Voce della durata

La mostra di Francesco Balsamo va in scena al Bocs, spazio espositivo catanese che – come evoca il suono del suo nome – non nasce galleria, ma garage.

A Salisburgo, dalla cameretta d'un vecchio albergo, ho udito un numero infinito di campane battere con lentezza una piccola frazione di tempo appena più lente di quanto ci si aspettasse. E questo produceva un leggero stato di tensione, perché la mente era portata ad anticipare di una frazione di secondo la realtà.
R.Murray Schafer da "Il Paesaggio sonoro"

Quando Francesco mi ha chiesto di oscillare insieme agli altri amici, appesa ad una maniglia nel vuoto, per la realizzazione del suo nuovo lavoro per la mostra al Bocs, credevo che quell'attimo di condivisione sarebbe stato un gioco, un momento di partecipazione da concludersi nell'essere lì e basta, un'azione sul tema dell'amicizia, da consumarsi leggera nella durata dell'happening. Eravamo lì, e uno alla volta ci cimentavamo nell'impresa, divertiti e incuriositi, leggermente spaesati; lentamente l'azione, fissata dalla ripresa attenta della camera, diventava cadenza temporale eterna ed immutabile, inconsumata estenuazione dell'attimo perpetrato ossessivamente mediante sequenza incorruttibile dei corpi in movimento.

Restiamo appesi allo scorrere del tempo, al divenire delle situazioni, delle possibilità, delle aspettative. Quanta rilevanza c'è tra ciò che siamo, dal punto di partenza a quello ipotetico di arrivo, che non ci è dato sapere in anticipo per misurare le forze del nostro impegno a vivere? L'accidentalità della caduta possibile, si avviluppa nelle variabili di caratteristiche individuali sempre diverse, il rapporto di fragile equilibrio tra peso, altezza, coraggio, stabilità emotiva, paura del vuoto, forza fisica, ci rende capaci. Ma essere appesi nel vuoto non è così piacevole, si assume improvvisamente la consapevolezza del proprio peso ed il limite delle proprie forze, facendo i conti con la gravità, senza sconti.

Lo spazio, espositivo del Bocs, non nasce come galleria, ma come garage. Il Bocs è una scatola contenitore e prima ancora che garage era un laboratorio per la panificazione, lo testimonia la targa consumata dal tempo e quasi cancellata posta sopra l'apertura d'ingresso; ora è spazio chiuso, nella propria identità autonoma di astrazione temporale d'uso e dunque autoreferenziale come gli eventi artistici che ospita; Francesco lo ha definito "claustrofobico, implosivo"; "L'idea" – mi ha detto quando sono andata a trovarlo nel suo studio abitazione – "è quella di lavorare sul suono dello spazio ostile, garage come bunker, inospitale e incapace di creare un contesto da condividere. Scatolone, greve come architettura scavata nel cemento…".

Francesco Balsamo. Voce della durata, 15 ottobre–12 novembre 2011, Ass. culturale Bebocs, Catania

All'elegante equilibrio tra movimento del corpo ed inamovibilità dell'architettura si contrappone la Campana, oggetto fragile, contenitore di un suono negato e divenuta contrappeso estetico sensibile; essa è infatti murata, chiusa, sigillata e dunque muta; il suo colore originale dorato di ottone, è contraffatto da patina nera luttuosa e opaca, pregna e assorbente come cartacarbone. Così la campanella anziché irradiare, implode, gemendo un suono sordo, tonfo definitivo di caduta all'indietro che si ripete inchiodato sul muro inerte di cemento come in un cimitero. Anch'essa è divenuta spazio cieco e relegata a monile inusuale, appesa al muro frontalmente allo schermo del video per quattrocento volte, come campitura di colore nero, come "scrittura", partitura essenziale di un suono muto.
L' installazione video degli oscillanti le si oppone compressa nel monitor 10x15, come cartolina mnemonica della funzione oscillatoria perduta.

Francesco Balsamo. Voce della durata, 15 ottobre–12 novembre 2011, Ass. culturale Bebocs, Catania

Nell'allestimento è stata data particolare rilevanza all'illuminazione radente, l'oggetto campana, la cui ombra va in un'unica direzione, riflette la corposità della ripetizione dell'oggetto. Sul muro l'ombra ripropone il moto oscillatorio che conduce alla direzione verso il fondo, dove l'oscurità permea il vuoto nella pienezza di quel buio, come espressione di anelito alla morte, condizione imprescindibile di bellezza e concretezza massima. Lentamente, attraverso di essa, il fruitore ne percepisce tutta la drammaticità e la pienezza incombente, accompagnato nel suo lento scivolare verso il buio-lutto del fondo galleria come in un abisso.

Infine, il foglio di sala della mostra dove, oltre al testo di Gianluca Lombardo, c'è la foto di un uomo sovrastato dalle campane e da esse ricoperto dal busto fin sopra la testa, impedito nell'atto di vedere, sentire ed essere visto e sentito. Le campanelle fotografate, sono quelle di ottone utilizzate per l'installazione prima dell'intervento, scintillanti, dorate, integre del loro batacchio sonanti come vive per i vivi.

Tante,come le immagini moltiplicate in mano ai visitatori che le porteranno fuori, per farle suonare ancora. Stefania Perna

Francesco Balsamo. Voce della durata, 15 ottobre–12 novembre 2011, Ass. culturale Bebocs, Catania

Francesco Balsamo. Voce della durata
15 ottobre–12 novembre 2011
Ass. culturale Becocs
Via Grimaldi 150, Catania

Francesco Balsamo. Voce della durata, 15 ottobre–12 novembre 2011, Ass. culturale Bebocs, Catania