Imparare dalle cose comuni, dagli oggetti con autori anonimi o semplicemente della cultura materiale o amatoriale, dà alle riflessioni autoriali una marcia in più, perché lega queste riflessioni a ciò che tutti (ri)conoscono ma che ancora non hanno (ri)trovato.
Dopo le considerazioni di Lorenzo Damiani sull’importanza della materia che diventa materiale nel progetto, su quella parte fisica e pesante da gestire e plasmare secondo natura che va verso una funzione d’uso, parliamo ora del suo opposto immateriale: l’aria.
Con la sua inconsistenza e invisibilità è uno dei materiali “impossibili” che anche il design ha provato a disegnare. L’aria è leggera o relativamente pesante, calda o fredda, stagnante o mossa dal vento, porta profumi e ci permette di respirare, ma soprattutto, progettualmente parlando, permette di riempire un volume strutturandolo o di svuotarlo perdendo la sua tridimensionalità.
L’oggetto che meglio di tutti, e forse prima di tutti, possiede queste caratteristiche e a cui Lorenzo Damiani ci invita a pensare è il “salvagente” gonfiabile: uno strumento tipologico ad alta funzionalità, utilizzabile molto seriamente per salvare vite ma anche per attività ludiche spensierate, estive e balneari. Le sue varie tipologie possibili avvolgono il corpo sottoforma di imbragatura indossabile, ma la sua forma primaria, nel più semplice dei casi, è quella della ciambella: un minimo cerchio che cinge la vita.
Esistono versioni forse più professionali, anche in vari materiali inattaccabili e solidi, più leggeri dell’acqua (per esempio il sughero in antichità o materiali sintetici oggi) ma questi non sono bidimensionabili, e restano con il loro volume sempre presenti. La soluzione più interessante per le nostre riflessioni è però quella più comune e popolare nella versione ad aria, fatta di una membrana sintetica, monomaterica e monocromatica. Questa è la soluzione dal costo minimo e dal risultato massimo: è producibile in grandi serie economiche e l’involucro (senz’aria) è ripiegabile senza occupare spazio inutile sia nel deposito che nella spedizione.
È un oggetto di cui si compra solo la “pelle” e il risultato è “plasmato” sul posto, all’occorrenza, anche con l’uso del solo proprio respiro che immette ciò che dà la sostanza funzionale principale. È un oggetto molto pragmatico ma anche poetico, in cui il ricordo ha un ruolo importante, perché tutti ne hanno di piacevoli legati all’infanzia e solo pochissimi, per fortuna, ne hanno memoria tragica, ma ogni volta che prendiamo un aereo la nostra attenzione si accende proprio sulle indicazioni dei gonfiabili di salvataggio sotto al sedile, che se non si gonfiano automaticamente, richiedono di essere riempiti a perdifiato tramite la cannuccia rossa.
Oltre alle tipologie diverse nei vari settori del design, dall’idea dell’oggetto gonfiabile, e quindi del salvagente, sono nate forme e funzioni diversificate, dai braccioli, ai canotti, ai gommoni con motore fino ai materassini… e quest’ultimo, sul quale ci si può sdraiare per un riposo galleggiante ma anche all’asciutto per rendere più morbido un giaciglio, è forse definibile come “ponte” o cerniera con il mondo del design per la casa.
Per funzioni o attività domestiche o quotidiane, più o meno temporanee, ci sono materassi per letti di emergenza (non nel senso del pericolo ma dell’urgenza funzionale), divani, poltrone e poi lampade, abiti, giochi, e tanti complementi, tutti gonfiabili all’occorrenza e per necessità.
Tanti sarebbero gli esempi, dove anche l’arte e l’architettura storicamente si sono confrontate con questo tema tecnologico ed espressivo, ed ognuno, a modo suo, reinventa l’uso strutturale e plastico dell’aria, prendendo alla lettera l’importanza creativa del “soffio creatore”.