Nei suoi progetti Adam Nathaniel Furman è noto soprattutto per le sue commistioni di estetiche e rimandi, per l’uso libero dei colori e per i riferimenti politici delle sue riflessioni formali, e così anche nei suoi gusti cinematografici riusciamo a leggere la stessa attitudine ad orientare lo sguardo verso l’orizzonte più ampio possibile. Da un lato infatti non possono mancare i grandi classici che hanno fatto la storia del film anche per i luoghi in cui sono stati girati, dall’altro invece ci sono commedie hollywoodiane o esperimenti fantastici in cui rileggere il ruolo degli spazi in una modalità inedita e con lo stesso sguardo eclettico dell’architetto di Londra.
Furman, dopo le esperienze in grandi studi e una residenza decisamente di successo al Design Museum della capitale britannica, ha portato in ogni suo lavoro il riflesso della sua personalità solare, come nel recentissimo – e coloratissimo – Nagatacho apartment a Tokyo. Ma se solare è l’aggettivo adatto a descrivere il suo brillante approccio al progetto, non lo è invece per raccontare le ambientazioni delle sue pellicole preferite: edifici suggestivi e sorprendenti sono sullo sfondo di storie dall’atmosfera spesso tesa e cupa.