È in via Plinio al 39. Di notte esibisce la sua inconfondibile insegna al neon su sfondo rosso che da qualche anno viene richiesta e imitata anche da altri locali storici in città o capitali europee. È il Bar Basso, non solo ritrovo preferito per i protagonisti della movida del Fuori Salone ma anche luogo-simbolo di come Milano nella settimana del Salone diventi davvero un cuore pulsante di incontri, scambi, sogni e visioni. È a partire dagli anni ’80 che il Bar Basso ha legato se stesso alla cultura del design: negli anni della “Milano da bere” molti giovani designer internazionali come James Irvine, Mark Newson, Jasper Morrison, Kostantin Grcic, Thomas Eriksson e Emmanuel Babled prendono l’abitudine di ritrovarsi al Basso per l’aperitivo o le chiacchiere del dopo Salone, sorseggiando cocktail come Manhattan, White Lady, Bloody Mary, Margarita e naturalmente l’intramontabile Negroni Sbagliato. Accanto a loro arrivano anche gli italiani.
E dagli anni ’90 grandi aziende come Alessi o Baccarat iniziano a interessarsi al design dei bicchieri da cocktail. Il Basso non fa nulla per assecondare mode o trend: fedele a se stesso, con il suo bancone e i suoi arredi in legno, con i suoi specchi e lampadari di cristallo, emana un sapore antico che ben si presta ad accogliere – secondo il principio dell’attrazione degli opposti – la modernità del design e dei suoi creatori.
Immagine di apertura: Bar Basso, foto di Renzo Giusti su Flickr