La mostra “Calder Stories” ha aperto al pubblico all’interno del Centro Botín di Renzo Piano, la struttura in acciaio e vetro a Santander affacciata sul mare, riconoscibile sul molo per le sfumature madreperla del rivestimento create dall’incontro di 280.000 formelle di ceramica con la luce e l’acqua.
Il centro culturale ospita fino al 3 novembre 2019 una mostra su Alexander Calder raccontando attraverso cinque decenni della sua carriera alcune “storie” che conducono il visitatore alla scoperta dell’artista americano da un’angolatura insolita. La mostra, curata da Hans Ulrich Obrist, esplora infatti le opere non realizzate dello scultore, includendo modellini, disegni preparatori, coreografie e pezzi che spiegano il suo processo creativo. “La mostra doveva fare ricadere l’attenzione su qualcosa di inaspettato” racconta il curatore. “Una metodologia che sarebbe interessante applicare ad altre figure storiche e che potrebbe diventare una serie. Mi piace fare luce sulle zone d’ombra”.
La sala espositiva principale guarda il mare come una scogliera e lo lascia entrare per mescolarsi con strutture metalliche sospese nell’ambiente, pittura colorata e forme che plasmano lo spazio. Tra le 80 opere esposte, colpisce la leggerezza di Rouge triumphant (1963), uno dei celebri Mobiles di Calder, scultura cinetica di filo metallico che si muove leggermente specchiandosi nella grande vetrata della sala. Gli elementi colorati oscillanti di Snake and the Cross (1936) poco distanti sono un’esplorazione del dipinto in tre dimensioni e Square, una forma circolare mossa da un meccanismo nascosto, è un altro studio dell’artista sul movimento. Esposto inoltre il modellino dell’ultima opera a cui l’artista ha lavorato, una scultura monumentale per il giardino del Kröller Müller Museum di Otterlo.
La mostra espone anche un’incredibile collezione di bronzi, tutti plastici per progetti architettonici mai realizzati. “L’idea di Calder è quella di modellare lo spazio e il movimento” spiega Benjamin Weil, direttore artistico del Centro Botín dal 2014, a proposito dei bronzi. “Tutte queste sculture dovevano essere in grande scala, alte anche 20 metri. C’è un incredibile senso delle proporzioni in questi lavori: guardando i modellini si può immaginare come sarebbero stati se fossero stati più alti, caratteristica che penso sia rara per un plastico di piccole dimensioni”.
L’allestimento, progettato da Renzo Piano, è aperto e luminoso. I blocchi espositivi sollevati dal pavimento seguono la filosofia delle opere di Calder e del museo stesso, che è separato da terra grazie a dei pilotis e fluttua sul molo tra l’acqua e i Jardines de Pereda, creando spazi accessibili a tutti pensati per includere la città.
Scale e passerelle semitrasparenti collegano i due corpi del Centro Botín che racchiude, oltre alle aree espositive, un ristorante, un negozio, un auditorium e uno schermo sulla facciata Ovest per proiezioni cinematografiche. Una terrazza all’ultimo piano è raggiungibile tramite un ascensore “che canta”: la scala ascendente o discendente di un coro di voci accompagna teatralmente la salita e la discesa del visitatore. La mostra su Calder si innesta alla perfezione in questo centro che celebra l’arte, rimanendo sospesa nello spazio e nel tempo, sul mare della Cantabria.
- Mostra:
- Calder Stories
- Architetto:
- Renzo Piano
- Curatore:
- Hans Ulrich Obrist
- Direttore artistico:
- Benjamin Weil
- Luogo:
- Centro Botín
- Indirizzo:
- Muelle de Albareda, Paseo de Pereda, Santander, Spagna