Dal 2 al 25 luglio, l’artista inglese Christina Mackie è stata invitata dalla Fondazione Ratti di Como a diventare guida, in qualità di tutor e visiting professor, la XXIV edizione dello CSAV – Artists Research Laboratory, dal titolo How to Begin. Al laboratorio, diretto da Annie Ratti con Lorenzo Benedetti e Gregorio Magnani, hanno preso parte diciotto giovani artisti provenienti da diverse nazioni del mondo, selezionati tra le oltre trecento candidature.

Verso il termine del percorso, l’artista, il 19 luglio ha inaugurato, come da tradizione, per ciascuna guida del Laboratorio, una mostra personale nella rigorosa chiesa romanica di San Francesco a Como. Con il titolo “People Powder” (termine usato per definire il passaggio ottimale di grandi masse di individui attraverso strutture pubbliche come metropolitane, piazze o stadi), il percorso, composto da alcuni interventi, si presenta come una campionatura estesa di pratiche e metodologie, rispetto alla mostra tenutasi nel 2015 alla Tate Gallery di Londra. Uno dei tre elementi che componeva quel percorso espositivo, un complesso reticolo filtrante, dallo spaccato metallico giallo e dall’impostazione meccanica (Yellow Machine per l'appunto), si presenta come il principio e la chiave di lettura dell’intera mostra. Ma “People Powder” trae spunto, per il proprio titolo, da uno solo dei tre lavori di grandi dimensioni, perfettamente disposti nello spazio.

Entrando, infatti, la stretta navata di sinistra, sezionata da quattro archi di sostegno a sesto acuto mette in luce, sul frontone di ciascun intermezzo, altrettante animazioni. Le proiezioni hanno preso vita grazie ad una tecnologia altamente sofisticata per dare immagine a processi di incanalamento, tridimensionalizzati da diversi preformati abrasivi. Come pietre coloratissime, i preformati sono ottenuti con resine poliestere speciali e presentano caratteristiche espressamente progettate per aumentarne le prestazioni e ridurne quindi la quantità impiegata. Inoltre il trattamento termico condotto nel processo produttivo è tale da garantire la perfetta polimerizzazione della resina, conferendo una qualità di taglio e di consumo ideale. Le animazioni di colori diversi hanno come soggetti i volumi composti di polveri abrasive, particolari come il carburo di silicio, che consente di ridurre i cicli di lavoro, diminuendo la quantità di parti solide in sospensione, costituendo un fattore decisivo nella riduzione dell'inquinamento. Questo studio digitale di materiali e volumi, accompagna piccoli cumuli reali di preformati, posti a terra, sul pavimento dell’abside centrale, e raggruppati per colore (giallo, ocra, azzurro, rosso e rosa).

A qualche metro di distanza, vicino all’abside destra, Yellow Machine risponde all’architettura austera della chiesa romanica. I temi del filtraggio, traduzione, riduzione e transazione fra diversi formati e media accompagnano infatti “People Powder” fino alla fine, con una serie di sculture, Plastics Thinking, quale declinazione dei diversi temi analizzati nella navata minore. La chiesa è trasformata non solo in uno spazio espositivo ma anche in un laboratorio in cui le connotazioni implicite ed esplicite dei vari materiali, estrapolati dalla loro funzione, vengono amplificate.