che sembra uscito dall’immaginazione di un bambino, con la sagoma del perimetro che contiene e abbraccia quella della porta d’ingresso, uguale ma più piccola.
La casetta è stata costruita nell’arco di due anni dalle stesse detenute, insieme ai tre giovani architetti Martina Passeri, Attilio Mazzetto e Tommaso Marenaci e alla professoressa Pisana Posocco, che li ha coordinati. 28 metri quadrati in mezzo a un piccolo boschetto che evoca già la dimensione del rifugio.
Nel grande universo di Rebibbia femminile, in cui le detenute sono al momento 320, la casetta rossa di legno non potrà evidentemente soddisfare i bisogni di tutte, ma si spera possa rappresentare un importante punto di partenza simbolico per sviluppare progetti simili.
Nella sua lunga carriera, Piano non ha mai progettato un carcere. “Ma il tema mi ha sempre attratto, come quello della sanità, dell’università, della scuola”, ha dichiarato l’architetto: “sono i luoghi della civiltà, quelli dove i riti civili trovano spazio”.