Si dice che spesso la storia sia fatta di “idee giuste al momento sbagliato”. Nel 1953, Gio Ponti – in collaborazione con il suo collega Alberto Rosselli – concepì un’auto pensata secondo principi di design ancora inediti nell’industria automobilistica dell’epoca. Vent’anni dopo molte auto avrebbero adottato i principi incarnati dall’automobile di Ponti, come la Renault 16 della metà degli anni Sessanta e la prima versione della Volkswagen Passat del 1972. Dopo 65 anni l’automobile Linea Diamante prende forma proprio nel 90° anniversario della rivista Domus, fondata nel 1928 dall’architetto e designer. L’auto è stata svelata oggi a Grand Basel, il primo e unico Salone a presentare le auto in un contesto fortemente caratterizzato da richiami al mondo dell’arte, del design e dell’architettura. L’iniziativa nasce dalla collaborazione tra Centro Stile FCA, Grand Basel, Editoriale Domus e Pirelli come sponsor tecnico.
Domus svela l’automobile di Gio Ponti a Grand Basel
A 65 anni dalla sua ideazione, la visionaria Linea Diamante di Gio Ponti prende forma. Ce ne parlano i promotori dell’iniziativa.
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- La redazione di Domus
- 04 settembre 2018
- Basilea
La Linea Diamante è un modello a dimensioni reali, realizzato con meticolosa attenzione per i particolari da un gruppo di progettisti sotto la guida di Roberto Giolito, direttore di FCA Heritage, in base alle caratteristiche indicate nei disegni originali di Ponti. In omaggio all’originaria collaborazione con Ponti del 1953 Pirelli ha fornito degli pneumatici d’epoca con caratteristiche adeguate alla carrozzeria e all’anno del modello. In origine il progetto era concepito per essere montato sul telaio della berlina Alfa Romeo 1900. Ponti chiese in un primo tempo la collaborazione della Carrozzeria Touring di Milano, per poi rivolgersi alla Fiat per la produzione di un’utilitaria. Ma il progetto venne rifiutato. “Quando ci è stato proposto di realizzare l’anticipatrice auto di Gio Ponti, abbiamo aderito con entusiasmo al progetto. È una collaborazione che ha un legame perfetto con Domus, oggi fresca novantenne, fondata proprio da Gio Ponti nel 1928”, spiega Maria Giovanna Mazzocchi, Presidente di Editoriale Domus. “Abbiamo affrontato questa difficile sfida con entusiasmo, e siamo orgogliosi e soddisfatti dei risultati.”
“Considerare l’Automobile di Gio Ponti significa riscrivere, anticipandone l’evoluzione, la storia del car design”, spiega il prof. Paolo Tumminelli, presidente dell’Advisory Board di Grand Basel, che ha avviato il progetto nel 2017. “Oltre il valore estetico, molte delle soluzioni di design proposte da Ponti si rivelano illuminanti. Prime fra tutte, la scelta di ridurre al minimo l’altezza del frontale azzardando un profilo cuneiforme del cofano motore, non tanto per migliorare l’aerodinamica, quanto piuttosto la visibilità in avanti. [...] Quella di Ponti è una linea politica: se non democratica, quantomeno antistatus e all’avanguardia delle contemporanee emergenze di una nuova cultura Pop. Più che un’automobile, la Diamante è un oggetto di design critico, di matrice inequivocabilmente intellettuale e come tale inadatto ad un’immediata diffusione di massa.
Considerare l’Automobile di Gio Ponti significa riscrivere, anticipandone l’evoluzione, la storia del car design
“Il progetto di automobile Diamante rappresenta un’importante testimonianza della visione e della capacità di Ponti a realizzare opere innovative e dotate di una forte personalità,” racconta Roberto Giolito. “Ponti osserva nelle carrozzerie ‘…la forte incongruenza dei rigonfiamenti di inutile ingombro, con assurdi vuoti interni..’, e traccia con grande disinvoltura le linee di un volume slanciato, fatto di diedri netti e che usano le scomposizioni delle varie parti come intersezioni dei volumi uno sull’altro.” Per realizzare il modello, Giolito e il progettista del Centro Stile FCA Antonio Erario si sono immedesimati nei cosiddetti “camici bianchi”, che erano gli abilissimi modellisti dell’epoca. “La sapevano talmente lunga su come si fa un’automobile che a volte decidevano di dedicare ancora più energie del dovuto nel ben consigliare il designer su talune scelte. Ho conosciuto talmente bene questa generazione di tecnici (oggi diremmo sculptors), che oggi ne ho grande nostalgia.”