Amazon.com Inc. è la seconda azienda del mondo per numero di posti di lavoro, con 1,5 milioni di impiegati. Rispetto al picco del 2021, però, ha visto una riduzione di più di 100mila dipendenti di pari passo all’espansione della sua flotta robotica, che è passata dalle 200mila macchine del 2019 alle 520mila del 2022, per poi passare a oggi a 750mila, come segnalano testate specializzate come yahoo finance e Business Standard.
I robot di Amazon sono progettati per eseguire compiti ripetitivi, migliorando l’efficienza, la sicurezza e la velocità di consegna. In particolare, il nuovo Sequoia accelera la gestione dell’inventario e l’elaborazione degli ordini, mentre Digit – un robot bipede sviluppato insieme ad Agility Robotics – svolge compiti come lo spostamento delle casse vuote.
Amazon, come molte altre aziende, afferma che i robot in realtà hanno sollevato i dipendenti da compiti ingrati e portato alla creazione di nuove categorie di lavoro qualificato – ben 700 secondo Amazon. Ciononostante la perdita dei posti di lavoro preoccupa l’opinione pubblica, quasi come un incubo che diventa realtà. E alcune ricerche, tra cui quelle del MIT, sottolineano che i robot industriali possono avere un impatto negativo sui posti di lavoro e sui salari nei posti in cui vengono impiegati. Per questo tutti concordano sul fatto che sia fondamentale in questa fase di transizione puntare sulle opportunità formative, in modo da affidare agli esseri umani occupazioni che richiedano livelli di abilità e creatività più sviluppati.
Foto in apertura di Arseny Togulev su Unsplash.