Padiglione Visconti, Via Tortona 58, Milano
17-23 aprile 2023, h. 14-00 (17 aprile h. 14-16) 17-23 aprile - h 11-19
Una nuova collezione rilancia negli store le icone della storia Ikea
Ikea compie ottant’anni e rivisita mobili e accessori che hanno segnato la sua storia nella collezione Nytillverkad: presentati alla Design Week di Milano, saranno negli store questa estate.
Foto courtesy Ikea
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- Alessandro Scarano
- 18 aprile 2023
Lövet è un tavolinetto a tre gambe con un piano lucido che ricorda le forme di una foglia allungata. Ha quasi settant’anni, Ikea l’ha lanciato in origine nel 1956, quando ancora non aveva neanche un negozio ma vendeva per corrispondenza. È rientrato a catalogo con il nome di Lövbacken, sempre rigorosamente nelle tinte dell’originale, prima nel 2013 e poi due anni fa. Oggi il tavolino si colora di tinte sgargianti e inedite, arancione, blu o verde chiaro, e diventa uno dei prodotti chiave con cui Ikea festeggia gli ottant’anni alla Milano Design Week. La collezione Nytillverkad si compone infatti interamente di pezzi ripescati dalla “cassa del tesoro” dell’archivio Ikea e ripensati per il presente, con l’impiego di nuove tecniche di produzioni e massima attenzione sui sui temi caldi di sostenibilità e riciclo. E ovviamente sul prezzo.
Courtesy Ikea
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“C’è una grande richiesta di prodotti Ikea vintage e di seconda mano”, spiega Johan Ejdemo, design manager di Ikea Svezia. Pezzi che raggiungono spesso prezzi stellari rispetto al loro prezzo di lancio. Tra le ragioni, secondo il designer, c’è di sicuro l’effetto nostalgia, ma anche la maggior giocosità di quanto disegnato negli anni Settanta e Ottanta, a cui ci rivolgiamo per trovare un ottimismo che tra guerre e crisi climatica sembra lontanissimo. La mossa di Ikea con Nytillverkad è di reintegrare quello spirito nel presente, rimettendo sugli scaffali quei design con un prezzo pari a quello di quando sono stati lanciati, o anche inferiore. Per rendere possibile tutto questo, spiega il design manager, è stato necessario un importante grande lavoro di riprogettazione che ha riconnesso tra epoche diverse.
Il desiderio di riportare sugli scaffali vecchi prodotti sul mercato si è scontrato con nuove regolamentazioni e con la difficoltà create dall’evoluzione dei metodi di produzione, oltre alla necessità di aggiornare i materiali, tra miglioramenti strutturali e scelte rilevanti (sostituire la pelle animale con quella vegana, per esempio). “È stato un lavoro duro”, ma uno sforzo giusto, per Ejdemo. A Domus confida una certa curiosità rispetto a come saranno percepiti gli oggetti Nytillverkad dalle nuove generazioni, che lo colpiscono per due motivi. Il primo è “la coscienza per la sostenibilità che porta i giovani a comprare nei mercatini”, ma c’è anche da considerare “questo rinnovato interesse per l’arredamento, che non vedevamo da anni”.
“Quando scavavo nel nostro archivio di progetti, ho trovato così tanto da scegliere, è davvero un tesoro”, spiega Karin Gustavsson, Range Identity Leader, Ikea Svezia. Occupandosi di Nytillverkad, ha recuperato persone dell’identità del brand che si erano persi per strada. E persone che hanno fatto la storia di Ikea. È successo per esempio con Noburu Nakamura, classe 1938, primo designer giapponese a lavorare per Ikea, per cui realizzò tra le altre cose, negli anni Settanta, una celebre seduta in pelle e legno di faggio (oggi sul mercato dell’usato costa intorno ai 700 euro). “Molti di quei designer oggi hanno più di 80 anni”. Come Sven Fristedt, designer tessile svedesi tra i più celebri, che tra i ’60 e gli ’80 collaborò con Ikea, progettando motivi che vengono recuperati nei tessuti e nei vassoi collezione Nytillverkad.
“Colorata, divertente, diretta”, così Gustavsson definisce la collezione. Perfetta per integrare l’arredamento di casa con elementi che trascendono il tempo, come lo sgabello Domstein che ricalca il Jerry di Karin Mobring, con ripiano in pino e gambe metalliche, o l’appendiabito da terra Smed sviluppato da Rutger Andersson (l’originale costa sui 200 euro nel mercato dell’usato). Tutti prodotti selezionati attraverso un attento lavoro di studio dell’archivio a cui è seguito un lungo confronto con il team degli ingegneri Ikea, al fine di capire cosa fosse davvero possibile rilanciare oggi, sempre tenendo conto del fatto, sottolinea Gustavsson, che Ikea entro il 2030 intende “chiudere il cerchio” in tema di circolarità del prodotto e sostenibilità. La libreria Billy, che accompagna Ikea da almeno metà della sua storia, è un po’ l’anti-Nytillverkad e al tempo stesso il suo prototipo ideale, l’oggetto simbolo del brand svedese che è diventato anche il nome di un indice di Bloomberg – si conta circa un Billy venduto ogni 100 abitanti del pianeta. Eppure un Billy del 2023 è radicalmente diverso da uno degli anni Novanta e diverso ancora da quello che Gillis Lundgren schizzò su un tovagliolo, spiega Fredrika Inger, Managing Director di IKEA Svezia. Perché gli oggetti Ikea incarnano sempre il tempo in cui vengono prodotti.
Siamo comodamente seduti sotto una gigantesca chiave esagonale, simbolo solitamente poco celebrato di Ikea, su un divano Klippan, in un corner dell’esposizione “Assembling The Future Together” con cui il brand è presente alla Design Week 2023 negli amplissimi spazi del Padiglione Visconti di Via Tortona. Tra le installazioni dedicate ai quattro elementi, un Billy color latte spunta come un monolite candido sull’allestimento dedicato all’elemento terra – composto da un cumulo di terra, molto prosaicamente. Inger discute nei dettagli di come il Billy sia stato adattato ai nostri tempi, con una recente evoluzione che elimina parti di plastica, rende più facile il processo di assemblaggio e disassemblaggio e lo rende quindi più duraturo – ricordate il refrain dei mobili Ikea che non si possono più smontare una volta assemblati altrimenti si rovinano? “L’abbiamo costruito in modo tale che sia perfettamente circolare”, dice Inger. “Non posso dire che siamo già alla circolarità completa, ma ci stiamo lavorando, quello è l’obbiettivo”. Un obbiettivo che è parte dell’identità di Ikea tanto quanto la bella vetrina dedicata ai pezzi iconici del brand, con i pezzi della collezione storica sugli scaffali – tavoli, credenze, luci, sedute – a raccontare l’evoluzione nel corso dei decenni del linguaggio di design del brand svedese. Che oggi deve per forza incorporare le emergenze dettate dalla crisi climatica. È questa la grande sfida dell’oggi che si delinea nelle parole di Inger.
La Managing Director traccia la traiettoria della strategia Ikea, partendo dalle conquiste già portate a casa da un design che da sempre si è posto l’obbiettivo di essere prima di tutto democratico e accessibile, e che ha risolto la diatriba del primato tra forma e funzione “decidendo che la cosa più importante è semplicemente il prezzo”; poi introduce l’orizzonte del presente-futuro, quello stilizzato nella mostra attraverso i quattro elementi: d’ora in poi dovremo essere molto bravi e organizzati nell’uso delle risorse che il pianeta ci mette a disposizione, e nell’impiego dell’ingegno e della tecnologia per ottimizzare per esempio l’acqua – vedi il progetto della casa 50 litri –, l’aria – la cui qualità è essenziale – o l’energia, cercando di risparmiarne il più possibile, come Ikea ha mostrato con la recente collaborazione con Little Sun. Tutte emergenze del design che Ikea si prende la responsabilità di portare nella discussione del Salone. “E dunque il ruolo di Ikea nell’essere qui al Fuorisalone, e più in generale di chiunque lavori con il design, penso che sia di grande responsabilità, perché riguarda il rendere le cose migliori per il pianeta e per le persone”, conclude Inger.
Tutte le immagini courtesy Ikea
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