La condivisione dei beni, degli strumenti e degli spazi è un punto di trasformazione sociale del nostro tempo.
Una cucina da condividere
Sviluppato da due studentesse della Libera Università di Bolzano, Kitchen Sharing punta a creare, attorno a una cucina, un luogo di aggregazione e di socialità.
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- 08 gennaio 2015
- Bolzano
Strumento contro la crisi, che ribalta il concetto diffuso nella civiltà occidentale del possesso come punto cardine del nostro essere, il condividere, o sharing, sta trasformando anche il lavoro dei designer.
Condividiamo l’auto, la biciletta, perché non condividere la cucina? Da sempre nella storia la cucina e la tavola (il convivio) sono state il centro della relazione, un luogo-occasione di socializzazione e di incontro, un luogo di costruzione di un’identità collettiva. Il progetto Kitchen sharing è la realizzazione di una cucina modulare, da installare in luoghi pubblici, per eventi specifici e a disposizione di chiunque si trovi ad abitare, anche temporaneamente, uno spazio. È un progetto sociale, che punta a creare, attorno a una cucina, un luogo di aggregazione, di appoggio, di collaborazione e di socialità. La cucina (da strada) è composta da tre moduli principali che individuano le funzioni base della preparazione del cibo: lavaggio, preparazione e cottura. A questi moduli sono aggiunti altrettanti tavoli dove poter consumare direttamente ciò che si è cucinato e, naturalmente, creare condivisione e incontro. Particolarità dei moduli sono i piani in Onitred, materiale ottenuto grazie al vetro riciclato.
Kitchen Sharing
Design: Naomi Galavotti e Martina Ranedda (Facoltà di Design e Arti della Libera Università di Bolzano)
Supervisor: Claudio Larcher, Sebastian Camerer e Carmelo Marabello
In collaborazione con: Foster, Pichler, Onitred, Fabbromeccanica, Ballarini e Ravinala