La Galleria Carla Sozzani ospita una mostra dedicata a Charlotte Perriand fotografa e designer, a cura di Jacques Barsac ed Enrica Viganò.
Architetto, urbanista, progettista collaboratrice di Le Corbusier, viaggiatrice solitaria e instancabile, unica per ingegno e anticonformismo, Charlotte Perriand è stata una protagonista del design del Ventesimo secolo e ha influenzato il modo di abitare contemporaneo.
Nel corso degli anni '30 parallelamente alla sua attività di designer, si dedica alla fotografia, attraversa l’Europa realizzando immagini che poi diventano fonte d’ispirazione per i suoi progetti, elementi d’arredo, ma anche vere e proprie opere d’arte.
I soggetti si susseguono in un gesto di scelta intuitiva: registra, annota, imprime le forme (e le idee) che catturano la sua attenzione. E così la struttura metallica di un ponte, la trama della rete di un pescatore, un sasso diventano punti di partenza per la creazione dei suoi tavoli, librerie e poltrone.
La scoperta di alcune centinaia di negativi, conservati negli Archivi di Charlotte Perriand, è stata l'occasione per presentare e indagare, in maniera ampia e articolata, il suo lavoro fotografico. Questa mostra si propone di far conoscere il suo lavoro fotografico, meno noto al grande pubblico ma che ha svolto un ruolo importante nella costruzione del suo immaginario creativo. La fotografia, a cui Perriand dedica diversi anni della propria carriera, è stata il laboratorio della sua ricerca visiva e filosofica e il manifesto del suo impegno politico. Accanto ad alcune delle sue opere di design, vintage e moderne, diventate vere icone del XX secolo, la Galleria Carla Sozzani presenta una selezione di 55 fotografie provenienti dal Museo Nicéphore Niépce e dall’archivio di Charlotte Perriand.
La sua ricerca fotografica s’iscrive all’interno del movimento delle avanguardie, in cui pittori, architetti e fotografi lavorano fianco a fianco in un clima di condivisione e dove ogni espressione si arricchisce dello “sguardo” dell’altro. È con questo spirito e grazie all’amicizia con Fernard Lèger e Pierre Jeanneret che Perriand inizia a collezionare e a fotografare gli oggetti che trova nella natura: ossa, scheletri, rocce, radici, pietre… “I nostri zaini – come lei stessa scrive – erano pieni di questi tesori…che noi battezzammo con il nome Art Brut”. Tra il 1933 e il 1937 porta avanti la sua sperimentazione fotografica, con la serie Art Brut e Objets Trouvés, rifacendosi all’idea di un ritorno alla natura intesa come bellezza primordiale, purezza delle linee e forza della materia.