Divorare il cielo di Paolo Giordano e un audio cassetta. Per i destinatari del combo che Einaudi ha spedito a un centinaio di persone la sorpresa del “relitto” analogico è stata una folgorante madeleine. Del resto, il ricordo dei pomeriggi a riavvolgere il nastro con l’ausilio di una penna Bic, per non sprecare le pile, sono ancora ben vivi. Ma poi, assieme all’intuizione che si trattava certamente di un legame con la trama, la consapevolezza che se la cassetta conteneva canzoni per davvero, come ascoltarla? A giudicare dal ritorno dei vinili, di serie tv come Will & Grace: come mai nessuno aveva ancora spolverato il vecchio Walkman? Vent’anni di musica da passeggio e nemmeno un esemplare nel cassetto?
È probabile che se il quarantennale del modello TPS-L2 fosse caduto quest’anno, anziché il prossimo, quel Walkman commemorativo che Sony speriamo si inventerà, sarebbe tornato utile alla mailing list di Einaudi. E non solo per la cassetta di Giordano, anche per tutte quelle chiuse in cantina. E che vetrine come quelle attuali delle gioiellerie Tiffany, con pile di cassette e nastri a correre attorno a solitari con diamante, ci stanno spingendo a riesumare. Sulla scia del “come stavano meglio quando le cose non erano a disposizione sempre ed ovunque”, sarebbe dunque interessante osservare la reazione delle persone alla vista di un Walkman. Ci ripetono che siamo assuefatti allo smartphone: ebbene, scorporiamone la parte musicale. Con quella telefonica l’abbiamo già fatto. Chi infatti oggi osa prendersi la libertà di chiamare qualcuno senza prima avvisare con un messaggio che si sta apprestando a farlo?