L’ingresso è una anonima porta a vetri a pochi passi dal ponte della fermata del treno S-Bahn di Hackescher Markt. Dietro i palazzi spunta la cima della torre di Alexanderplatz. Alexanderplatz, Berlino Est. Quanto tempo è passato dalla caduta del Muro? 35 anni e milioni di anni luce, ormai. Berlino è un’altra cosa e forse non è più neanche Berlino.
Nell’Mm:nt Berlin Lab si entra con una app. Il link arriva via whatsapp, la mattina del check-in. Oltre una tenda, si svela l’ingresso. Un divano, un grande tavolo ovale blu scuro con una quantità di prese da sogno per qualsiasi digital nomad; sul lato corto della lobby, a sinistra, un bancone bianco a quadrati, con le capsule del caffè – però la macchinetta non è qui – e i tappi per le orecchie – in realtà il luogo è silenzioso, anche se il quartiere, come mezza Berlino, è tutto un cantiere. Dietro c’è un lavandino dove scorre acqua filtrata, i bicchieri in ordine sulle mensole. C’è una avveniristica macchinetta che mesce vino o birra a pagamento. Poi riporrai il bicchiere direttamente nella lavastoviglie.
Non c’è nessuno in questo spazio, dominato da colori pastello, accoglienti, che smorzano la durezza di Berlino fuori, i suoi cieli grigi d’inverno, il buio che arriva prestissimo o mai, le estati che stanno diventando caldissime anche qui.
Tutto è automatizzato
Più che l’ingresso di un hotel sembra uno showroom di design della Kantstrasse o uno di quei laboratori dove i brand tecnologici allenano il machine learning delle fotocamere degli smartphone. Tutto è automatizzato. Le camere sono poche, sei, c’è una macchina che stampa una chiave-tessera se non vuoi usare lo smartphone per aprirle. Ci sono qr code disseminati un po’ ovunque, portano a pagine e pagine di istruzioni. C’è un qr code anche per le regole in caso d’emergenza. Tutto l’hotel si sviluppa al piano terra, le stanze non hanno finestre, il tocco del design è ovunque. È la chiave e la salvezza di questo posto: la progettazione, la scelta dei materiali, l’inserimento di una interfaccia tecnologica che elimina la presenza di personale umano e conferisce al tutto una vibe post-fallout.
Questo spazio poteva essere un qualsiasi negozio in questa zona che è uno dei tanti centri di una città senza un vero centro. Da queste parti sembra di stare un po’ a Williamsburg o a Soho. Ci sono tutti i flagship store dei marchi aspirazionali che piacciono ai millennial dell’occidente benestante e non solo a loro. Da Apple a Muji a Camper. & Other Stories. H&M ha un negozietto supercute con il giardino. Patagonia e North Face. Ci sono brand avveniristici come Lynk & co. e Cowboy. Un bubble tea intasatissimo e la pizzeria al trancio Milano Vice. Ma c’è anche il mercatino in piazza e gli scenari para-gigeriani dell’Eschloschloraque, il bar che sigilla uno dei budelli graffitati più celebri della ex città underground per eccellenza d’Europa. Il bunker della fondazione Boros e l’attivissimo museo di arte contemporanea KW non sono lontani, come la bellissima libreria Do you read me?.
È la chiave e la salvezza di questo posto: la progettazione, la scelta dei materiali, l’inserimento di una interfaccia tecnologica che elimina la presenza di personale umano e conferisce al tutto una vibe post-fallout.
Creare la stanza ideale
L’Mm:nt è un esperimento di Adina Hotels (uno degli alberghi della catena è giusto di fianco), parte del gruppo australiano Tfe. Nei suoi due primi mesi di vita, gli ospiti hanno soggiornato gratuitamente, in modo da raccogliere possibili feedback.
“Da quei riscontri sono nate parecchie idee”, racconta a Domus con un botta e risposta via mail Philippa Wagner, fondatrice dello studio creativo PeoplePlacesSpaces, aggiungendo che si tratta di informazioni “non condivisibili al momento”. Wagner ha seguito in prima persona lo sviluppo di questo primo Mm:nt fin dal concept del progetto, 3 anni fa, e al momento è al lavoro nella delicata fase di transizione dalla fase beta al vero e proprio rollout; racconta a Domus che questo è un caso unico e resterà in “formato laboratorio” per i prossimi 5 anni, con le sue sei stanze-sperimento: “Ogni camera è diversa, in modo tale da poter testare le migliori configurazioni di design e layout per realizzare la stanza ideale”.
Sotto la supervisione di Wagner, l’Mm:nt è stato disegnato da Acme, lead designer, e dallo studio viennese Bwm, per individuare un modello di progetto da poi replicare. Erich Bernard, socio fondatore di Bwm, racconta a Domus che una importante sfida del progetto “è stata quella di fare in modo che gli ospiti non si sentissero rinchiusi o intrappolati malgrado l’assenza di luce naturale. Per questo motivo, abbiamo realizzato una parete accanto al letto con delle tende che dessero l’illusione di una finestra”. Nelle stanze dove le finestre sono presenti, invece, “ci siamo concentrati sul creare un senso di apertura attraverso un’illuminazione accurata”.
La lezione della pandemia
Come tanti progetti di ospitalità realizzati recentemente, anche questo è stato direttamente influenzato dall’esperienza della pandemia, spiega Bernard: le persone cercano spazi che offrano confort e flessibilità e per questo lo spazio complessivo dell’hotel è stato disegnato “per incorporare tutte le funzioni chiave di una casa”, anche su piccola scala. Da qui la zona delle sedute all’ingresso, che si trasforma in uno spazio di lavoro, e le aree cucina.
“La sostenibilità è stata fondamentale, abbiamo creato un vero e proprio manifesto attorno a questo aspetto”, e anche un “feeling residenziale” è stato un punto importante, ribatte Wagner. “Il nostro desiderio era quello di dare agli spazi un’atmosfera accogliente e residenziale, in modo che le persone si sentissero subito a casa. Inoltre, le texture delicate rendono l’ambiente migliore e più confortevole”.
A Berlino, l’ex città degli squat dove fino a qualche anno fa affittavi un appartamento per un pugno di euro, l’Mm:nt è l’araldo di un futuro possibile dove tutto è bellissimo, velocissimo, automatizzato, anche se in una scala da alloggio a Singapore: quel poco spazio che c’è qui è sfruttato al meglio, come se questo fosse la risposta “designer” ai capsule hotel. Lo confermano le boiserie ubique, i pavimenti sofisticati, il comparto doccia-toilet con i loro colori tenui, gli arredi e le sedute customizzati, gli interruttori sempre nel punto perfetto, il comodino con il piano per la ricarica wireless per il telefono, l’ampio cassettone riponi-bagagli sotto il letto della stanza small.
Limiti dell'automazione
In questo prototipo di ospitalità automatizzata non tutto però funziona: la mancanza di personale umano si sente – io, per esempio, avrei avuto bisogno di ghiaccio per una botta che avevo preso e non c’era nessuno a cui chiedere – e non c’è un modo per lasciare il bagaglio in custodia dopo il check out (o meglio, lo puoi portare all’Adina di fianco). Gli ambienti sono sicuramente comodi e almeno all’inizio la sensazione è quella di avere una casa tutta per sé.
Le persone cercano spazi che offrano confort e flessibilità e per questo lo spazio complessivo dell’hotel è stato disegnato ‘per incorporare tutte le funzioni chiave di una casa‘, anche su piccola scala.
Erich Bernard
Però non è detto che a un certo punto non scatti qualcosa di diverso, una certa inquietudine e quel qualcosa che rende un hotel unico e ce lo fa ancora preferire a un appartamento Airbnb: farsi spiegare un itinerario dal concierge, scendere a fare due chiacchiere al bancone del bar, osservare la fauna sempre stravagante che si presenta alla colazione. Insomma, manca il fattore umano.
“Per l’Mm:nt Lab di Berlino, con sei stanze, c’è solo un host in determinati orari, ma per l’Mm:nt un host sarà presente tutto il tempo per far sentire le persone accolte e a casa”, segnala però Wagner. E spiega che “l’idea non è quella di renderlo completamente privo di esseri umani, ma renderlo semplice e funzionale”. Ma questo è un esperimento e così va vissuto, “Tuttavia, trattandosi di un laboratorio di prova, stiamo testando tantissime cose” dice a Domus la designer, che aggiunge “abbiamo anche volutamente introdotto alcuni errori in modo da poter testare delle teorie”.
Come certe tecnologie ancora “beta”, l’Mm:nt Lab di Berlino piacerà soprattutto a chi apprezza assaggiare le novità prima del lancio. Per il resto, con un prezzo a notte dai 90 euro in su per una stanza in cui in due si sta sicuramente parecchio stretti, forse non è proprio l’hotel che consiglieresti ai tuoi amici.