La prima impressione ricavata da Rietveld Universe è stata un senso di ri-scoperta. Si suppone infatti che almeno noi che siamo "del mestiere" abbiamo ben chiaro l'excursus del suo lavoro, l'importanza e l'influenza che ha esercitato per tutto l'arco del Novecento. Tuttavia, per qualche strana ragione, appena lo sguardo si fa meno attento al complesso della su a opera l'orizzonte diventa nebuloso e le uniche immagini che restano chiare sono l'inevitabile Casa Schröder e un'indimenticabile serie di mobili. Questa mostra ha invece il merito immediato di restituire a noi appassionati (e a un pubblico molto più vasto) l'ampiezza e la profondità dell'opera e dell'eredità di Rietveld. La sequenza espositiva ci porta infatti a contatto sia con la serie completa dei suoi progetti e delle sue ricerche che con la grande e originale energia che mette nell'affrontare il nocciolo centrale delle grandi questioni della modernità.
La prima risposta la da lo stesso Rietveld: "i miei mobili tentano di non interrompere lo spazio". La frase è una freccia dritta e sicura che colpisce in pieno il bersaglio: dentro c'è quanto di importante possiamo imparare da questa mostra e allo stesso tempo il senso profondo, quotidiano e attuale della modernità. E sintetizza perfettamente il "metodo Rietveld" applicato all'architettura e al design di mobili e interni, inteso come un approccio complessivo e non-separabile alle questioni dello spazio, della società e della tecnica.
L'attualità del manifesto non formalizzato di Rietveld ci viene immediatamente in aiuto: semplicità degli elementi, processualità vs stile, assemblaggio vs composizione, riconoscibilità degli elementi originali alla fine del processo di assemblaggio.
14 aprile – 10 luglio 2011
Universo Rietveld
a cura di Maristella Casciato, Domitilla Dardi e Ida van Zijl
prodotta con il Central Museum Utrecht e NAi Rotterdam
con il sostegno della Ambasciata di Olanda a Roma
MAXXI, Roma