
Un capolavoro brutalista racconta la novità firmata 24Bottles
I Collegi di Giancarlo De Carlo a Urbino ospitano la campagna di un prodotto firmato 24Bottles: la prima bottiglia in titanio del brand, progettata all’insegna dell’essenzialità.
Con la prospettiva ipotizzata dall’Europa di un 2035 a partire dal quale saranno venduti esclusivamente veicoli a emissioni zero, cosa diventerà l’automobile? Un museo dell’automobile, dunque, diventerà letteralmente un museo, alla stregua di quelli di paleontologia?
In realtà, a mano a mano che il nostro rapporto con lo spostamento individuale si andava modificando, anche i musei dell’automobile si sono evoluti in forma e in ruolo. Dalla forma prebellica della collezione — personale come quella torinese di Biscaretti di Ruffia, o finalizzata al controllo dei brevetti come la prima collezione Daimler — colla fine della guerra e l’esplosione industriale abbiamo visto nascere i musei veri e propri, a celebrare i risultati di interi contesti produttivi, o di singoli brand che andavano consolidando la loro natura di icone.

Oggi che non è più questione di celebrare il prodotto, l’oggetto-auto, si parla di luoghi dell’esperienza, più che di istituzioni museali nell’accezione classica, luoghi dove avviene anche il presente dell’automobile oltre che il suo passato, e spesso si ragiona sulle sue implicazioni future. A volte sono integrati nella sede o nel centro di vendita, come per BMW o Volkswagen; a volte è lo stabilimento stesso a farsi esperienza, come capita con Ferrari a Maranello; a volte invece sono impianti narrativi di epoche e di mondi come il Mauto a Torino.
Anche il ruolo degli spazi e dell’interfaccia si è evoluto: non più semplice contenitore per un contenuto, quello che il più delle volte si configurava come un garage statico di maggiore o minor lusso si è fatto di volta in volta architettura di rappresentanza, scultura-simbolo di uno specifico brand, fino ad assumere la conformazione oggi dominante della piattaforma multivocazione, spesso componente attiva di intere reti o territori.
Non sono poche le storie di questo tipo che troviamo in Europa, e Domus ne ha voluto presentare una selezione, il più possibile diversificata e capace di riunire in un ipotetico viaggio continentale tutti i modi in cui ci rapportiamo con il mezzo protagonista di un intero secolo.

BMW Welt, Coop Himmelb(l)au 2003-2007; BMW Museum, Atelier Brückner 2008. Monaco di Baviera
Quello in cui BMW organizza la sua esperienza è più un pezzo di città che non un semplice edificio. Ai piedi dei famosi “Quattro cilindri” sede dell'azienda, sta la “Salad Bowl” del BMW Museum, progettata assieme alle torri da Karl Schwanzer nel 1973, rinnovata nel 2008 da Atelier Brückner. Dall'altro lato della strada si colloca il celebre BMW Welt, completato da Coop Himmelb(l)au nel 2007, casa dell'esperienza contemporanea del marchio dove conoscere, provare, eventualmente acquistare i modelli in produzione, guidandoli poi giù dalla Premiere Ramp direttamente nelle strade di Monaco. Il museo organizza invece in 5000 mq di esposizione le 7 case della storia BMW: Design, Company, Motorcycle, Technology, Motorsport, Series, BMW Brand. Le esposizioni temporanee si dedicano al futuro con temi come la e –mobility, o alla presenza culturale del marchio, e uno spazio specifico è dedicato alle famose BMW Art Car realizzate dai più importanti artisti del mondo.
Foto © BMW AG

BMW Welt, Coop Himmelb(l)au 2003-2007, Monaco di Baviera
Foto © BMW AG

BMW Welt, Coop Himmelb(l)au 2003-2007, Monaco di Baviera
Foto © BMW AG

BMW Welt, Coop Himmelb(l)au 2003-2007, Monaco di Baviera
Foto © BMW AG

BMW Museum, Atelier Brückner 2008. Monaco di Baviera
Foto © BMW AG

BMW Museum, Atelier Brückner 2008. Monaco di Baviera
Foto © BMW AG

Autostadt, 2000 - , Wolfsburg, Germania
Autostadt, come anticipa il nome, è direttamente una città a sé stante: aperta nel 2000, di fianco allo stabilimento Volkswagen di Wolfsburg, la città dell'auto è stata sviluppata su un progetto iniziale di Henn GmBH, molto erede delle fascinazioni hi-tech tedesche degli anni ‘90. È infatti dominata dalle due Car Towers cilindriche in vetro e acciaio, dove le auto sono stoccate e distribuite meccanicamente in consegna alla clientela. Alla loro ombra, un vero e proprio parco a tema, progetto paesaggistico e interattivo, riunisce i padiglioni di tutti i marchi del gruppo Audi-Volkswagen, hotel e spazi per test drive e simulazioni, installazioni ambientali come lo Scent Tunnel di Olafur Eliasson, e la Zeithaus (Casa del tempo), museo organizzato come uno scaffale temporale su cui si allinea una collezione multimarca delle pietre miliari della mobilità a motore.

Autostadt, 2000 - , Wolfsburg, Germania
Foto: Editoriale Domus

Volkswagen - museo Autostadt di Wolfsburg
Autostadt, 2000 - , Wolfsburg, Germania
Foto: Editoriale Domus

Mercedes-Benz Museum, UNStudio (Ben Van Berkel Caroline Bos) 2006, Stoccarda
Pietra miliare dell'architettura parametrica, il museo completato nel 2006 da UNstudio fonda gran parte della sua esperienza su spazi e strutture sviluppate come in un flusso continuo, basato sulla figura della doppia elica.
Le rampe in curva attraversano prima lo spazio operativo dei designer Mercedes, poi la storia del marchio e le collezioni tematiche, per culminare in una installazione ad alto impatto emozionale dedicata alle imprese sportive delle “Frecce d'Argento”, i leggendari modelli da corsa di Stoccarda

Mercedes-Benz Museum, UNStudio (Ben Van Berkel Caroline Bos) HG Merz 2006, Stoccarda
Foto ©Mercedes-Benz AG

Mercedes-Benz Museum, UNStudio (Ben Van Berkel Caroline Bos) HG Merz 2006, Stoccarda
Foto ©Mercedes-Benz AG

Archivnummer: D591735
Mercedes-Benz Museum, UNStudio (Ben Van Berkel Caroline Bos) 2006, Stoccarda
Foto ©Mercedes-Benz AG

Porsche - museo Porsche Museum di Zuffenhausen
Porsche Museum, Delugan Meissl Associated Architects 2009, Zuffenhausen, Germania
Un monolite volante segnala la presenza di Porsche a Zuffenhausen, nei pressi di Stoccarda, una struttura da 25800 metri quadri concepita dallo studio viennese Delugan Meissl, vincitore di un concorso bandito nel 2005. Il Porsche Museum è un museo-scultura, il cui allestimento si basa molto sul l'uso degli oggetti-auto come mezzo per raccontare idee, oltre che una storia che si snoda dalla prima 356 Roadster del 1948 a oggi, passando per i modelli vincitori della 24 Ore di Le Mans e le collaborazioni con marchi quali Audi e Mercedes-Benz.
Foto © Dr. Ing. h.c. F. Porsche AG

Porsche Museum, Delugan Meissl Associated Architects 2009, Zuffenhausen, Germania
Foto: Markus Leser

Porsche - museo Porsche Museum di Zuffenhausen
Porsche Museum, Delugan Meissl Associated Architects 2009, Zuffenhausen, Germania
Foto: Markus Leser

Museo Enzo Ferrari, Future Systems (Jan Kaplicky) + Shiro Studio 2009, Modena
Dalla sua apertura nel 2009, il più recente tra i due poli del mondo esperienziale di Ferrari è diventato riferimento di un pubblico sempre più vasto. Alla casa natale restaurata di Enzo Ferrari, e alla prima officina del padre, è stata affiancata da Jan Kaplicky (Future Systems) una struttura a spazio unico ininterrotto, la cui copertura in alluminio verniciato nello storico colore giallo Modena riprende il gioco di tensione che creava le prese d'aria nei primi modelli della casa del Cavallino. Lo spazio interno continuo che si viene a creare è un mondo bianco, punteggiato dalle auto della collezione, che a tempi fissi si trasforma in una proiezione totalizzante dedicata alla storia delle persone che hanno fatto grande il marchio.
Foto: Editoriale Domus

Museo Enzo Ferrari di Modena
Museo Enzo Ferrari, Future Systems (Jan Kaplicky) + Shiro Studio 2009, Modena
Foto: Editoriale Domus

Museo Enzo Ferrari, Future Systems (Jan Kaplicky) + Shiro Studio 2009, Modena
Foto: Editoriale Domus

Museo Enzo Ferrari, Future Systems (Jan Kaplicky) + Shiro Studio 2009, Modena
Foto: Editoriale Domus

Museo Ferrari, Benedetto Camerana 2018, Maranello
Tra gli ultimi progetti di Enzo Ferrari, c'era la creazione di un luogo che potesse a celebrare le conquiste della Casa: la Galleria Ferrari apre nel 1990 — due anni dopo la sua morte — presso gli stabilimenti di Maranello. Nel 2018 poi l'ampliamento, con il riallestimento di Benedetto Camerana ha riorganizzato gli spazi dedicati alla narrazione del mito Ferrari soprattutto attraverso mostre temporanee tematiche (allestite spesso da nomi del design come Patricia Urquiola). Il “santuario” di Maranello si compone in realtà di un'esperienza molto più ampia, ambìta da visitatori di tutto il mondo, cioè la possibilità di visitare la cosiddetta Cittadella, l'impianto di produzione e ricerca con le sue architetture firmate tra gli altri da Jean Nouvel, Renzo Piano Building Workshop, Marco Visconti, Massimiliano Fuksas.
Foto: Editoriale Domus

Museo Ferrari, Benedetto Camerana 2018, Maranello
Foto: Editoriale Domus

Museo Ferrari, Benedetto Camerana 2018, Maranello
Foto: Editoriale Domus

Museo Storico Alfa Romeo, Vito e Gustavo Latis 1976, Camerana&Partners 2015, Arese (Milano)
Una priorità assoluta nel museo di Arese, riaperto nel 2015, è stata data alla valorizzazione di un mito, attorno cui una comunità di fedelissimi alfisti si riunisce ormai da decenni. Anche per questo Il brand center progettato da Camerana & partners si sviluppa in quello che già era il Museo Alfa Romeo concepito da Vito e Gustavo Latis nel 1976, quando il complesso produttivo e dirigenziale di Arese era ancora in piena attività. Nell'articolazione modernista a piani sfalsati si inserisce un nuovo allestimento fatto dei segni distintivi del marchio: il rosso Alfa, l'installazione a tutta altezza dedicata al suo dna, il percorso diviso tra Timeline, Bellezza e Velocità, che rende l'esperienza completa assieme ad un centro documentazione ed una pista prove.
Foto ©Museo Storico Alfa romeo

Museo Alfa Romeo di Arese
Museo Storico Alfa Romeo, Vito e Gustavo Latis 1976, Camerana&Partners 2015, Arese (Milano)
Foto ©Museo Storico Alfa Romeo

Museo Storico Alfa Romeo, Vito e Gustavo Latis 1976, Camerana&Partners 2015, Arese (Milano)
Foto ©Museo Storico Alfa Romeo

Mauto — Museo Nazionale dell’Automobile di Torino, CZA Cino Zucchi Architetti e François Confino, 2011
Uno dei capostipiti della sua tipologia, il Museo dell'Automobile di Torino ha conosciuto due vite e due modelli completamente diversi di concept. Da collezione / biglietto da visita della motor city italiana, ospitata negli spazi sobri e moderni progettati nel 1960 da Amedeo Albertini, una combinazione minimale di luce naturale e carrozzerie, all'approccio narrativo dell'allestimento di François Confino, arrivato nel 2011 per il centocinquantenario dell'Unità d'Italia assieme alla ristrutturazione firmata Cino Zucchi. Organizzando la collezione di 150 veicoli per scenografie e diorami (e in un restante open garage visitabile su richiesta) si vuole così creare un racconto dei cambiamenti sociali e culturali portati dall'automobile nell'ultimo secolo e mezzo. Sfruttando invece la fertilità del contesto torinese (e un centro documentazione costituito di una biblioteca, un archivio e una vasta emeroteca) le mostre temporanee raccontano stagioni e storie fondamentali del car design mondiale e dei suoi protagonisti.
Foto: Editoriale Domus

Mauto — Museo Nazionale dell’Automobile di Torino, CZA Cino Zucchi Architetti e François Confino, 2011
Foto: Editoriale Domus

Mauto — Museo Nazionale dell’Automobile di Torino, CZA Cino Zucchi Architetti e François Confino, 2011
Foto: Editoriale Domus

Cité de l’Automobile – Collection Schlumpf, 1981 - , Mulhouse, Francia
Quello che è uno dei più importanti musei dell'Automobile al mondo nasce in realtà come collezione personale di veicoli storici, per lo più europei, radunata negli anni ‘60 dai fratelli Schlumpf, in un’area del lanificio di loro proprietà. L'enorme collezione, oggi di 437 pezzi, include dalle pionieristiche De Dion e Benz, alle Maserati 250F e Lotus 33 degli anni ‘50 e ‘60, passando per il lusso delle Rolls Royce o Panhard-Levassor, l'innovazione delle Citroën e soprattutto la sezione d’onore dedicata al mito delle Bugatti.
Con la fuga in Svizzera per questioni economiche degli Schlumpf, che avevano aperto il primo nucleo del museo in un ambiente di 17000 mq punteggiato da una selva di lampioni ottocenteschi in ghisa, nasce nel 1981 dopo controversie sindacali il Musée Nationale de l’Automobile, che poi coi lavori del 2006 va a creare, anche qui, una vera città. La Cité de l’Automobile - Collection Schlumpf si apre infatti al comprensorio postindustriale ospitante il museo, al contesto urbano con attività culturali e di inclusione, e ulteriormente al pubblico, cui permette ogni settimana di vedere in azione i modelli della collezione su un vero autodromo.
Foto: © Culturespaces E. Spiller

Cité de l’Automobile – Collection Schlumpf, 1981 - , Mulhouse, Francia
Foto: © Culturespaces S. Lloyd

Cité de l’Automobile – Collection Schlumpf, 1981 - , Mulhouse, Francia
Foto: © Culturespaces S. Lloyd

Louwman Museum, Michael Graves 2010, L’Aia, Olanda
Sempre nel tema delle collezioni, troviamo quella pazientemente costruita dalla famiglia Louwman (importatori Dodge in Olanda) fin dal 1934, ed è molto importante, qui, la relazione tra contenuto e contenitore. Con i suoi 275 veicoli, il Louwman Museum non vuole fornire un saggio di metodo storico, ma piuttosto presentare una “panoramica chiara e affascinante sulla storia dell’auto” attraverso “una collezione ben bilanciata di veicoli”. A metà tra l'approccio museale delle origini e il cabinet de curiosités, al Louwman troviamo i tricicli Benz del 1897 e la Aston Martin DB5 di James Bond, la Talbot Lago e la Jaguar D-type, le olandesi Spyker e la Medici di Italdesign per Maserati. Un approccio trasversale e postmoderno, ospitato in un edificio appropriatamente postmoderno, che combina linguaggi diversi fino al neogotico, completato da Michael Graves nel 2010.

Louwman Museum, Michael Graves 2010, L’Aia, Olanda
Foto: © Louwman Museum

Louwman Museum, Michael Graves 2010, L’Aia, Olanda
Foto: © Louwman Museum

Louwman Museum, Michael Graves 2010, L’Aia, Olanda
Foto: © Louwman Museum

Musée de l'automobile Fondation Pierre Gianadda, 1978, Martigny, Svizzera
Spesso l’automobile è stata vista come parte di quella che il Moderno chiamava sintesi delle Arti. In questo centro di esposizione incastonato tra le Alpi del cantone svizzero del Vallese, il concetto arriva alla sua massima letterale espressione. La fondazione Gianadda apre nel 1978, collocando in un parco tra sculture di — ad esempio — Calder, Brancusi, Miró, de Saint Phalle e Tàpies un edificio scultoreo e brutalista, sede di esposizioni d'arte di rilevanza internazionale, e di un museo archeologico; e — last but not least — una collezione di 50 autoveicoli (dal 1897 al 1939) tra cui spiccano rarità di costruzione svizzera a fianco di Bugatti, Rolls, Isotta Fraschini e Hispano-Suiza.
Foto: Editoriale Domus

Musée de l'automobile Fondation Pierre Gianadda, 1978, Martigny, Svizzera
Foto: Editoriale Domus

Musée de l'automobile Fondation Pierre Gianadda, 1978, Martigny, Svizzera
Foto: Editoriale Domus

L'eleganza senza tempo di Cantori ora è anche outdoor
Cantori, azienda di riferimento nel settore del design del mobile propone la sua prima linea dedicata agli spazi esterni, caratterizzata da linee eleganti e un consolidato know-how.