La Galleria Franco Noero presenta l’opera di Mike Nelson nella mostra “Cloak of rags (Tale of a dismembered bank, rendered in blue)”, che trova la sua origine all’interno di un altro edificio, la sede della banca UBS, nel cuore del Principato di Monaco. A Torino una nuova serie di sculture si lega direttamente alla conclusione del progetto espositivo, continuandolo: vengono infatti riutilizzati particolari architettonici recuperati dall’edificio prima del loro smaltimento. Per l’artista è una riflessione su un tipo di consunzione, quasi un atto di cannibalismo rispetto alla propria opera.
Prezioso come il blu
Mike Nelson porta alla galleria Franco Noero di Torino una parte della sua mostra-performance nella sede della banca UBS, con una riflessione su architettura e denaro.
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- 18 febbraio 2017
- Torino
Prima della sua completa ristrutturazione, la sede di UBS – un edificio di nove piani situato nel cuore della città – è stato trasformato da Mike Nelson in un’opera d’arte, una mostra commissionata dal Nouveau Musée National de Monaco, inaugurata nel 2016. L’interno dell’intero edificio e ogni sua singola superficie – componenti architettoniche, arredi, oggetti – furono verniciati di blu, creando uno scenario completamente diverso, chiamato Cloak. Una volta entrati si aveva la sensazione di essere immersi sott’acqua, con un senso della percezione e della realtà piuttosto alterati.
Cloak è un’opera concepita in risposta all’edificio stesso, una riflessione sul suo stato e il suo valore. La relazione tra denaro e arte, che si rispecchia nella geografia costantemente mutevole dei poteri e delle economie mondiali, ha spinto Nelson a pensare ai pigmenti, quali colori ma anche come valuta, come merce ricercata di scambio. Andando a ritroso nel corso della storia dell’arte, Nelson ha ricordato l’alto prezzo al quale veniva venduto il più prezioso tra i pigmenti, quello blu, l’oltremare.
L’etimologia della parola è un riferimento letterale a “oltre il mare”, alla posizione delle miniere situate nel Nord-Est dell’Afghanistan viste dalla prospettiva dei mercanti italiani che per primi portarono il pigmento in Occidente nel XIV e XV secolo. L’oltremare è stato ampiamente utilizzato nella pittura di età rinascimentale e barocca, solitamente riservato alla rappresentazione delle linee fluide e cadenti del manto della Vergine, in Inglese Cloak. Tracce dell’uso di questo pigmento sono tuttavia presenti già in epoche precedenti: ad esempio nelle sepolture del Neolitico, nelle tombe egizie, nelle regioni di Sumer e di Ur in Mesopotamia. Il lapislazzuli, la pietra semi-preziosa da cui il pigmento era ricavato, è stato estratto per millenni dalle miniere nei monti dell’Afghanistan nord-orientale, divenendo in tempi recenti la più grande risorsa per i popoli Talebani dopo l’oppio.
fino al 25 marzo 2017
Mike Nelson. Cloak of rags
(Tale of a dismembered bank, rendered in blue)
Galleria Franco Noero
via Mottalciata, Torino