Se il complottismo diventa design

Cappellini anti 5G e la borsa che protegge i dati: la musicista britannica M.I.A. lancia una linea d’abbigliamento iper paranoica. Ma al di là della superficie, forse c’è una lezione che possiamo imparare.

Il rap ha una lunga tradizione nel campo delle teorie del complotto. Dall’ossessione di Prodigy dei Mobb Deep per gli Illuminati fino alle folli teorie di Kanye West, sono tantissimi i rapper che hanno cercato di dare un senso al mondo che ci circonda attraverso il cospirazionismo. Il rap, ovviamente, ha una lunga tradizione anche nel mondo della moda: da vecchi brand come Rocawear di Jay Z e Sean John di Puff Daddy, fino ad arrivare alla carriera da modello di Asap Rocky o da stilista di Pharrell Williams.

Non era però ancora successo che qualcuno fondesse queste due storiche passioni del rap per dare vita a un brand di moda dallo spirito fortemente complottista. A colmare un vuoto di cui nessuno si era accorto ci ha pensato la 48enne M.I.A., rapper oggi un po’ in declino ma autrice di hit globali come Paper Planes o Bad Girls. E soprattutto, da almeno cinque anni a questa parte, strenua teorica del complotto concentrata soprattutto sui pericoli causati dal 5G.

La T-Shirt Sacred Heart ha una toppa in rame "per proteggere l'organo più sacro". Courtesy Ohmni

“Nel giro di dieci anni il 5G ci trasformerà tutti in cyborg radioattivi”, aveva scritto nel 2019 su X (all’epoca ancora Twitter). Giunti a metà del percorso che dovrebbe renderci delle creature post-atomiche degne di Fallout, M.I.A. ha deciso di passare dalle parole ai fatti e di dare vita a un brand di moda – battezzato Ohmni – che sfrutta appositi materiali per proteggerci dalle onde 5G (ma anche 4G, 3G, WiFi, ecc.), dai satelliti, dal Gps e da parecchio altro ancora.

Se vi sono venuti in mente i bizzarri copricapo in alluminio che i più paranoici tra i complottisti utilizzano per mettersi al riparo, ecco: siamo esattamente da quelle parti. Tra i vari prodotti lanciati da Ohmni – e per i quali M.I.A. si è prestata anche a fare da modella – c’è infatti il “durag per la protezione del cervello” che promette di schermarci dal 99,9% delle radiazioni causate da 5G (ecc.) e di riparare completamente il cervello e il collo.

La parte superiore dei Protency Jeans è in rame argentato per proteggere gli organi genitali. Courtesy Ohmni

Per quanto sul sito ci sia scritto che “ogni decisione di affidarsi alle informazioni fornite è a vostro rischio” e che l’azienda non può essere “considerata responsabile per ogni danno causato dall’uso dei prodotti”, si tratta di un piccolo prezzo da pagare per chi – come recita sempre il sito – “nell’epoca delle smart city, delle criptovalute, dell’intelligenza artificiale, di Neuralink, degli esseri umani hackerabili, della sorveglianza indiscriminata”, vuole possedere “l’armatura del cavaliere moderno al tempo della guerriglia tecnologica moderna”.

Un futuro in cui potrebbero essere richiesti dispositivi specifici per impedire di monitorare i nostri pensieri sul lavoro o in cui sempre più persone indosseranno mascherine o magliette che ostacolano il riconoscimento facciale è forse più vicino di quanto tendiamo a pensare.

Tra i prodotti venduti troviamo il classico berretto in alluminio (100 dollari, anche se è un po’ più stiloso di quelli che si vedono alle convention sulle scie chimiche), la borsa per la “data protection” (100 dollari), una maglietta “armatura” (200 dollari), un boxer che protegge la fertilità (50 dollari) e altro.
 


Il prodotto più costoso è una giacca da 400 dollari, che – stando alla descrizione – è dotata di cappuccio rimovibile con fodera 100% in rame (che protegge dalle radiazioni). Non solo: “Questo capo dispone di una tasca segreta con gabbia di Faraday, permettendoti di disconnettere i tuoi dispositivi da Wi-Fi e dati, diventando istantaneamente non rintracciabile e inaccessibile. Grazie alla sua struttura atomica unica, il rame offre un'eccezionale conducibilità elettrica, deviando le onde elettromagnetiche come Wi-Fi e 5G con un'efficacia di schermatura fino al 99,999%”.

400 dollari per diventare un ribelle tecnologico e proteggersi dalle radiazioni. Sembra un affarone, no? Derubricare tutto ciò a una furba strategia di marketing o alla follia di una persona paranoica e ossessionata dalle teorie del complotto sarebbe fin troppo facile. In parte è sicuramente così (non aiuta che M.I.A. abbia deciso di lanciare il suo brand nel salotto dell’estremista di destra, l’ultracospirazionista Alex Jones), eppure – volendo cercare del buono in operazioni di questo tipo – possiamo trovare elementi interessanti anche nella bizzarra e discutibile operazione di M.I.A.

Courtesy Ohmni

Prima di tutto, questo particolarissimo brand di vestiti non si concentra solo sul 5G. Tra gli altri temi di cui si parla, e per quanto i presupposti siano sempre di stampo cospirazionista, alcuni meritano di essere almeno presi in considerazione. È infatti innegabile che questa sia un’epoca di “sorveglianza indiscriminata” (basti pensare all’inquietante diffusione del riconoscimento facciale) ed è anche vero che si stanno diffondendo pratiche di estrazione dati direttamente dal nostro cervello (per quanto possa sembrare roba da Black Mirror, purtroppo non è così).

Un futuro in cui potrebbero essere richiesti dispositivi specifici per impedire di monitorare i nostri pensieri sul lavoro (come già avviene in Cina) o in cui sempre più persone indosseranno mascherine o magliette che ostacolano il riconoscimento facciale (sfruttando la tecnica grafica dell’adversarial attack) è forse più vicino di quanto tendiamo a pensare. Lo stesso discorso vale per la possibilità di proteggere la nostra privacy chiudendo gli smartphone all’interno di gabbie di Faraday formato borsa.

I presupposti da cui è partita M.I.A. sono sicuramente molto criticabili, per non parlare del fatto che tutta l’operazione potrebbe essere una mossa di marketing che sfrutta la credulità altrui (in stile Wanna Marchi, insomma). Eppure, come spesso avviene con le teorie del complotto, se si è disposti a filtrare gli elementi più paranoici e grotteschi, è possibile sempre trovare alcuni aspetti di cui vale la pena discutere. Anche quando si tratta di moda.

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