Il design “è un po’ meno triste dell’architettura”: chi è stato Giovanni Klaus Koenig

Autore colto, poliedrico e istrionico tra progetto e società, è noto soprattutto per avere progettato il Jumbo Tram di Milano.

Giovanni Klaus Koenig, nato a Torino nel 1924 ma integralmente fiorentino - è scomparso a Firenze nel 1989 -, è stato un uomo di una profonda cultura interdisciplinare (architettura e design certo ma anche grafica, cinema, musica, teatro) che si è sempre impegnato per una visione umanistica del progresso tecnico al servizio dell’evoluzione sociale, riponendo una grande fiducia nel ruolo sociale e collettivo del progetto.

Per Koenig il design era soprattutto un sistema di pensiero che razionalmente ottimizzava i processi di produzione e di utilizzo degli oggetti che compongono il quotidiano, meglio definito come “design per la comunità” ovvero “design di tutti quegli elementi non di proprietà privata ed esclusiva di qualcuno, ovvero cose che si usano e non si comprano o possiedono”. A proposito di questa sensibilità e impegno nel progetto, ricordiamo un altro personaggio più noto a livello internazionale (seppur solo tra gli attenti addetti ai lavori) ma che tutto sommato indagava gli stessi temi negli stessi periodi, pur con meno esperienza progettuale, che è Victor Papanek (suo il mitico libro Design per il mondo reale, 1971).

Il tram Jumbo progettato da Koeing per la città di Milano. Foto da Wikipedia

Dopo metà vita professionale dedicata all’architettura iniziata nei primi anni ‘50, allievo di Michelucci, inizialmente collega e socio di Leonardo Ricci per numerosi progetti di architettura realizzata, oltre al suo impegno umano e progettuale per la Chiesa Valdese di cui era membro attivo, oltre al suo impegno accademico dedicato alla semiotica, al linguaggio e alla comunicazione, con la fine degli anni ‘60 intraprende l’altra metà della sua vita passando ad occuparsi di design, che riteneva sarcasticamente “un po’ meno triste dell’architettura contemporanea”.

Diede anche varie definizioni e nozioni esatte di cosa fosse per lui il vero design “che è tale solo quando agiscono forti interazioni fra scoperta scientifica, applicazione tecnologica, buon disegno e effetto sociale positivo.”

Domus 691, febbraio 1988

Il suo libro più celebre dedicato a questa nuova presa di coscienza progettuale si intitola Il design è un pipistrello, mezzo topo e mezzo uccello (da una sua ironica e dissacrante definizione) ed è una raccolta postuma (1991) di articoli e saggi di storia e teoria del design in cui si riprendono i temi principali del suo operato di pratica critica (tra filosofia ed estetica, artigianato, avanguardie e kitsch), di attenzione alla qualità della vita metropolitana e del design degli arredi urbani (che parla della città come sistema di comunicazioni) e del design relativo ai mezzi di trasporto pubblico e privato (con letture prossemiche e profili storici di progetti di treni, tram, autobus, automobili e motociclette).

Per Koenig il design era soprattutto un sistema di pensiero che razionalmente ottimizzava i processi di produzione e di utilizzo degli oggetti che compongono il quotidiano.

Questo ultimo filone dedicato ai mezzi di trasporto fu quello che lo impegnò direttamente anche come progettista, sempre insieme al suo sodale collega, socio e amico, Roberto Segoni.

Oltre a progetti per treni e metropolitane - tra i tanti, loro lo sviluppo delle elettromotrici della Linea A di Roma, menzione d’onore per il Compasso d’Oro 1979 - l’opera più celebre, ammirata (ma anche criticata) è il Jumbo Tram per l’Atm di Milano del 1976. Un’idea innovativa dal punto di vista tecnico e radicale da quello estetico, con l’introduzione del concetto di metropolitana leggera di superfice e il suo caratteristico profilo asimmetrico fatto per impostare al meglio le curve di ampio raggio, recuperare più spazio internamente e avere tutte le porte in linea aderenti alla banchina di approdo al mezzo. Un progetto straordinario, che dopo cinquant’anni (seppur con qualche modifica) ancora transita inequivocabile per le vie di Milano.

Domus 573, agosto 1977

Una nuova generazione di studiosi ha deciso di affrontare l’eredità del pensiero di un autore che ha toccato e lasciato segni nell’architettura, nel design, nella didattica, nella storia, nella critica e nella teoria del progetto italiano, in un recente convegno per l’anniversario dei cento anni dalla nascita, che si è recentemente tenuto a Firenze, presso la Facoltà di Architettura.

Talmente ricca la sua produzione culturale e gli stimoli che Koenig sapeva dare - era uomo di grande spirito, critico militante e polemista raffinato che collaborava assiduamente con Domus, Casabella, Modo, Ottagono - che auguriamo ai lettori la curiosità della scoperta di anche solo uno dei suoi scritti, che avevano spesso titoli memorabili, ad esempio: Prolegomena, parerga e paralipomena. Sulla storia dei venti architetti chiamati a consulto al capezzale del Lingotto (Domus 652 luglio 1984).
 


Oppure per letture più approfondite, a fine anno uscirà il volume con gli atti del convegno appena svolto all’Università di Firenze: GKK 100. Giovanni Klaus Koenig nella cultura progettuale del Novecento.

Immagine di apertura: Ritratto di Giovanni Klaus Koenig da Wikipedia