A quasi vent’anni dalla sua inaugurazione, Superstudio Più conferma il suo approccio multiforme al progetto con la formula “Superdesign Show”. Una spettacolarizzazione antidivistica della ricerca che si regge su caratteristiche di qualità e eccellenza. Ma accuratamente selezionata nel rispetto di un nuovo concept: “Only the best”, solo il meglio. Perché se come negli anni precedenti rimane valido il manifesto originale “meno fiera, più museo”, urgente è la necessità di scremare dal rumore di fondo quanto dell’innovazione, del lifestyle, della tecnologia e dei paesi emergenti nel design merita veramente un’esposizione così eccezionale. Che torna dopo alcuni anni di nuovo sotto l’art direction di Giulio Cappellini, chiamato da Gisella Borioli a (super)visionare la manifestazione dando coerenza agli spazi di via Tortona. Divisi tra la personale di Nendo, il progetto sostenibile di Kengo Kuma per Dassault Système, la mostra “Smart City” (che verrà prolungata fino a metà maggio) e la casa che tutti vorremmo avere: il Superloft che mescola passato e futuro.
Giulio Cappellini: al Superstudio Più “Only the best”
L’art director del “Superdesign Show” racconta la sua selezione del meglio del meglio nel design, tra nomi consolidati e Paesi emergenti come l’Egitto.
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- Cristiano Vitali
- 26 marzo 2018
- Milano
Quanto tempo occorre per organizzare un’edizione del “Superdesign Show”?
Per organizzare al meglio un’edizione di “Superdesign Show” servono 10 mesi. Bisogna fare una selezione approfondita e ragionata tra tutte le richieste di presentazione che ci vengono proposte. È importante mantenere un filo conduttore molto preciso.
Il concept del “Superdesign Show” di quest’anno è “Only the best”. Quali caratteristiche deve avere un’esposizione che comprenda solo i migliori?
“Only the best” vuole presentare il meglio del design e della produzione internazionale sia industriale che artigianale e soprattutto vuole raccontare ricerca e innovazione. È un racconto del design a 360 gradi, dai grandi arredi ai piccoli oggetti, pensati sia da grandi protagonisti del design contemporaneo che da giovani designer alle loro prime esperienze.
Quali sono stati i criteri nella progettazione del “Superloft”?
“Superloft” racconta una casa internazionale ma con radici culturali italiane, mix di prodotti seriali e pezzi unici. Abbiamo progettato selezionando materiali e arredi di grande qualità, realizzati sia industrialmente sia artigianalmente. Una casa in cui si mescolano con grande naturalezza materiali e forme diverse nel rispetto delle nuove tendenze del consumatore finale. Una casa che rispecchia lo spirito libero di chi la abita.
Gli elementi che rendono personale una casa sono gli stessi del passato o sono cambiati?
In passato esistevano dei trend ben precisi, oggi il vero trend è mescolare prodotti e designer diversi. Una casa proiettata verso il futuro, ma dove la presenza di icone rassicuranti di ieri e di oggi è fondamentale. Oggi anche i giovani amano vivere in una casa calda, a volte un rifugio famigliare, altre ancora aperto agli amici. La casa di oggi è sempre più pluriculturale.
Arredare una casa significa avere a che fare ancora con i mobili. Siamo però diventati una società sempre più immateriale, fatta di app e servizi: si può ancora parlare di status symbol come un tempo?
Lo status symbol non esiste più. La casa di oggi racconta la nostra cultura, identità ed individualità. Acquistiamo oggetti che ci regalano piacere, con cui amiamo convivere e non oggetti soltanto da esibire. Tecnologia e tradizione convivono perfettamente in un crocevia tra passato e futuro.
Si parla continuamente di “esperienza”, esperienza del cibo, di una mostra… Qual è il suo rapporto con il design e come verrà illustrato nell’allestimento di “Design in the age of experience”: una coscienza più sviluppata dei problemi ambientali oppure un nuovo rapporto emotivo tra noi e gli oggetti?
Sicuramente il rapporto emotivo con gli oggetti è fondamentale. Noi tutti abbiamo bisogno di oggetti utili e belli, ma soprattutto di arredi che ci facciano sorridere e sognare. Tecnologia e sensorialità saranno i protagonisti dell’allestimento “Design in the age of experience”.
Tra le proposte nel Materials Village il progetto di ricerca di Puma con il MIT Media Lab di Boston su un tessuto che reagisce alla percentuale di inquinamento atmosferico. Quanto siamo lontani da una realtà in cui tali soluzioni saranno scelte scontate nei cataloghi per la progettazione di interni?
La ricerca è fondamentale nella progettazione e produzione di un prodotto contemporaneo. Soluzioni che oggi sembrano molto avanzate non sono e saranno molto lontane da una applicazione reale. Dobbiamo abituarci a pensare che nuovi materiali e nuove tecnologie ci accompagneranno in modo naturale a una transizione non ostile. Il settore del furniture design è sempre più orientato a creare oggetti belli ma con caratteristiche tattili e sensoriali estremamente sviluppate.
Icona ormai consolidata del design, Nendo è diventato anche quasi un appuntamento fisso dell’agenda del Salone. In cosa si differenzia la mega mostra “Nendo: forms of movements” dagli eventi che lo hanno visto protagonista nei Fuorisaloni degli anni scorsi?
L'abilità di Nendo è quella di non ripetersi mai e di mostrare sempre un nuovo aspetto di sé nel rispetto del suo DNA. Quest’anno ha immaginato un percorso onirico che racconta il suo mondo e la sua visione progettuale in un modo inedito e sorprendente. Un appuntamento imperdibile.
Tra le soluzioni tecnologiche presenti nella mostra Smart City: Materials, Technologies & People, qual è quella che la rende più entusiasta?
Sono tante le nuove soluzioni tecnologiche di Smart City ed è difficile privilegiarne una. Sicuramente ci saranno molte idee che serviranno da spunto per la progettazione futura.
In questa edizione dedicate un focus importante all’Egitto: a parte il titolo bellissimo “The Nile Selection”, come ha proceduto nella selezione dei pezzi?
Per “The Nile Selection” ho scelto arredi di alcune aziende leader di quel paese che si stanno internazionalizzando creando prodotti contemporanei che non dimenticano però la storia, la cultura e la traduzione manifatturiera locale. In “The Nile Selection” potremmo vedere una casa interamente arredata con manufatti egiziani sia artigianali che industriali.
In che stato si trova il mondo della progettazione giovanile? E come si riflette nella selezione della vetrina “Discovering”?
Oggi nel mondo esistono alcuni bravissimi giovani progettisti che creano prodotti reali e concreti e non solo dei segni. Prodotti che rispondono alle reali esigenze del fruitore e spesso sono pronti per la produzione seriale. Ritengo che oggi ci sia un approccio al design molto consapevole.
- Superdesign Show
- 17–21 aprile 2018
- Superstudio Più
- via Tortona 27, Milano