L’auto elettrica è ormai sulla bocca di tutti. Stando alle case automobilistiche, dal 2030, in Europa, si produrranno solo vetture alimentate da ioni di litio. È in atto una vera e propria rivoluzione, che la Tesla Roadster ha avuto il merito di innescare a tutti gli effetti quindici anni or sono.
La prima quattro ruote messa in strada da Elon Musk sembra ormai un oggetto retrofuturistico: sorpassato dai competitor di oggi, ma terribilmente all’avanguardia per il suo tempo. Realizzarla non fu certo semplice, tanto che Tesla rischiò il collasso finanziario più volte nei quattro anni successivi al lancio. La questione più annosa riguardava la progettazione della batteria, perché all’epoca nessuno aveva mai collegato una settantina di accumulatori in parallelo per installarli a bordo di una macchina.
Gli ingegneri, in un capannone che via via diventò un centro di ricerca e sviluppo, cercarono prima di capire quale fosse il modo migliore per dissipare il calore generato dal flusso di corrente, poi collegarono al battery pack un motogeneratore asincrono trifase raffreddato ad aria; questo trasmetteva potenza alle ruote posteriori attraverso un monomarcia BorgWarner a coppia continua. Era il mese di ottobre 2004: quattro mesi dopo, sistemato il gruppo propulsore su una Lotus Elise modificata – auto sempre piaciuta a Musk per la sua forma, leggerezza e prestazioni – il prototipo della prima Roadster era pronto. Musk lo utilizzò per andare alla riunione del consiglio d’amministrazione, dichiarandosi soddisfatto da continuare a investire nel progetto.
Per la produzione della Roadster, nel luglio del 2005, Tesla firmò con Lotus un contratto che prevedeva una fornitura di vetture-aliante ovvero vetture interamente realizzate dal Costruttore britannico, ma sprovviste del powertrain che veniva invece montato nella facility di Menlo Park, California.
Il 19 giugno 2006 la prima Roadster fu presentata al pubblico: aveva un’autonomia compresa tra i 340 e i 390 chilometri, raggiungeva i 200 km/h e accelerava da 0 a 100 km/h in 3,7 secondi. Dulcis in fundo, si poteva anche ricaricare attraverso il normale impianto elettrico casalingo, in circa 10/15 ore.
La piccola due posti vantava linee molto pulite, che riprendevano quasi in tutto e per tutto quelle della Elise disegnata da Julian Thompson. Estremamente compatta, ricordava le auto da corsa degli anni Sessanta; un piccolo spoiler, delimitato dalle dorsali laterali che partivano dal montante B, creava portanza aerodinamica alle alte velocità. Le prime cento unità andarono a ruba, vennero prenotate e vendute tutte in meno di tre settimane. A marzo 2008 iniziò la messa in produzione ufficiale e terminò a gennaio 2012.
Con 2500 esemplari venduti in 31 paesi, il modello permise a Tesla Motors di dare preziosa linfa vitale sia a sé stessa, sia a tutto il comparto delle EV, ridisegnando il perimetro concettuale dell’auto elettrica, fino a quel momento concepita come qualcosa di goffo e poco applicabile all'industria automobilistica. La Roadster dimostrò sul campo che una full electric poteva competere con le vetture a motore termico del proprio segmento, in questo caso quello delle sportive. Tesla ha imparato molto dalla sua Roadster, spendendo tutto il know-how e i ricavi accumulati per costruire la Model S, la prima vettura costruita interamente in-house.
Vale la pena aggiungere che il 2023 sarebbe dovuto essere – dopo innumerevoli rinvii – l’anno della nuova Tesla Roadster, il cui prototipo, stando a quanto dichiarato dalla Casa, sarebbe in grado di scattare da 0 a 100 km/h in meno di due secondi e superare i 400 km/h, il tutto con un’autonomia di circa 1000 chilometri. Sogno o realtà? Non ci resta che attendere, anche perché, che il visionario Elon Musk sappia tradurre in progetti che sulla carta ci sembrano fantascientifici in esperienze tangibili è fatto ormai assodato.