Varcata la soglia della grande tenda bianca, impreziosita dall’acquarello della canadese Leanne Shapton, davanti al Convention Centre ad accogliere i visitatori è una struttura circolare in cemento progettata da Philippe Malouin, che sottolinea essere una panca, ossia un oggetto. Si chiama Core ed è la prima esplorazione del designer – canadese anche lui – nell’universo dell’architettura in piccola scala, presentata dalla nuova galleria di New York Salon 94 Design (fondata quest’anno da Jeanne Greenberg Rohatyn e Paul Johnson) e originata da Super Benches, il progetto curato da Felix Burrichter.
L’idea del cocoon, un bozzolo che abbraccia e mette a proprio agio, dove è possibile in qualche modo isolarsi dal mondo, si ritrova anche nella Net Room, uno spazio delimitato da una tenda in seta avvolgente, filata a quadrati color arancio, appesa a sottili listelli di bambù – parte della più bella collezione presente in fiera – opera dell’architetto indiano Bijoy Jain (Studio Mumbai) per la giovane e vivace galleria MANIERA, di base a Bruxelles. È una serie di arredi dalla semplicità disarmante e dall’elegante manifattura, diversi realizzati in legno di palissandro, sviluppati nel villaggio-workshop di Jain in India. Una panca diventa seduta grazie a un arco all’apparenza giustapposto che incornicia piccoli pezzetti di mattoni, gli stessi usati per costruire dalla tradizione locale; la stessa panca associata a un sistema di elementi geometrici diventa un mobile con scaffalature. Si tratta di pezzi sospesi, enigmatici, apparentemente fragili – non lo sono affatto – che nella loro primordiale raffinatezza riflettono la filosofia costruttiva dell’architetto.
La casa come simbolo e archetipo – rifugio, intimità e condivisione, ma non solo – è presentata in modo inedito da Muller Van Severen (al secolo Fien Muller and Hannes Van Severen) con il progetto per Airbnb dal titolo A Wild Thing. La coppia belga ha letteralmente trasportato il salotto di casa propria da Gent a Miami, all’interno dello spazio fieristico, replicandolo esattamente con libri, souvenir, arredi e pezzi d’arte appartenenti alla famiglia da generazioni, ma anche con macro-fotografie del giardino che si vede guardando fuori dalla finestra. E, mentre i due designer gioiscono del sole della Florida, qualcun altro sta vivendo a casa loro nel cuore dell’Europa, certamente ad altre temperature. E per chi vuole saperne di più, anche i muri parlano: postazioni precise attivano un audio vicino all’oggetto relativo raccontandocene la storia, la provenienza e i motivi della sua presenza.
L’architettura e il design si fondono nelle scelte di Volume Gallery di Chicago, capitanata da Sam Vinz e Claire Warner, sempre attenti nella eccellente scelta di oggetti concepiti da progettisti americani – straordinarie la Dining Chair e la Lounge Chair, la prima in bronzo e la seconda in alluminio con pelle metallizzata, pensate nella metà degli anni Ottanta dagli architetti Krueck+Sexton, anche loro di base a Chicago; fondamentale per la coppia di galleristi è la ricerca oltre all’indagine del ruolo del progetto a stelle e strisce in questo mondo globalizzato. I materiali ibridati sono i protagonisti dell’allestimento di “Contruction Deconstruction” (set design di Rami Dalle, con lavori di Sayar&Garibeh e Khaled El Mays) di House of Today, ambiziosa piattaforma creativa dedicata al design di ricerca, fondata a Beirut nel 2012 e sostenuta da Cherine Magrabi Tayeb.
Il rispetto con cui Peter Marigold e il giapponese Tadanori Tozawa trattano il legno nella collezione Cleft Cabinets, per la londinese Sarah Myerscough Gallery, è eccezionale: il legno dei sei cabinet sembra vivo. I due si misurano con la bi-simmetria (già coordinata cara al britannico Marigold) della divisione esatta di un unico ceppo, poi trattato magistralmente in modo da farne risaltare la texture. Interessante l’associazione dei materiali del grande chandelier firmato da Lindsey Adelman e ispirato agli scritti del fisico e filosofo Carlo Rovelli dal titolo The Edge of What we Know mentre gli spazi di Victor Hunt, dei francesi Laffanour, Patrick Seguin e Kreo offrono sempre eccellenze del progetto contemporaneo e non.
Fuori dalla fiera Studio Drift (Lonneke Gordijn e Ralph Nauta) presenta la performance o, meglio, la scultura volante Franchise Freedom, realizzata in collaborazione con BMW, uno sciame di 300 droni luminescenti che sorvolano a volo d’uccello l’affaccio del Faena Hotel rispecchiandone le ombre sulle acque dell’oceano – è la prima volta che un fenomeno naturale viene riprodotto da macchine comandate tramite algoritmi, dicono qui – mentre la creativa inglese Jane Withers lancia il suo programma di ricerca incentrato proprio sull’acqua dal titolo Water Futures ospitato da A/D/O, spazio-laboratorio di oltre 2.000 metri quadrati supportato da MINI e capitanato da Nate Pinsley e Alyse Archer-Coité, a Greenpoint (Brooklyn). La loro indagine invita la comunità del design a indagare il destino futuro dell’acqua potabile. Di questi tempi e da queste parti non tutti sono consci che il nostro pianeta non può più aspettare.