Curata dallo storico dell’architettura francese Jean-Louis Cohen e dal senior curator del MAXXI, Pippo Ciorra, la mostra “Gli architetti di Zevi. Storia e controstoria dell’architettura italiana 1944-2000” esamina il ruolo fondamentale di Bruno Zevi nello sviluppo del dibattito architettonico postbellico in Italia. In programma fino al 16 settembre 2018, l’esposizione partecipa alla coreografia di eventi e conferenze internazionali che – dalla Triennale di Milano (Bruno Zevi nel centenario della nascita (1918-2018), 12 giugno 2018) alla Harvard School of Design (Architectural history as space: Bruno Zevi at 100, ottobre 2018) – quest’anno celebrano il centesimo anniversario della nascita dell’architetto romano.
Il MAXXI rende omaggio all’eredità intellettuale di Bruno Zevi
In occasione del centesimo anniversario della nascita dell’architetto, il museo romano guarda a più di 50 anni di progetti e riflessioni che ne hanno contraddistinto la filosofia architettonica.
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- Laura Drouet & Olivier Lacrouts
- 16 maggio 2018
- Roma
Come suggerisce il titolo, la mostra organizzata dal MAXXI non è strettamente monografica, ma vuole essere piuttosto un tributo all’eredità intellettuale e all’attività di mentore di Zevi. Lungo i suoi 50 anni di carriera come architetto, storico e critico, egli sostenne infatti il lavoro di molti colleghi e giovani progettisti come Franco Albini e Carlo Mollino – gli stessi che avrebbero partecipato attivamente e fruttuosamente alla ricostruzione dell’Italia del dopoguerra.
Discepolo di Walter Gropius e di Frank Lloyd Wright – che celebrò nel suo libro Verso u’'architettura organica (Einaudi, 1945) – Zevi è stato descritto come un “filosofo dell’architettura che si scaglia contro i mali del classicismo” (Thomas Muirhead, The Guardian, 2000). Una battaglia che l’architetto fece sua attraverso sette principi “anti-classici” – in opposizione ai cinque punti di Le Corbusier – che trovano una chiara eco nelle varie opere selezionate da Ciorra e Cohen per la mostra al MAXXI. Come il campus dell’Università di Urbino disegnato negli anni cinquanta da Giancarlo De Carlo, che asseconda il paesaggio collinare della città marchigiana, o il ponte sul fiume Basento, vicino a Potenza, progettato da Sergio Musmeci negli anni sessanta-settanta, che evita la consueta simmetria visiva a favore di forme organiche sinuose.
Ambientati in una scenografia essenziale, caratterizzata dalle grandi superfici arancioni che scandiscono gli spazi del museo, i progetti in mostra sono illustrati attraverso fotografie, modelli, disegni e altri materiali di archivio. Per un racconto espositivo denso ed articolato.
In apertura: Sergio Musmeci, Ponte sul Basento, Potenza 1967-1976. Archivio Sergio Musmeci, Collezione MAXXI Architettura
- “Gli Architetti di Zevi. Storia e controstoria dell’architettura italiana 1944-2000”
- Jean-Louis Cohen, Pippo Ciorra
- MAXXI
- fino al 16 settembre 2018
- via Guido Reni 4A, Roma