“Cinque anni fa, abbiamo iniziato con tre fogli formato A4 che delineavano il progetto nel suo complesso, e c’era già l’idea di non avere concessionari, ma club, nel cuore della città, che mostrassero al massimo un’auto”, dice Alain Visser, fondatore e CEO di Lynk & Co, il marchio che sta cercando di cambiare il mercato dell’auto con un sistema di abbonamento mensile in stile Netflix. Ci incontriamo in una vasta camera con un’imponente vecchio camino, dove una struttura a specchio è stata installata per creare una stanza nella stanza, un cubo postmoderno installato sotto austeri soffitti berlinesi intagliati nel legno.
È uno dei tanti spazi diversi che si trovano nel nuovo club che l’azienda ha appena aperto in un edificio storico di Berlino, a Mitte, progettato insieme a S-P-A-C-E Projects: al primo piano, dove siamo ora, c’è un’altra sala riunioni, più uno spazio espositivo che diventa una sala cinematografica: il corridoio che li collega si trasforma facilmente in una mini sala da ballo, con altoparlanti Funktion One fatti su misura; al piano terra ci sono invece una lounge con il bar, all’ingresso, un anfiteatro blu e - sorpresa! -, la macchina, una Lynk & Co 01.
Sparsi per tutto il locale, ci sono prodotti che vanno dalle magliette aalla carta igienica agli skateboard, tutti di marchi locali “che condividono valori con noi”, sottolinea Visser: sostenibilità soprattutto, naturalmente, ma anche un po’ di coolness: On Vacation Club, Otherware, GOT BAG ed Egal sono stati selezionati per il negozio di Mitte. Tutto nel club è colorato e l’ingresso in una nuova stanza è sempre sorprendente. Anche i bagni non sono come te li aspetti. È Alice nel paese delle meraviglie che incontra Memphis che incontra i concept store del centro di Berlino. Con molta ironia e qualche arredo Seletti qua e là.
Visser si definisce un “maniaco dell’interior design” e sottolinea che ha sempre immaginato che i club Lynk & Co fossero “molto dinamici, molto giovani, un po’ eclettici”. È stato a Milano per la Design Week, e così parliamo un po’ anche della “strana” edizione di settembre del Salone e del Fuorisalone.
Qualcuno durante l’inaugurazione ha paragonato questo club alla celebre Soho House berlinese, ma Visser non è d’accordo. Ammette di “odiare” la Soho House, “perché è bella, ma è snob e pseudo intellettuale”, e questo è il contrario di quello che vuole per il suo marchio. “Cercare di essere cool non è cool. È la mia citazione preferita”, dice con un sorriso.
Come il club, Alain Visser stesso è una sorpresa: narratore affascinante, uomo empatico e ironico, assomiglia a una di quelle figure mitiche che hanno attraversato l’epoca d’oro della Silicon Valley, con un tocco alla Marchionne ma più elegante, e in generale ricorda molto poco lo stereotipo del manager del comparto automotive.
Il Club di Berlino è il quarto in Europa finora, e debutta nei giorni in cui arriva la notizia che il marchio ha raggiunto i 25.000 membri, una cifra certamente superiore all’obiettivo di quest’anno, che era fissato a 9000.
Link & Co è un marchio online, ha davvero bisogno di spazi fisici?
Non credo che si possa creare un brand solo online. Si può creare un business online. Ma per creare un brand emozionante, hai bisogno della presenza fisica.
Io dico sempre ai nuovi assunti, visitate il club e in pochi secondi avrete capito chi siamo
Ma un tipo di presenza diverso da quella di una tradizionale concessionaria d’auto.
Le concessionarie d’auto sono punti di vendita. Noi vediamo il club come punti di marketing. Ciò che ci rende unici non è solo il prodotto e il servizio, ma è l’esperienza, e le esperienze online non sono buone esperienze.
Quindi, questo è un posto per dire alla gente chi siete.
Lynk and Co non è un marchio di auto, abbiamo bisogno di un’auto perché è uno strumento per ciò che rappresentiamo. Dico sempre ai nuovi dipendenti, invece di essere io a parlarvi per un’ora di cos’è il marchio, venite al club. In 10 secondi saprete chi siamo.
Questo posto è interessante e divertente. E certamente sorprendente. Hai altre parole per definirlo?
Mi piace la tua descrizione. Forse è anche un po’ misterioso.
Sono aggettivi che descrivono anche Lynk & Co?
Penso di sì. Ma aggiungerei anche aperto e invitante. Non come la Soho House (sorride). Vogliamo essere inclusivi.
Quindi posso venire a prendere un caffè, o a guardare un film, e per voi va bene.
Due anni fa, eravamo più o meno 150 dipendenti e c’era un ragazzo inglese che non dimenticherò mai. Disse: “E se la gente entra solo per bere un caffè e non è affatto interessata alla macchina?”. E io risposi: “Sarebbe fantastico!”. (ride).
L’automobile sta cambiando. Ti consideri in qualche modo in anticipo sul mercato, pensi che gli altri marchi seguiranno la tua strada?
Personalmente non vedo molti cambiamenti. Vedo il comportamento dei consumatori cambiare. Ma l’industria no. Ora tutti parlano di mobilità elettrica e guida autonoma, ma questo non sarebbe successo senza Tesla, e Tesla veniva da fuori dell’industria automobilistica. “Oh merda, dobbiamo fare auto elettriche ora”, ha realizzato l’industria. Perché improvvisamente è possibile. E poi hanno introdotto lo sharing, perché la gente già lo fa con le case. Ma l’industria automobilistica odia la condivisione. Perché pensano che se la gente condivide la propria auto, comprerà meno auto. Quindi la condivisione è offerta un po’ perché devono esserci. Perché se non lo fanno, poi non sono cool.
E “cercare di essere cool non è affatto cool”…
Il motivo per cui ho iniziato questo è perché penso che ci siano persone là fuori che vogliono qualcos’altro. Qualcosa di dirompente, qualcosa di molto diverso.
Quindi, più che in anticipo sul mercato, siete un caso unico.
Da questo punto di vista, penso che lo siamo. Tre o quattro mesi fa, un nuovo impiegato del marketing mi ha chiesto a quali brand mi sarei paragonato, e sono stato colto di sorpresa.
Li hai trovati?
No, non l’ho ancora scoperto.
E come ti senti al riguardo?
All’inizio la cosa mi ha preoccupato. Poi, in realtà, ero abbastanza felice di non averne trovato nessuno. Forse è una cosa positiva.
Il motivo per cui ho iniziato questo è perché penso che ci siano persone là fuori che vogliono qualcosa di diverso. Qualcosa di dirompente, qualcosa di molto diverso
Che tipo di futuro vedi per l’automobile?
L’acquisto è destinato a scomparire. Ed è qualcosa che è già iniziato. Penso che la prossima fase sarà nel 2030, con la guida autonoma, quando le persone avranno un’app, una sorta di Uber del futuro. Con quella chiamerai un’auto senza conducente, e ti porterà da A a B, il che significa che non dovrai comprare energia, non dovrai parcheggiare la tua auto, non avrai bisogno di un’assicurazione, potrai bere e guidare allo stesso tempo. Queste aziende saranno fornitori di mobilità, e penso che sarà il 90% dei trasporti, sostituendo le auto.
Ma la gente comprerà ancora auto?
Sì, io li chiamo giocattoli per ragazzi. Le persone compreranno le Porsche, le Ferrari, le Lamborghini. E lo faranno, perché fa prestigio. Faccio sempre il confronto con gli orologi. L’industria degli orologi costosi non è mai stata così florida come negli ultimi 10 anni. E nessuno ha bisogno di un orologio perché sai, hai l’ora sul telefono.
Come le persone che oggi comprano dischi in vinile, o scattano foto con una macchina fotografica analogica.
Sì, e l’industria automobilistica ora deve decidere: vuoi essere Boeing o vuoi essere Lufthansa? Perché oggi non si dice che ho volato a Milano con un Boeing, ma “ho volato con Easyjet”. E domani non dirai che sei andato da qualche parte con una Toyota o una Fiat o una Opel. Come dici semplicemente “ho preso una Uber”. Sarà radicalmente diverso. Penso che l’industria automobilistica sia solo marketing. Si stanno tutti comportando come dei bulli. E noi vogliamo comportarci come Lufthansa.
Le altre aziende automobilistiche devono amarti.
Oh, sì, mi sto facendo tanti nemici quanti amici probabilmente (ride). Ma questo fa parte del lavoro.
La pandemia ha cambiato i vostri piani?
Sappiamo che la gente usa la macchina solo per il 4%. Nel 2020, probabilmente è rimasta ferma per il 98%. E molte persone valuteranno un sistema come il nostro, dove se succede qualcosa, possono semplicemente uscirne.
La gente è più attenta alla sanificazione dell’auto oggi, immagino.
È sensibile. Ma dalle statistiche che ho visto, il car sharing non è calato.
Abbiamo il bisogno urgente di designer che arrivino dall’esterno del mondo dell’auto per portare concetti innovativi
Hai detto di essere un maniaco dell’interior design. Che tipo di evoluzione ti aspetti nel design delle auto, con l’elettrificazione e la guida autonoma?
Potrei parlare per ore di questo. Ma devo stare molto attento. Hai detto che mi faccio molti nemici. Ed è vero. Non piaccio ai designer. (sorride) Ok, per farla breve: il motore ha preso il posto dei cavalli, e ora il motore non c’è più, sostituito da una batteria.
Ma il design è sempre lo stesso.
Esattamente. Il design dell’auto non è così moderno come dice di essere. Un’auto è piena di anacronismi, non posso essere convinto che nel 2021 il modo migliore per tenere la pioggia lontano dal parabrezza siano quelle due cose di gomma, introdotte nel 1903 da Henry Ford. Oggi abbiamo Spotify, andiamo su Marte, ma abbiamo ancora un volante! L’auto è un po’ un dinosauro moderno. Abbiamo urgente bisogno di designer che arrivino da fuori dell’industria automobilistica per portare concetti innovativi.