2020, il meglio di un anno di tecnologia

Colpito dalla pandemia, il mondo quest’anno ha fatto un balzo in avanti. E la tecnologia probabilmente anche più di uno.

Innegabilmente, l’anno della pandemia è stato anche l’anno della tecnologia. Con il pianeta chiuso in casa per il lockdown, uffici e bar deserti e nessuno per strada, l’estensione digitale ha surrogato lo spazio fisico, sfidando i propri limiti, declinando nuove potenzialità. I personal computer sono tornati alla ribalta, gli smartphone più essenziali che mai, nell’anno in cui Apple ha reso mainstream il 5G, fino a questo punto materia un po’ per nerd, un po’ per complottisti. Mai come quest’anno abbiamo investito su schermi e soluzioni che rendessero più piacevoli e funzionali l’accesso alla rete, alle videochiamate, al consumo di intrattenimento e giochi. Nuovi speaker da usare in famiglia e nuove cuffie per isolarci nel soggiorno di casa nostra, per ascoltare musica e soprattutto podcast, che sono sempre più popolari. Gli assistenti vocali si sono evoluti, diventando un filo rosso tra la vita domestica e quella all’esterno. Il gaming ci ha connesso più che mai (vedi i fenomeni Animal Crossing e Among Us in parti diverse dell’anno) e Twitch si è evoluto in una piattaforma utile per festival di design, di musica, esperienze digitali condivise e oltre. Infine, vivere di più a casa ha portato a fare più attenzione all’ambiente domestico, a partire dalla qualità dell’aria e degli elettrodomestici. E più attenzione a noi, che stando così tanto negli appartamenti non ci muoviamo più quanto prima: la salute e il controllo dei parametri dell’organismo saranno sempre più presenti nella tecnologia, probabilmente uno dei focus centrali del 2021.

Zoom e gli ologrammi

Questo elenco non potrebbe partire diversamente. Se c’è una applicazione che ci ricorderemo del 2020, è Zoom, che ci ha fatto da finestra sull’ufficio e sulla scuola; abbiamo fatto aperitivi su Zoom, cene su Zoom, lunghe chiacchierate con amici e familiari. Ma Zoom è stata anche la nostra palestra, lo spazio dove fare un corso di yoga o di cucina, una galleria d’arte, il locale dove flirtare. La mitica e retrofuturistica “videochiamata” pare avere finalmente trovato il suo momento. Ovviamente, non c’è solo Zoom: per parlarci faccia a faccia abbiamo usato Teams di Microsoft, tanto Whatsapp, qualcuno sicuramente FaceTime di Apple, il caro vecchio Skype, poi Google Meet, Messenger, Houseparty, e così via. Ma è innegabile che lo standard sia Zoom, che oramai è come dire iPhone per indicarre uno smartphone o GoPro per una action cam.
Mentre Zoom si affermava come uno standard per la comunicazione, nella nostro orizzonte è entrato anche una possibile scheggia di come queste tecnologie potranno evolversi. La più plateale innovazione di IFA 2020 è stato indubbiamente l’ologramma del presidente di LG Ip Park, che si è presentato durante la conferenza stampain una versione virtuale 3D talmente accurata da non fare rimpiangere la scena del primo Guerre Stellari che abbiamo tutti in mente, quella in cui l’ologramma della principessa Leila chiede aiuto a Obi-Wan. Ma non è finita così, con gli ologrammi. A dicembre, durante il concerto via streaming da Londra dei Gorillaz, in realtà sottotono rispetto alle aspettative in quanto a portata immaginifica, il poliedrico musicista americano Beck si è presentato in versione ologramma. Un ritorno sul luogo del delitto, per il progetto musicale di Damon Albarn e Jamie Hewlett, che nel 2006 si presentò ai Grammy proprio in versione ologramma per un duetto con Madonna. E fu un disastro totale.

Oculus Quest 2: la nostra realtà è sempre più virtuale

Di un futuro in cui la realtà virtuale avrà un ruolo rilevante si parla da decenni. Peccato che quel futuro non sia ancora arrivato. Ora però la pandemia e il lockdown globale sembrano averci avvicinato a una realtà virtuale finalmente abitabile e popolata. Intanto, ondeggiamo tra un passato di tentativi non riusciti, vedi quelli di Google, e un futuro in cui si aspetta che Apple faccia la sua mossa. Intanto, è soprattutto in mano a Facebook e al suo Oculus il presente mainstream del VR: l’Oculus Quest 2, lanciato sul finire del 2020, costa come un telefono di fascia media, ha una risoluzione migliore del suo predecessore e si può collegare a un computer per guadagnare più potenza. Ma il futuro è probabilmente stand-alone: per ora l’Oculus viene soprattutto comunicato come una macchina da gioco – ci sono alcuni giochi nativi interessanti, come Beat Saber, e si può giocare all’elogiatissimo Half Life: Alyx via PC –, ma quelli che in ottica futura promettono di più sono probabilmente gli scenari creativi, con app come Tilt Brush (di Google, appunto) o Gravity Sketch, e quelli social – AltSpaceVR e BigScreen sono tra le pochissime piattaforme di interazione dove succeda qualcosa di interessante, al momento. Atterrare nell’interfaccia di Oculus Quest è come ritrovarsi pionieri su un pianeta vergine o quasi, un avamposto western del digitale, solo un po’ meno truce. Ed è bello così, anche se la mancanza di contenuti spesso è frustrante: per fare un esempio i documentari VR, e quello su Notre Dame ne è un caso lampante, hanno un potenziale ancora inesploso. Insomma, dal VR ci si può aspettare solo che cresca. E questo è un ottimo momento per metterci piede. Il primo Quest era pionieristico, questo è un prodotto maturo per saltare in groppa alla realtà virtuale prima che esploda nei prossimi anni.

Il ritorno del giradischi 4000C di B&O, aggiornato all’oggi

L'azienda danese ha restaurato e aggiornato 95 unità originali dello storico dispositivo per festeggiare il suo 95° compleanno, implementando componenti e finiture nuove, ma conservando il design originale. Il “retro” è sempre più un fenomeno nel design delle forme dei dispositivi tecnologici, ed è perfettamente coerente che siano le stesse aziende a recuperare vecchi prodotti e rimetterli sul mercato rivisti e potenziati.

Dyson Pure Humidify+Cool e la qualità dell’aria di casa

La qualità dell’aria domestica è uno dei pallini di Dyson, soprattutto da quando l’azienda ha riorientato il suo focus sul mercato orientale e sulle inquinatissime metropoli del sud est asiatico. Ma in un periodo in cui viviamo in casa molto più di prima, la purificazione dell’aria negli interni diventa una priorità davvero per tutti. Anche perché a casa magari ci sentiamo al sicuro, ma la verità è che negli ambienti domestici l’inquinamento c’è ed è molto maggiore di quello che immaginiamo. Questo nuovo purificatore/umidificatore riprende le forme di hot+cool, il purificatore/ventilatore già in commercio, andando sostanzialmente ad aggiungere l’umidificazione, che funziona in maniera talmente semplice e richiede così poca manutenzione che sembra sia sempre stata lì. In più, una luce ultravioletta disinfetta il vapore acqueo prima che sia immesso nell’aria. Il dispositivo si controlla tramite telecomando, app o più semplicemente via Alexa o Assistente Google, ed è utile sia d’inverno, con il riscaldamento acceso, sia d’estate, per mitigare gli effetti dell’aria condizionata. Gli effetti ci sono e si vedono direttamente dall’applicazione, dove la qualità dell’aria viene costantemente monitorata.

Elettrodomestici mini e flessibili: la lavastoviglie Bob

Un elettrodomestico flessibile, progettato per millennial e gen Z, con tanto di opzione anti-Covid per disinfettare cellulari, chiavi e altro. Ed è sostenibile, ma senza stress. Bob fa parte della lista dei mini-elettrodomestici selezionati da Domus per risparmiare spazio in un piccolo appartamento senza rinunciare alle comodità di una casa hi-tech.

L’accessorio pigliatutto: iPad Magic Keyboard

Costa poco meno di un iPhone SE l’accessorio che racconta bene cosa sia oggi l’azienda di Cupertino. E avvicina l'iPad a quello che forse voleva essere fin dall'inizio. In un anno in cui Apple ha avuto parecchio da dire, la tastiera che conferisce definitivamente dignità di computer al tablet per eccellenza rischia di passare in secondo piano. E sarebbe un peccato.

Una nuova categoria di dispositivi pieghevoli: ThinkPad X1 Fold

In un anno in cui i telefoni pieghevoli sembrano avere trovato la loro strada, Lenovo – già dietro al bellissimo Motorola Razr – alza la posta in gioco e mette ufficialmente sul mercato un tablet Windows 10 che si piega con uno schermo da 13 pollici. Ovvero, il primo laptop pieghevole. Lo si può usare completamente aperto, come tablet, lo si piega per portarlo in giro (niente schermi esterni come sul Razr, purtroppo), oppure piegato a novanta gradi come faresti con un portatile (in questo caso, un mini portatile). È terribilmente sexy, molto costoso e anticipa sicuramente un pezzo del nostro futuro. La sua magia è proprio quella, di vivere in quel limbo tra l’oggetto finito e il concept. Da chiuso sembra un quaderno, proprio come ci aveva anticipato Brian Leonard, VP design di Lenovo, raccontandoci che le Moleskine erano tra le fonti d’ispirazione principali nel disegno del prodotto. “Fondamentalmente, un dispositivo pieghevole è più facile da portare, ma anche più personale, proprio per il modo in cui viene trasportato o usato”.

Xbox Game Pass, Stadia e il gaming ovunque

Nell’anno in cui viene lanciata la next-gen di Sony e Microsoft, con la PlayStation 5 e Xbox Series X|S, con il gaming sempre più rilevante anche come piattaforma di socializzazione e interazione tra gli esseri umani, è difficile proclamare che le console siano morte, o anche soltanto non stiano bene. Probabilmente le troveremo negli ambienti domestici ancora a lungo. Intanto, però, la smaterializzazione del gioco è in atto oramai da un po’. Come lo è il suo modello di vendita e fruizione, che associa ancora alle console l’esperienza premium del giocare. Ma il più grande successo e gioco più rappresentativo di questi anni, Fortnite, seppur non esente dal feticismo in-game, grazie a un sistema di microtransazioni che ti permette di comprarti questo e quello per personalizzare il tuo personaggio, ha un po’ spazzato via l’idolatria che aggancia il giocatore alla copia fisica del gioco. Fortnite si gioca su tantissime piattaforme ed è esso stesso il suo feticcio. È il gioco nella sua fase di emancipazione dal mondo fisica e di ascesa nel cloud, qualcosa di simile a quello che succede con Xbox Game Pass, un abbonamento Microsoft che ti permette per una decina di euro al mese di giocare su computer o console, e via streaming anche su cellulare Android (ma presto arriverà anche su Windows e iOS, via browser). Il gioco in streaming, visto con diffidenza nella nicchia ultra-conservatrice dei gamers, è il futuro e forse anche il presente: ne fa da prova il fatto che l’attesissimo Cyberpunk 2077 abbia fatto cilecca soprattutto su PlayStation, dove gira malissimo, e vada invece alla grande su Stadia, il servizio di gioco Google accolto tra mille perplessità e un po’ di facile ironia da parte di chi gioca, ma che funziona benissimo grazie a un sistema che fa da ponte tra le potentissime macchine di calcolo di Big G e l’utente finale.

Il joypad di Google Stadia, l’unica parte hardware della console

Sonos, da hardware connesso a piattaforma musicale

Ammettiamolo: quando Sonos ha annunciato che avrebbe lanciato una nuova applicazione, non compatibile con i vecchi dispositivi, la prima sensazione è stata una certa delusione. Perché ci sono tanti casi nell’industria tech e affine di brand che nascono per pochi, si evolvono come un culto e quando toccano il mainstream rischiano di implodere, perdendo freschezza e unicità, oltre a quell’attenzione per il consumatore – o come si direbbe oggi, per la community – che magari li ha sostenuti fin dall’inizio. Prendi OnePlus, VanMoof, ma anche Sonos, che oggi è leader globale nell’audio connesso, con tanto di collaborazione con Ikea all’attivo. Ma poi la realtà è che la nuova app è compatibile con un raggio di dispositivi sorprendenti, è davvero un passo avanti per interfaccia e funzioni, e che quest’anno Sonos ha sfornato un altro hardware-gioiello, proprio come nel 2019 ci aveva sorpreso con il Move: la soundbar Arc è una meraviglia tecnologica, con la sua superficie finemente cesellata di microfoni, il suono potente ma sempre equilibrato, e la possibilità di interagire con Assistente Google o Alexa. Puoi usarla come soundbar quando guardi la tv, o come parte di un sistema Sonos “allargato” per la musica o i podcast. Ma l’azienda americana non si ferma qui, e si sta muovendo con cauta ambizione, costruendosi passo a passo anche una credibilità come fornitore di contenuti. E con le stazioni radio in esclusiva, a partire da quella curata da Thom Yorke, Sonos ha mostrato come un brand possa essere eclettico, senza perdere di minimalismo. Il prossimo passaggio, ci auguriamo, sarà verso l’audio personale: ora che le ha fatte anche Apple, a Sonos mancano davvero solo un paio di cuffie che si integrino nel suo ecosistema.

Apple M1: un nuovo inizio per il personal computer?

A inizio novembre Apple ha presentato i primi tre Mac con il nuovo M1, un chipset basato sulla stessa architettura ARM dei processori di iPhone e iPad, che di fatto rivoluziona completamente le prestazioni dell’hardware di Cupertino. In maniera talmente clamorosa che possiamo considerarlo come un vero e proprio terremoto nel mondo dei computer e soprattutto dei portatili.

Klimahouse 2025: vent'anni di sostenibilità

Giunta alla 20esima edizione, la fiera internazionale dedicata all’edilizia responsabile, all’efficienza energetica e alla riqualificazione energetica degli edifici, si terrà anche quest’anno a Bolzano, dal 29 gennaio al 1 febbraio. 

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