Occorre confessarlo. Quando si pensa a un paio di occhiali disegnati da un architetto, la prima cosa che salta in mente non è certo l’effetto riposante. Bensì l’assoluta unicità progettuale. Professionisti che lavorano su grande scala, che studiano i flussi connettivi, che passano le giornate a scegliere materiali da rivestimento: il minimo che si deve chiedere loro è un accessorio che faccia ruotare le teste ai passanti. Di mass market, infatti, siamo già sommersi. E come successe per gli occhiali cult anni Sessanta di Hans Hollein, anche la capsule collection di Álvaro Siza Vieira per Vava è, prima di aiutare i miopi e a riparare dal sole, un “statement” stilistico.
Quello che occorre sottolineare è come lo raggiunge, e cioè attraverso un citazionismo. A guardare infatti le immagini promozionali che André Brito ha scattato usando come sfondo la Chiesa di Santa Maria di Álvaro, in Portogallo, composizione e spirito sono quelli del Movimento Moderno: come se la coppia famosissima di Hoyningen-Huene, quella ritratta di schiena sul trampolino e poi riprodotta in milioni di poster, si fosse girata verso la macchina per mostrare occhiali minimal con lenti tonde. Innegabilmente molto vicini allo stile dell’epoca dello scatto, il 1930. Ma anche distanti. Perché per Siza è come per Hollein: “tutto è architettura”. E quando si tratta di pensare una montatura, questa diventa una costruzione architettonica, razionale ma articolata. Che rende l’occhiale un modello da studioso. Così che quando i passanti si voltano, è per quell’aria un po’ intellettuale. Eppure chic. Altro che fake news.