Svoltosi dall'8 al 18 maggio 2011 nel Parco Geominerario, Storico e Ambientale della Sardegna, la più vasta area mineraria dismessa della Sardegna (oltre 20kmq), compresa tra Montevecchio e Piscinas, in provincia di Cagliari, e riconosciuta Patrimonio UNESCO, già da alcuni anni. Organizzato da Stefan Tischer, per conto della Facoltà di Architettura di Alghero e le amministrazioni locali del Parco e dei Comuni di Arbus e Guspini, il festival intende rinnovare la tradizione delle esperienze dei più noti festival des jardins, come quelli di Chaumont-sur-Loire, in Francia e Metis, in Canada.
L'idea è stata quella di realizzare, in un breve lasso di tempo (durante il mese di maggio 2011) delle opere tra la land e la garbage art, delle quali la natura si impossesserà progressivamente, trasformandole in "oggetto di paesaggio" (pubblicamente visitabili solo ora, all'inizio dell'autunno). L'impostazione labour intensive del festival si è basata sulla partecipazione intensiva di una serie di qualificati paesaggisti internazionali coadiuvati da studenti, ricercatori e operatori del luogo, tra cui ovviamente ex minatori stessi, alla produzione di una serie d'istallazioni site specific realizzate con i materiali del luogo, sia elementi dismessi un tempo parti di ingranaggi fondamentali per la sopravvivenza in miniera, quali rifiuti metallici, lapidei e lignei, ma anche elementi naturali facenti parte della rigogliosa macchia mediterranea, espressione della vivida naturalità locale.
È cosi che, alla fine del maggio scorso, Martin Rein Cano (Topotek), Marc Pouzol (Atelier Le Balto), Stefan Bernard (Bernard+Sattler), Henri Bava (Agence Ter) e Roberto Zancan, Christian Phongphit (SoA+D), Thilo Folkerts (100 Land) hanno realizzato oltre venti opere disseminate lungo i quattro siti di Levante, presso la Ex Miniera Rio; intorno agli edifici abbandonati della Ex Laveria Sanna all'interno del nucleo abbandonato di Ingurtosu, nell'Ex Villaggio Minerario e lungo l'ex discarica di inerti Pireddu in prossimità dei suggestivi ruderi della Laveria Bressey.
La messa in scena, in costante rapporto di dialogo con gli scenari un tempo di eccellenza nel campo delle tecnologia e sapere dell'ingegneria mineraria, di un'inaspettata interpretazione dei siti è funzionale all'attivazione dell'interesse per un luogo da parte del mondo dell'arte e della produzione paesaggistica, volta a fare di questo luogo un nuovo riferimento nel panorama italiano alla collezione dei parchi artistici italiani come Arte Sella, in Trentino, Parco Celle, presso Pistoia, o il Giardino di Spoerri, nei pressi di Seggiano.
Landworks Sardinia
Nella più vasta area mineraria dismessa della Sardegna, un workshop promosso dall'Università di Alghero ha realizzato lo scorso maggio opere di risistemazione paesaggistica.
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- Annacaterina Piras
- 12 ottobre 2011
- Cagliari
Il colonnato composto da 28 elementi cilindrici di acciaio, che caratterizza l'installazione messa in scena presso l'ex Miniera Rio, nel Cantiere di Levante a Montevecchio, è stato realizzato attraverso quegli elementi che un tempo erano parti dell'impianto di aerazione minerario e rappresenta un omaggio alla memoria del luogo. L'installazione, appare sorta di organo fuori scala che riporta alla luce e all'aria aperta i suoni impercettibili e l'atmosfera rarefatta della vita del sottosuolo di un tempo oltre che nuovo land mark di riferimento per i locali e visitatori, all'interno dei cantieri parzialmente fatiscenti e abbandonati, ancora in attesa di essere bonificati.
Allo stesso modo, in perfetta sintonia con in concetto generale dell'effimero e del performativo alla base del Landworks, gli otto giardini scultura, quadrangolari e dalle dimensioni ridotte ai minimi termini di 1mx1m, composti da sabbia, pietra, legni e vegetazione autoctona, riscoperti e rinvenuti nell'intorno dei manufatti fatiscenti dell'Ex Laveria Sanna, mutano col mutare delle stagioni secondo un'alternanza di colori, profumi e struttura compositiva, rispecchiano la caducità dell'elemento effimero che trova compimento attraverso il passare del tempo e la collaborazione degli agenti atmosferici; con le composizioni fortemente materiche create all'interno delle stanze a cielo aperto, nei vani ormai privi di copertura ma rivestiti di vegetazione locale degli Ex Villaggi Operai di Ingurtosu, l'artista ricrea un dialogo tra presente e passato alla ricerca di un futuro possibile per questi luoghi, un tempo fortemente vissuti e sofferti.
Attraverso accostamento di materia vivente e inerte, quali tronchi bruciati di essenze locali, tappeti di lentischio, ginestra e pigne, cocci di ceramica e inerti di varie dimensioni vengono risistemati insieme ai vari elementi, un tempo parti importanti di ingranaggi essenziali alla lavoro in miniera, prendono così posto pazientemente e diligentemente ordinati dal lavoro dell'artista, a voler rappresentare un archivio a cielo aperto per fruitori che durante l'anno solcano i territori e i manufatti cristallizzati, nello spazio e nel tempo, nella rigogliosa ambientazione del Parco.
E infine, l'ultima installazione'installazione a conclusione della Valle, rappresentata da un insieme di elementi lapidei, rigorosamente reperiti e lavorati in loco a comporre elemento lineare parallelo al corso del Rio Piscinas. Il manufatto rappresenta in realtà una ampia seduta per una piacevole sosta meditativa verso il meraviglioso paesaggio naturale lungo il Fiume e in direzione dello storico Paesaggio Dunale di Piscinas e contemporaneamente, posizione privilegiata per la vista dal basso della monumentale discarica di inerti di Pireddu, oggi in itinere verso un nuovo paesaggio ibrido surreale, coperto da un fortunatamente invasivo tappeto vegetale di sedum rosso. Annacaterina Piras
La messa in scena, in costante rapporto di dialogo con gli scenari un tempo di eccellenza nel campo delle tecnologia e sapere dell'ingegneria mineraria, di un'inaspettata interpretazione dei siti è funzionale all'attivazione dell'interesse per un luogo da parte del mondo dell'arte e della produzione paesaggistica.