TORINO
Tre anni fa, a Venezia,
vivevo nello studio della Fondazione Bevilacqua la
Masa all'interno di una stanza di legno costruita con
gli scarti dei padiglioni della Biennale di
Architettura. Alla fine della residenza veneziana ho
smontato quella struttura che è stata poi
trasportata a Torino in Lungo Dora Savona come
parte di un progetto pilota che prevedeva una
residenza per artisti, della durata di due settimane,
all'interno di un modulo abitativo costruito
all'esterno, sulla strada; per l’artista invitato si
trattava di un’opportunità di indagine sul contesto
urbano.
Sono andato a Torino con Mario, mio compagno di
studio a Venezia. Si dormiva nel bivacco, si
mangiava, c’erano anche il bagno chimico e la
doccia solare. La struttura non aveva finestre, e
bastava aprire la porta d’ingresso per uscire sulla
strada. Una mattina mi sono svegliato con la luce
che entrava da una fessura rimasta aperta tra la
giuntura di due pannelli di legno. Nell'ambiente
completamente buio, la luce entrava come una
proiezione cinematografica, ribaltata, dell'ambiente
esterno. Il principio del foro stenopeico. Sono
andato a comprare gli acidi e la carta fotosensibile
e ho fatto di quella struttura costruita in mezzo alla
strada una macchina fotografica. Ho stampato
alcune immagini del Lungo Dora Savona,
impressionando la carta tramite il fascio di
proiezione e sviluppando l'emulsione dentro il
bivacco. Lo spazio interno entrava in relazione
diretta con l'esterno, in una sorta di osmosi.
Nello stand, in questo spazio ispirato a quel
bivacco, sono esposte le immagini del Lungo Dora
Savona in negativo, disposte nella posizione
corrispondente ai fori di proiezione.
Immagini oniriche della città realizzate attraverso
quel processo fotografico analogico.
LOS ANGELES
A settembre ho preso
parte ad una mostra organizzata dal dipartimento
di Arti Visive dell'Università di Los Angeles, UCLA.
La città la conosciamo tutti, fissata nelle nostre
menti dall’immaginario veicolato dal cinema
hollywoodiano.
Avevo in mente i romanzi noir, i delitti raccontati
nei film dove l'ostaggio o il morto vengono chiusi
nel bagagliaio dell'auto. L'automobile, la macchina:
il solo mezzo con cui a Los Angeles ti puoi
muovere, tra le distanze così dilatate della
metropoli. A Los Angeles ho girato tutto il tempo in
auto. Mi sono fatto chiudere nel bagagliaio della
macchina di Alexander e con un trapano ho
realizzato un forellino nel portellone.
Nel buio del bagagliaio la luce entrava dall’esterno
come un intenso fascio, che proiettava sul mio
corpo rannicchiato e sulle pareti interne l'immagine
in movimento delle strade che stavamo
percorrendo in velocità.
Chiuso nel bagagliaio spiavo l'esterno non
attraverso il buco, ma grazie ad una proiezione
cinematografica che da quel foro entrava
all’interno.
Sunset Boulevard, Beverly Drive. Le strade dei film
famosi. Di nuovo quell'immaginario che avevo visto
impresso nelle pellicole dei film. Attore e
spettatore ora si confondevano.
La visione era quella del sogno. Una dimensione
onirica, legata al buio di quello spazio stretto, al
viaggio che stavo compiendo. La polaroid, con il
suo processo di sviluppo istantaneo, mi ha
permesso di fissare quelle immagini. Avvicinavo la
carta fotosensibile al foro per qualche frazione di
secondo, facevo passare la carta nei rulli che
distribuiscono i componenti chimici contenuti nella
pellicola, e l'immagine affiorava in pochi minuti. Si
tratta questa volta di immagini in positivo dove la
strada è fotografata in corsa. Le palme risultano
sfuocate a causa della velocità.
Mentre la macchina era parcheggiata su un vialetto
di Hollywood, dall’interno del bagagliaio ho
impressionato anche una carta fotosensibile. È
l'unico esperimento riuscito di diversi test.
Nell'immagine invertita si riconoscono il vialetto,
altre macchine in sosta e una palma che spunta in
fondo alla via.
L'ultima fase del progetto
Volver (2008-in corso) è stata presentata ad
Artissima 17, Torino. Nelle immagini, dall'alto:
Torino, Lungo Dora Savona
2007-2010 (prime quattro immagini); L.A.,
Sunset Boulevard, 2010 (courtesy Giorgio
Andreotta Calò e ZERO..., Milano).
Giorgio Andreotta Calò: Volver
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- Loredana Mascheroni
- 28 novembre 2010