Cinque le sezioni del percorso multimediale – “Vibrations to the World”, “Visual Music”, “Wired for Sound”, “Revolt into Style”, “New Sonic Worlds” – in cui si snoda un percorso fitto: dai cilindri fonografici agli spartiti, dalle ispirazioni futuristi e dadaiste al punk, dalle copertine cult a vinili altrettanto cult, poi walkman e poltrone, LP, videoclip e cuffie per ascoltare e vedere un po’ di tutto – David Bowie o Britney Spears, la rappresentazione grafica della pioggia sul tetto o il video di Nina Simone all’Harlem Cultural Festival nel 1969.
“Il design moderno ha spinto a creare ed esplorare una gamma di musica senza precedenti”, commenta Juliet Kinchin, “Radio, giradischi, registratori, chitarre elettriche, sintetizzatori e stereo portatili hanno ispirato compositori e performer a manipolare il suono in nuove forme. Simultaneamente, la musica è diventata un modello per designer d’avanguardia, dettando lo sviluppo concettuale e spaziale delle proprie idee”.
Immancabile la Sparton 558 Sled Radio, classe 1937, disegnata da Walter Dorwen Teague, che decretò l’inizio della radio come grande business. Con le sue alette e i suoi riflessi incarnava il tipo di design industriale tanto disdegnato dai curatori del MoMA negli anni ’30 e ’40, solo perché, peccando un po’ di hybris, anteponeva l’estetica alla funzionalità.
In mostra compare anche l’altoparlante elettrostatico LE1 della Braun, disegnato nel 1960 da Dieter Rams, che si distingueva per la sua membrana larga e leggera, sinonimo di chiarezza del suono. Un oggetto che incarnava appieno la filosofia del designer tedesco che per 40 anni ha lavorato per la Braun. All’autore del “meno, ma meglio”, sarà debitore per sempre la stirpe della mela, Steve Jobs e Jonathan Ive in primis.
Poi, in bella mostra lo Scopitone, una sorta di MTV generation ante litteram. Questo jukebox nato in Francia negli anni Cinquanta e introdotto nel mercato americano nel 1969, permetteva infatti di vedere video associati alle canzoni. Morì tristemente con l’avvento della televisione a colori, senza riuscire mai a integrarsi con l’industria discografica.
Altro oggetto cult è Blow, che ha fatto la storia di design e musica in un colpo solo. La poltrona low-cost gonfiabile in PVC trasparente calandrato, nata nel 1967 dalle mani di De Pas, D’Urbino e Lomazzi entra nel catalogo Zanotta e compare, non a caso, nello stesso anno di Plastic fantastic Lover, canzone simbolo dei Jefferson Airplane, pionieri del rock psichedelico.
Immancabile, l’oggetto più rivoluzionario fra i rivoluzionari, la Fender Stratocaster, il più popolare modello di chitarra elettrica di cui la gente abbia memoria: un corpo solido (ovvero le chitarre senza cassa), con tre pick up (i dispositivi elettrici utilizzati per trasformare le vibrazioni delle corde in impulso elettrico), e una forma ergonomica leggerissima in grado di far suonare anche le note più acute.
A eterna memoria, anche la parete d’intramontabili hit: dalla copertina di Never mind the bollock dei Sex Pistols a quella di London Calling dei Clash, compresa l’irresistibile Sticky Fingers dei Rolling Stones ideata da Andy Warhol.
fino al 1 novembre 2015
Making Music Modern: Design for Ear and Eye
MoMA, New York
The Philip Johnson Architecture and Design Galleries