Milano Design Week, 5 cose da vedere oggi

È ufficilamente iniziato il Fuorisalone 2022. Dalla collaborazione tra un brand storico come Cassina e Abloh all’attesissimo ritorno di Alcova, la nostra prima selezione agli eventi da non perdere.

Alcova Con 90 espositori ben assortiti e distribuiti nei quattro edifici dismessi e nel grande parco dell’ex ospedale militare di Baggio, Alcova si conferma una tappa obbligata di questa Design Week. Il merito va senz’altro alla curatela attenta di Joseph Grima e Valentina Ciuffi, ma anche alla combinazione equilibrata e composita dell’offerta, che mescola aziende affermate e nuovi brand, designer italiani e internazionali, progetti di ricerca e scuole, alto artigianato e progetti sperimentali. In più, c’è un nuovo edificio, l’ex ospedale psichiatrico, che da solo vale il viaggio. L’elemento conduttore che lega realtà tanto diverse è, come spiega Grima, l’atteggiamento coraggioso, oltre naturalmente all’approccio multidisciplinare. Quest’anno, ci sarà anche più attenzione al food, concentrato nello spazio del Tempio e nella Food Court che resteranno aperti fino alle 22. Mentre il Cutoff bar sarà animato da un programma di performance e incontri per l’intera settimana.
Elena Sommariva

Via Simone Saint Bon 1, Milano
Foto Marco Menghi

Alcova The Garden, Otherside Objects

Via Simone Saint Bon 1, Milano
Foto Marco Menghi

Alcova

Via Simone Saint Bon 1, Milano
Foto Marco Menghi

Cassina, tra nuovi e vecchi maestri C’è davvero molto da vedere quest’anno da Cassina, che concentra le sue molte anime sotto il cappello di Perspectives 2022. Ci si trovano grandi classici rivisitati per dimensioni, scelte materiche e tipologiche (Gaetano Pesce, Charlotte Perriand, Afra e Tobia Scarpa), nuove proposte di designer già in scuderia dell’azienda (Urquiola, Dordoni) ma non solo (Antonio Citterio, Linde Freya Tangelder), la linea di accessori e complementi Details (con i nuovi vasi dei Formafantasma), la Divisione Custom Interiors con due nuove sedie contract (una di Matteo Thun), e soprattutto il progetto Modular Imagination di Virgil Abloh, la grande attesa di quest’anno. Ultima tappa della visita nello showroom, nella sala circolare al piano superiore, su un set arancio, i due elementi modulari nero opaco sono sorprendentemente morbidi e sanno creare una famiglia di arredi varia di lego giganti. Gioco e invenzione in una proposta in serie limitata che rappresenta una virata al futuro di un marchio storico che sa osare.
Loredana Mascheroni

Cassina Flagship Store, Via Durini 16, Milano
Foto Marco Menghi

Cassina, tra nuovi e vecchi maestri Esosoft, Antonio Citterio, Showroom Milano

Cassina Flagship Store, Via Durini 16, Milano
Foto Valentina Sommariva

Cassina, tra nuovi e vecchi maestri Ginori 1735, Post Scriptum Collection, Formafantasma

Cassina Flagship Store, Via Durini 16, Milano
Foto Luca Merli

Cristina Celestino. Florilegio “Vado matta per le pasticcerie e per le fiorerie”, ammette Cristina Celestino. Così, dopo avere trasformato la storica pasticceria Cucchi in caffè-concerto nel 2019, alla Design Week di quest’anno si concentra sull’antico fiorista Radaelli, in via Manzoni dal 1886. Il negozio è un piccolo gioiello architettonico, progettato nel 1945 da Guglielmo Ulrich. Il tocco leggero e puntuale della designer mira a valorizzare l’involucro – “un ibrido tra interno ed esterno”, aggiunge – dove si mescolano elementi di architettura del paesaggio, come i gradoni e una fontana, e borghesi, come il tavolo di legno per scrivere i bigliettini e il banco di pietra con la cassa integrata. Qui, s’inseriscono i vasi di vetro e specchio del suo marchio Attico Design, i tessuti disegnati per Limonta, le sedute per Billiani, i tappeti per CC Tapis e, sulle pareti ruvide, le farfalle per Ames realizzate artigianalmente in Colombia. Spiega Celestino di averlo scoperto per caso, leggendo una monografia su Ulrich. Il colpo di fulmine, invece, è garantito.
Elena Sommariva

Radaelli Fioraio, via A. Manzoni 16, Milano
Foto © De Pasquale + Maffini 

Cristina Celestino, Florilegio

Radaelli Fioraio, via A. Manzoni 16, Milano
Foto Marco Menghi

Cristina Celestino, Florilegio

Radaelli Fioraio, via A. Manzoni 16, Milano
Foto © De Pasquale + Maffini 

Tomorrow Living De Lucchi, Ratti, Pestellini Laparelli e Ricciardi sono solo alcuni dei 30 esperti – tra creativi e scienziati – coinvolti in questa indagine su come vivremo. Il progetto, lanciato in tempo di lockdown dal centro di ricerca estetica di Huawei e curato da Robert Thiemann (Frame), atterra al Meet di Maria Grazia Mattei, il nuovo spazio milanese dedicato alla cultura digitale. Quattro episodi per altrettante installazioni video. Ognuna è dedicata a un concetto base del vivere del futuro, tra cui – indovina! – l’onnipresente resilienza. Il risultato è importante, ma forse ce lo si godeva di più guardandolo ciascuno dal suo cellulare. Codici QR, dove siete quando servite? In fondo, è il futuro anche questo. Alla fine del viaggio, una grande e bella installazione immersiva di Space Popular.
Alessandro Scarano

Meet, viale Vittorio Veneto, Porta Venezia
Foto Marco Menghi

Tomorrow Living

Meet, viale Vittorio Veneto, Porta Venezia
Foto Marco Menghi

Tomorrow Living

Meet, viale Vittorio Veneto, Porta Venezia
Foto Marco Menghi

Kaia, Kim van den Belt, BASE La natura è una fonte di ispirazione inesauribile per la designer Kim van den Belt, laureatasi lo scorso anno alla Minerva Academy di Groningen. Il suo ultimo progetto è Kaia è una lampada ‘viva’ che produce luce e, allo stesso tempo, filtra il diossido di carbonio dall’ambiente. È composta da due calotte semisfere – nei cui raggi ricurvi alloggiano le alghe – realizzati con una termoplastica, un materiale che si sterilizza facilmente grazie a una lampada UV-C e che quindi riduce la possibilità che i batteri compromettano la coltura. Le alghe all’interno della struttura della lampada crescono quando è accesa grazie al processo di fotosintesi, rilasciano ossigeno e diventano un filtro sostenibile per la CO₂. Vanno raccolte ogni due mesi e sostituite. La fonte a LED utilizzata ha lunghezze d’onda che imitano quelle della luce del sole e può avere un’influenza positiva sulle cellule a livello molecolare. La designer ripone in Kaia anche una valenza anti-consumistica: spera che, creando una relazione simbiotica con l’oggetto, gli si dia più valore e lo si conservi più a lungo.
Loredana Mascheroni

BASE, Via Bergognone 34, Milano
Foto Alessandro Scarano

Kaia, Kim van den Belt, BASE

BASE, Via Bergognone 34, Milano
Foto Alessandro Scarano

Kaia, Kim van den Belt, BASE

BASE, Via Bergognone 34, Milano
Foto Alessandro Scarano

Dopo un’edizione mancata (a causa della pandemia) e il Supersalone dello scorso settembre, torna la Design Week, in un mese atipico: giugno.

Grandi aspettative e voglia di ripartire per quest’edizione intitolata “Tra spazio e Tempo”: un invito a riflettere sulla fragilità del mondo e a prendere coscienziosamente atto sul suo cambiamento climatico. Milano si prepara ad accogliere designer, architetti, artisti e visitatori provenienti da tutto il mondo offrendo le sue grandi bellezze storiche e all’avanguardia per i distretti sparsi tra le vie delle città. Qualcuno se n'è visto già nel weekend, il numero crescerà in vista dell'inagurazione di domani della fiera a Rho.

In attesa che il Salone del Mobile apra i battenti, abbiamo selezionato le location da visitare in città oggi. Sfoglia la gallery per scoprirli.

Immagine in apertura: Cassina, Modular Imagination, Virgil Abloh. Foto Luciano Romano

Alcova Via Simone Saint Bon 1, Milano
Foto Marco Menghi

Con 90 espositori ben assortiti e distribuiti nei quattro edifici dismessi e nel grande parco dell’ex ospedale militare di Baggio, Alcova si conferma una tappa obbligata di questa Design Week. Il merito va senz’altro alla curatela attenta di Joseph Grima e Valentina Ciuffi, ma anche alla combinazione equilibrata e composita dell’offerta, che mescola aziende affermate e nuovi brand, designer italiani e internazionali, progetti di ricerca e scuole, alto artigianato e progetti sperimentali. In più, c’è un nuovo edificio, l’ex ospedale psichiatrico, che da solo vale il viaggio. L’elemento conduttore che lega realtà tanto diverse è, come spiega Grima, l’atteggiamento coraggioso, oltre naturalmente all’approccio multidisciplinare. Quest’anno, ci sarà anche più attenzione al food, concentrato nello spazio del Tempio e nella Food Court che resteranno aperti fino alle 22. Mentre il Cutoff bar sarà animato da un programma di performance e incontri per l’intera settimana.
Elena Sommariva

Alcova Via Simone Saint Bon 1, Milano
Foto Marco Menghi

The Garden, Otherside Objects

Alcova Via Simone Saint Bon 1, Milano
Foto Marco Menghi

Cassina, tra nuovi e vecchi maestri Cassina Flagship Store, Via Durini 16, Milano
Foto Marco Menghi

C’è davvero molto da vedere quest’anno da Cassina, che concentra le sue molte anime sotto il cappello di Perspectives 2022. Ci si trovano grandi classici rivisitati per dimensioni, scelte materiche e tipologiche (Gaetano Pesce, Charlotte Perriand, Afra e Tobia Scarpa), nuove proposte di designer già in scuderia dell’azienda (Urquiola, Dordoni) ma non solo (Antonio Citterio, Linde Freya Tangelder), la linea di accessori e complementi Details (con i nuovi vasi dei Formafantasma), la Divisione Custom Interiors con due nuove sedie contract (una di Matteo Thun), e soprattutto il progetto Modular Imagination di Virgil Abloh, la grande attesa di quest’anno. Ultima tappa della visita nello showroom, nella sala circolare al piano superiore, su un set arancio, i due elementi modulari nero opaco sono sorprendentemente morbidi e sanno creare una famiglia di arredi varia di lego giganti. Gioco e invenzione in una proposta in serie limitata che rappresenta una virata al futuro di un marchio storico che sa osare.
Loredana Mascheroni

Cassina, tra nuovi e vecchi maestri Cassina Flagship Store, Via Durini 16, Milano
Foto Valentina Sommariva

Esosoft, Antonio Citterio, Showroom Milano

Cassina, tra nuovi e vecchi maestri Cassina Flagship Store, Via Durini 16, Milano
Foto Luca Merli

Ginori 1735, Post Scriptum Collection, Formafantasma

Cristina Celestino. Florilegio Radaelli Fioraio, via A. Manzoni 16, Milano
Foto © De Pasquale + Maffini 

“Vado matta per le pasticcerie e per le fiorerie”, ammette Cristina Celestino. Così, dopo avere trasformato la storica pasticceria Cucchi in caffè-concerto nel 2019, alla Design Week di quest’anno si concentra sull’antico fiorista Radaelli, in via Manzoni dal 1886. Il negozio è un piccolo gioiello architettonico, progettato nel 1945 da Guglielmo Ulrich. Il tocco leggero e puntuale della designer mira a valorizzare l’involucro – “un ibrido tra interno ed esterno”, aggiunge – dove si mescolano elementi di architettura del paesaggio, come i gradoni e una fontana, e borghesi, come il tavolo di legno per scrivere i bigliettini e il banco di pietra con la cassa integrata. Qui, s’inseriscono i vasi di vetro e specchio del suo marchio Attico Design, i tessuti disegnati per Limonta, le sedute per Billiani, i tappeti per CC Tapis e, sulle pareti ruvide, le farfalle per Ames realizzate artigianalmente in Colombia. Spiega Celestino di averlo scoperto per caso, leggendo una monografia su Ulrich. Il colpo di fulmine, invece, è garantito.
Elena Sommariva

Cristina Celestino, Florilegio Radaelli Fioraio, via A. Manzoni 16, Milano
Foto Marco Menghi

Cristina Celestino, Florilegio Radaelli Fioraio, via A. Manzoni 16, Milano
Foto © De Pasquale + Maffini 

Tomorrow Living Meet, viale Vittorio Veneto, Porta Venezia
Foto Marco Menghi

De Lucchi, Ratti, Pestellini Laparelli e Ricciardi sono solo alcuni dei 30 esperti – tra creativi e scienziati – coinvolti in questa indagine su come vivremo. Il progetto, lanciato in tempo di lockdown dal centro di ricerca estetica di Huawei e curato da Robert Thiemann (Frame), atterra al Meet di Maria Grazia Mattei, il nuovo spazio milanese dedicato alla cultura digitale. Quattro episodi per altrettante installazioni video. Ognuna è dedicata a un concetto base del vivere del futuro, tra cui – indovina! – l’onnipresente resilienza. Il risultato è importante, ma forse ce lo si godeva di più guardandolo ciascuno dal suo cellulare. Codici QR, dove siete quando servite? In fondo, è il futuro anche questo. Alla fine del viaggio, una grande e bella installazione immersiva di Space Popular.
Alessandro Scarano

Tomorrow Living Meet, viale Vittorio Veneto, Porta Venezia
Foto Marco Menghi

Tomorrow Living Meet, viale Vittorio Veneto, Porta Venezia
Foto Marco Menghi

Kaia, Kim van den Belt, BASE BASE, Via Bergognone 34, Milano
Foto Alessandro Scarano

La natura è una fonte di ispirazione inesauribile per la designer Kim van den Belt, laureatasi lo scorso anno alla Minerva Academy di Groningen. Il suo ultimo progetto è Kaia è una lampada ‘viva’ che produce luce e, allo stesso tempo, filtra il diossido di carbonio dall’ambiente. È composta da due calotte semisfere – nei cui raggi ricurvi alloggiano le alghe – realizzati con una termoplastica, un materiale che si sterilizza facilmente grazie a una lampada UV-C e che quindi riduce la possibilità che i batteri compromettano la coltura. Le alghe all’interno della struttura della lampada crescono quando è accesa grazie al processo di fotosintesi, rilasciano ossigeno e diventano un filtro sostenibile per la CO₂. Vanno raccolte ogni due mesi e sostituite. La fonte a LED utilizzata ha lunghezze d’onda che imitano quelle della luce del sole e può avere un’influenza positiva sulle cellule a livello molecolare. La designer ripone in Kaia anche una valenza anti-consumistica: spera che, creando una relazione simbiotica con l’oggetto, gli si dia più valore e lo si conservi più a lungo.
Loredana Mascheroni

Kaia, Kim van den Belt, BASE BASE, Via Bergognone 34, Milano
Foto Alessandro Scarano

Kaia, Kim van den Belt, BASE BASE, Via Bergognone 34, Milano
Foto Alessandro Scarano