Il Fuorisalone è iniziato e con oggi anche il Salone del Mobile di Milano apre le sue porte a tutti i professionisti del mestiere. Ieri vi abbiamo portato tra le realtà storiche come Cassina e le location del momento tra Alcova e Base. Sfoglia la gallery per scoprire i migliori eventi di oggi.
Milano Design Week, 5 cose da vedere oggi / 2
Da Baranzate Ateliers alla Floating Forest di Stefano Boeri per Timberland sulla Darsena, passando per il Duomo con Tokyo Toilet. La nostra selezione degli eventi imperdibili per la seconda giornata di Fuorisalone.
Via Milano 251, Baranzate
Ben Storms. Foto Stefania Zanetti
Via Milano 251, Baranzate
Foto Stefania Zanetti
Via Milano 251, Baranzate
Foto Stefania Zanetti
TOILETPAPER STREET dreamed with ORGANICS by Red Bull, Via Balzaretti
Foto Alessandro Ottaviani
TOILETPAPER STREET dreamed with ORGANICS by Red Bull, Via Balzaretti
Foto Alessandro Ottaviani
TOILETPAPER STREET dreamed with ORGANICS by Red Bull, Via Balzaretti
Foto Alessandro Ottaviani
NFQ, Via Privata Passo Pordoi 6, Milano
Foto Omar Golli
NFQ, Via Privata Passo Pordoi 6, Milano
Foto Omar Golli
NFQ, Via Privata Passo Pordoi 6, Milano
Foto Omar Golli
Darsena, Navigli
Foto Marco Menghi
Darsena, Navigli
Foto Alessandro Scarano
Darsena, Navigli
Foto Alessandro Scarano
Metropolitana Duomo, Triennale, Uniqlo piazza Cordusio
Foto Marco Menghi
Metropolitana Duomo, Triennale, Uniqlo piazza Cordusio
Foto Marco Menghi
Metropolitana Duomo, Triennale, Uniqlo piazza Cordusio
Foto Marco Menghi
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- La redazione di Domus
- 07 giugno 2022
Alle porte della città, area nord-ovest, la fabbrica dismessa delle macchine per cucine Necchi si riaccende per dare corpo a un progetto ambizioso: replicare il successo dell’hub creativo poco distante da Bruxelles, Zaventem Ateliers, e creare un polo creativo che ospiti una comunità di artisti e designer. Motore dell’iniziativa è Lionel Jadot, che nel 2019 aveva avviato il progetto belga e che per questo debutto milanese ha riunito 16 dei suoi residenti belgi e 7 ospiti. I 3.000 metri quadrati di spazio espositivi non saranno solo un luogo di scambio e condivisione tra designer, artisti, collezionisti, architetti e aficionados, ma anche teatro per feste, eventi artistici e performance (in collaborazione con Belgium is Design). “In Belgio ha funzionato”, racconta Jadot. “La formula giusta è selezionare creatori eccezionali che abbiano lo spirito giusto e l’energia per spingere il progetto lontano, come a Zaventem, che è stato un acceleratore per la nostra piccola famiglia, che ha prodotto nuovi pezzi incredibili anche di grandi dimensioni, grazie allo spazio a disposizione. Anche Baranzate ha il potenziale per essere messa sulla mappa della creatività milanese”.
L.M.
Pierre Emmanuel Vandeputte
Thomas Serruys
Alla Design Week trovi i grandi nomi della progettazione, i talenti emergenti, brand piccoli, medi, grandi e leggendari. E magari chi spende una fortuna per passare inosservato. E poi ci sono quelli che la città la leggono così bene che non ne sbagliano una. Fino a farti pensare che in fondo Milano, nel bene e nel male e anche in tutto quello che ci corre in mezzo, oggi siano loro. Ovviamente si parla di Maurizio Cattelan e Pierpaolo Ferrari, il duo creativo dietro Toiletpaper. Che dopo avere creato una icona cittadina con la “casa dei rossetti” che gli fa da quartier generale, estendono il concetto a tutta la via. Una strada stretta, potenzialmente anonima, tra l’altro affacciata sull’imponente nuovo complesso delle Residenze Carlo Erba, che si prende tutta l’attenzione, con un progetto di arte pubblica già instagrammatissimo, che resterà anche dopo la Design Week, inaugurato da tre giorni di block party in collaborazione con Organics by Red Bull. Ah, ci sono anche le novità della linea casa di Toiletpaper: librerie, imbottiti componibili e comodini. Ma il punto sicuramente non è quello.
A.S.
Un po’ a margine del circuito del fuorisalone, in zona Scalo Romano, oltre Fondazione Prada, ci sono due pezzi esemplari disegnati da Konstantin Grcic per la Galleria Giustini / Stagetti. I confini tra architettura e industrial design sembrano dissolversi in Wall e DayBed, della collezione “Ceci n’est pas un mur”, un nome scelto come invito a interrogarsi sul modo in cui percepiamo gli oggetti. Negli spazi ex industriali di NFQ i tre moduli di Wall – da uno, due e tre metri – sono uniti in sequenza, ma sono solo una delle infinite possibilità compositive studiate da Gric. Il riferimento all’architettura è ben visibile: ci sono le fondamenta, il garage, il porticato, le finestre, il tetto, i piani. È un gioco di forme e volumi, positivi e negativi, che creano spazi di esposizione e contenimento sempre diversi per una struttura autoportante con usi molteplici. Daybed è un’isola per dormire, lavorare, studiare e rilassarsi, appoggiata su una pedana. Grcic ha scelto il legno lasciato al naturale, con le lastre posate secondo uno schema inusuale che giustappone le venature, un escamotage decorativo che in realtà suggerisce le diverse funzioni.
L.M.
Stefano Boeri, boss transnazionale delle foreste verticali, per questo Fuorisalone ne sforna una galleggiante. Potrebbe diventare un simbolo di questa edizione: eclatante nelle attese, si rivela essere tutto tranne che grandiosa, per niente fuori scala rispetto al contesto; anzi, da lontano pare quasi il dehor di un bar con affaccio sull’acqua… In realtà è quel che dovrebbe essere, e si sposa con i valori del committente, Timberland, un brand che di foreste ne parla già dal nome. Non è più il 2019 e in fondo è bene così. Al suo interno la Floating Forest ospita 610 piante di 30 specie diverse, che saranno poi trasferite nel Parco della Vettabbia, e un percorso sensoriale in quattro tappe con qualche sporadica apparizione di prodotto in materiale sostenibile (suole in canna da zucchero e tomaia in gomma riciclata), registrazioni di uccellini che cantano, un certo puzzo che fa subito campagna, angolo selfie e altre avventure. Il largo impiego del legno come materiale costruttivo e la grande parete specchiante che accoglie i visitatori conferiscono quel touch nordico che male non fa. Per Boeri, questa è “la dimostrazione che è possibile fare qualcosa come questo”. Oltre che nel design, è circolare anche nei concetti: cosa si può volere di più?
A.S.
Abbattere i luoghi comuni e lo stigma collegati ai bagni pubblici delle grandi città è la missione di The Tokyo Toilet, progetto della Nippon Foundation. Tutto ha avuto inizio in occasione delle Olimpiadi 2020 quando hanno installato 17 bagni pubblici nel distretto di Shibuya della capitale giapponese. Pulite, spaziose e altamente tecnologiche, le toilette sono state molto apprezzate dagli abitanti del quartiere. Il fatto che fossero progettate da 16 architetti di fama internazionale, tra cui Shigeru Ban, Toyo Ito, Kengo Kuma e Tadao Ando, ha sicuramente contribuito al livello altissimo e al successo dell’iniziativa. Anche se, come ribadisce il presidente della fondazione Koji Yanai, il vero fattore imprescindibile è la pulizia. Per questo motivo, ogni bagno è accompagnato da un contratto di manutenzione di tre anni. Il primo passo per esportare il modello in Europa è a Milano. Per la precisione, nel bagno pubblico della stazione della metropolitana Duomo completamente riallestito dal collettivo di artisti SKWAT con il grafico Satoshi Machiguchi e le fotografie di Daidō Moriyama, in collaborazione con l’azienda di sanitari TOTO. Due installazioni, nello store Uniqlo e alla Triennale, rendono invece visibile l’innovativo concept che si fonda sulla cultura giapponese dell’ospitalità.
E.S.