Questo articolo è stato pubblicato in origine su Domus 1043, febbraio 2020
La Thonet No. 14 non è solo la prima prodotta in serie ma, dopo 160 anni senza interruzioni, è anche la sedia di maggior successo in termini di vendite e longevità nella storia del design.
Rappresenta il miglior esempio di progetto perfezionato fino al punto da non poterlo più migliorare: ogni singola componente fa la sua parte nel massimizzare le prestazioni, riducendo al minimo materiali e sforzo produttivo. Benché i numeri siano oggi considerevolmente ridotti (a causa dei costi e della concorrenza) e nonostante il cambiamento della forma del sedile operato dall’azienda negli anni Settanta, una nuova No. 14 con la giusta finitura può ancora essere competitiva. Nella sua semplicità e coerenza priva di decorazione rimane un punto di riferimento per il design della sedia: la prima e la più grande sedia moderna.
Sebbene sia giustamente considerata un archetipo della modernità – e personalmente ritengo che rimanga un riferimento con cui ancora valutiamo inconsciamente la qualità di un nuovo progetto di sedia – la storia del suo sviluppo non è sempre stata del tutto chiara. Recenti indagini hanno portato alla luce nuovi elementi.
All’inizio della sua produzione, la sedia costava tre scellini austriaci, una somma che – si è calcolato – poteva servire a comprare tre dozzine di uova o una bottiglia di buon vino. Gli operai della fabbrica Thonet ricevevano un salario compreso tra i due e i 12 scellini alla settimana e potevano produrre, con l’aiuto di un assistente, 30-35 sedie al giorno. Era una sedia ad alte prestazioni che chiunque poteva permettersi.
Al suo apice, la No. 14 raggiunse una media di vendita di 230.000 unità all’anno e fu distribuita in tutto il mondo. Un risultato importante, reso possibile non solo dal richiamo che esercitò sulle masse, ma anche dal contemporaneo sviluppo del trasporto ferroviario e marittimo determinato dai progressi della macchina a vapore.
Il design della sedia non fu il frutto di un improvviso lampo di genio, quanto piuttosto il risultato di 30 anni di sperimentazione e di sviluppo attraverso la messa punto di numerosi altri modelli che contribuirono in vari modi al perfezionamento della No. 14, un processo in cui Michael Thonet rivestì il ruolo di designer, ingegnere, inventore, produttore, esperto di logistica e imprenditore. I suoi primi esperimenti riguardarono sottili strisce d’impiallacciatura incollate tra loro per creare elementi curvati lungo un unico piano.
Da qui proseguì con l’incollare fasci di sottili sezioni quadrate di legno per modellarli nelle tre dimensioni. Il suo obiettivo fu raggiunto però solo quando gli riuscì di curvare elementi di legno pieno in modo da ridurre il tempo e la manodopera necessari per laminare strati di legno o per realizzare i fasci incollati. Thonet non fu esattamente il primo a fabbricare sedie con legno massello piegato a vapore, dato che un secolo prima, in Inghilterra, le sedie Windsor utilizzavano legno curvato per la realizzazione di braccioli e schienali. La loro precisione, però, era molto inferiore rispetto alle tecniche messe a punto da Thonet, le stesse che nel 1841 gli fecero ottenere il brevetto che gli assicurò un vantaggio rispetto ai suoi imitatori.
Seguì una serie di modelli, che contribuirono tutti allo sviluppo della prima sedia prodotta in serie. Il primo di questi ad avere attinenza con la No. 14 fu il modello che gli fu commissionato per palazzo Liechtenstein, a Vienna, realizzato con la sua tecnica radicalmente innovativa per gli elementi curvati: grazie al miglioramento della resistenza, riusciva lavorare sezioni molto più sottili rispetto a qualsiasi altra sedia tradizionale di legno decorato a intaglio.
Esiste l’ipotesi che il design della sedia possa aver visto coinvolto l’architetto del palazzo Peter Hubert Desvignes, che potrebbe anche aver contribuito alla progettazione di alcuni dei modelli di legno curvato sviluppati in seguito da Thonet, in particolare la No. 1 e la No. 3. Entrambi i progetti condividono alcune caratteristiche della sedia Liechtenstein e, chiaramente, partecipano all’evoluzione che portò alla No. 14. A un livello puramente formale, il design della sedia Liechtenstein contiene già in sé il codice adottato da Thonet per la No. 14, per quanto con un rigore concettuale molto inferiore. Questo si deve probabilmente all’attitudine inventiva e sperimentale dello stesso Michael Thonet, costantemente alla ricerca di un modo per rendere la sedia più pratica e conveniente.
La sedia Liechtenstein, eccezionalmente elegante, possiede una certa qualità senza tempo data dalle sue linee pulite, dalla logica semplice e dalla mancanza di dettagli superflui. Nel 1843 si possono immaginare persone meravigliate della sua modernità e comprendere come Desvignes (amico e mecenate di Thonet) e lo stesso Thonet volessero trarre profitto dai risultati degli sforzi profusi per la sua realizzazione.
Oltre al fatto che le sedie commissionate erano complicate e costose da realizzare, in ogni caso avrebbero trovato pochi clienti abbastanza ricchi per acquistarle. Il primo tentativo, attorno al 1845, è la No. 3 che decostruisce il modello adottato per la sedia Liechtenstein considerando come unità separate gamba posteriore e schienale, integrandole in un unico elemento continuo di legno lamellare.
Le gambe anteriori sono anche indipendenti, fissate con un perno direttamente al telaio del sedile e rese più stabili dall’aggiunta di un capitello all’estremità superiore della gamba per aumentare l’area di contatto e lasciare la gamba sottile; la forma stessa conserva l’ondulazione della sedia Liechtenstein con una sezione però più rotonda. È previsto un elemento di supporto per lo schienale, che può essere impagliato o imbottito, inserito all’interno del telaio che prolunga le gambe posteriori. Tutti i cambiamenti rappresentano semplificazioni a beneficio della produzione di una sedia il più economica e, allo stesso tempo, la più elegante possibile.
Chiunque meriti il credito per il progetto di questi tre modelli, l’incontro tra Thonet e Desvignes sembra essere stato un fattore cruciale nell’evoluzione della No. 14
Il sistema di numerazione delle sedie non si riferisce al reale ordine cronologico, quanto al modo in cui i modelli sono stati presentati sui cataloghi; alla sedia No. 3 seguì, attorno al 1846, la No. 2 dove la curva chiusa dello schienale secondario fu cambiata con un ricciolo dal disegno più elaborato, lasciato da solo a fornire supporto senza impagliatura né imbottitura.
Poi, attorno al 1849 fu la volta della No. 4, con uno schienale secondario dal ricciolo ancora più elaborato. Pur ottenendo un modello di minor costo, rappresenta un passo indietro nel processo di sempli ficazione, forse dettato dalla paura di alienarsi il gusto della clientela più ricca. Si può immaginare che questo disegno abbia avuto meno successo, poiché è a metà strada verso qualcosa di semplice, ma si confonde per l’elemento decorativo dello schienale. Seguì la sedia No. 1 con uno schienale secondario che riecheggia la Liechtenstein pur nel disegno radicalmente semplificato.
Il design di questo modello, con la No. 3, è accreditato anche a Desvignes e, nel caso lo fosse per la sedia Liechtenstein, si può capire la ragione. Molto probabilmente, i progetti di tutti e tre i modelli comportarono contributi da parte di entrambi. Se da un lato Desvignes non avrebbe avuto la consapevolezza tecnica per immaginare che fosse possibile realizzare una sedia con una struttura leggera come quella di palazzo Liechtenstein, dall’altro va detto che i primi progetti di Thonet non mostrano l’eleganza fluida espressa da questo modello. Chiunque meriti il credito per il progetto di questi tre modelli, l’incontro tra Thonet e Desvignes sembra essere stato un fattore cruciale nell’evoluzione della No. 14.
Durante lo sviluppo di queste sedie, Thonet continuò a sperimentare la tecnica della curvatura a vapore di elementi di legno massello per ciascuna componente. Nel 1856 ottenne un brevetto dallo Stato austriaco per la curvatura del legno massello. Due modelli compaiono appena prima di questo riconoscimento: la No. 8 e una proto-No. 14 realizzata per la famiglia reale di Hannover, un modello scoperto di recente a un’asta di beni appartenuti alla casa reale. Dato che la No. 14 solitamente è ritenuta un’evoluzione della No. 8 (generalmente datata 1855), questo proto-modello della No. 14 (datato 1856) può essere visto come l’anello mancante.
Le differenze sono interessanti: la No. 8 è la più raffinata e decorativa tra le due per l’archetto della spalliera a U che pare quasi un ramo secondario nato da un innesto cresciuto dalla curva stessa del telaio principale. Le gambe anteriori terminano con due capitelli per rafforzare una connessione che altrimenti risulterebbe fragile e il sedile inoltre ha forma trapezoidale. La sedia della casa reale di Hannover, invece, si avvicina alla versione finale della No. 14 pur nel suo essere irrealisticamente delicata nella sobrietà delle proporzioni. Poiché il sedile è rotondo (e più economico da realizzare) la gamba si avvita direttamente all’anello del sedile grazie alla filettatura tornita direttamente sulla parte terminale della gamba.
L’archetto secondario della spalliera a U è collegato con giunti di testa all’interno della curva piuttosto che diramarsi dalla stessa sezione (con un risparmio significativo). La domanda più ovvia è per quale motivo la casa reale di Hannover abbia scelto, o richiesto, una sedia meno raffinata in termini di costruzione rispetto a qualsiasi altro disegno contemporaneo. L’unica risposta cui riesco a pensare per spiegare questa eccentricità è che la sedia di Hannover, nella sua sorprendente eliminazione di tutti i dettagli superflui, rappresentasse il senso tangibile del futuro e, in questa capacità di offrire qualcosa mai visto né sperimentato, restituiva il senso della modernità incipiente. La sua novità dev’essere stata irresistibile.
Per Thonet deve aver rappresentato, a eccezione di alcuni dettagli strutturali ed ergonomici, ciò che voleva ottenere: una sedia moderna, leggera, economica e pratica che potesse essere prodotta in serie e lo rendesse il campione indiscusso della produzione di sedie. Il proprio sé estetico deve aver lottato con quello pratico-commerciale, quando con riluttanza dovette cedere all’anello di rinforzo sotto il sedile, alle proporzioni più generose, meno eleganti, e alle gambe posteriori più distanziate per ottenere una maggiore stabilità; il design era però sufficientemente potente da accogliere questi fattori di disturbo, specialmente se spianavano la strada allo spettacolare successo che ebbe la numero 14. Per avere un’idea delle dimensioni di questo successo non resta che guardarsi attorno per cercare quante altre sedie sono in produzione dal 1859.
Chi era Michael Thonet
Michael Thonet è nato nel 1796, lo stesso anno della prima fabbrica per produrre la macchina a vapore di James Watt. L’allettante prospettiva di produrre a macchina merci a basso costo era nell’aria mentre cresceva e svolgeva l’apprendistato da carpentiere e, nel 1819, apriva la propria falegnameria.
Naturalmente portato all’invenzione, gli esperimenti di curvatura del legno del 1830 gli valsero un primo brevetto, a Parigi nel 1841. Il processo che da questi primi esperimenti portò alla produzione in serie della sedia No. 14 si svolse nell’arco di due decenni e, dopo innovazioni formali, funzionali, materiali, tecniche e produttive, hanno portato al progetto di sedia più duraturo, approfondito e intelligente mai realizzato. Quanto appaiono superficiali, al confronto, i progetti di design di oggi.