In occasione del festival Archivissima Digital, quest’anno dedicato alle figure femminili attivatrici di momenti di trasformazione culturale e artistica, Domus partecipa con un Podcast e con una selezione di contenuti dall'archivio. Ripubblichiamo le parole che Massimo Vignelli affida nel 2014 a Domus, per omaggiare la compagna e collega Elena Valle, conosciuta come Lella. Il celebre grafico racconta il libro dedicato al lavoro di Lella, l'affinità professionale e le difficoltà incontrate per riconoscere il ruolo complementare della moglie nella loro intensa attività progettuale.
M. Vignelli, Lella Vignelli, da Domus 980, maggio 2014
Per decenni, il ruolo che le donne architetto, o designer, hanno svolto in collaborazione con i propri mariti o compagni non ha ricevuto sufficiente considerazione. 50 anni fa era consuetudine che il responsabile dello studio fosse un uomo e che la sua compagna avesse un ruolo secondario. Nel migliore dei casi, l’influenza professionale e il contributo creativo della donna era riconosciuto solo vagamente, mentre il suo apporto veniva spesso sminuito, a volte completamente ignorato. Persino attorno ad alcune tra le coppie più famose – Mies van der Rohe e Lilly Reich, Le Corbusier e Charlotte Perriand, Alvar e Aino Aalto, Charles e Ray Eames, e altre ancora – più che un aperto riconoscimento aleggiavano le congetture e i “si dice”.
I media, l’ignoranza, l’arroganza o le illazioni hanno spesso relegato l’architetto donna a un ruolo di comprimaria, anche quando occupava la stessa posizione del partner. Negli ultimi trent’anni, alcune professioniste si sono guadagnate fama personale, ma il fenomeno è ancora a uno stadio embrionale. In Italia, alcune grandi donne del design – Gae Aulenti, Anna Castelli Ferrieri, Cini Boeri – hanno ottenuto un riconoscimento commisurato ai loro meriti, tuttavia la lista rimane breve. Troppo breve.
È il motivo per cui abbiamo volutamente creato il concetto di marchio per la nostra collaborazione, anche se c’è voluto parecchio tempo perché altri se ne rendessero conto e capissero. La stampa nel settore dell’architettura e del design aveva l’abitudine di accreditare solo gli uomini, senza tenere conto delle compagne. Per molti anni, lo studio Vignelli ha inviato alle riviste fotografie di progetti – con i corretti crediti – ma, nella maggior parte dei casi, il materiale pubblicato veniva accreditato unicamente a mio nome. Tutto ciò creava una situazione di costante imbarazzo e frustrazione, al punto che finivo per gettare le riviste per evitare spiacevoli confronti con Lella. Quando siamo diventati più famosi, il suo nome ha cominciato a venire accreditato correttamente. Ma c’è voluto molto tempo. In gran parte dei casi, il problema della corretta assegnazione dei crediti è generato dal travisamento del ruolo del partner nel lavoro in collaborazione. La cooperazione tra designer e architetti ha luogo quando due persone condividono una stessa base culturale e intellettuale.
Una collaborazione non nasce semplicemente dall’impugnare una penna a quattro mani. Deriva dalla condivisione dell’atto creativo e dall’esercitare una critica produttiva che si riflette sul prodotto finito. Una collaborazione, nella vita e nel lavoro, dovrebbe basarsi sul rispetto reciproco e sull’apprezzare il talento, la sensibilità e la cultura del partner. Senza queste basi, non vi è collaborazione che possa esistere o durare. Lella e io siamo stati collaboratori e amanti, una coppia di professionisti sposati per oltre mezzo secolo. Fin dall’inizio, il nostro rapporto è stato cementato da un’uguale passione per l’architettura e il design. Fin dall’inizio, Lella aveva una forte sensibilità visiva e una chiara comprensione dei nostri progetti.
Lella e io siamo stati collaboratori e amanti, una coppia di professionisti sposati per oltre mezzo secolo. Fin dall’inizio, il nostro rapporto è stato cementato da un’uguale passione per l’architettura e il design
Nei primi tempi, lavoravamo molto nel settore della grafica e, per quanto la grafica non abbia mai rappresentato il suo interesse principale, Lella possedeva l’inestimabile capacità di comprendere la mia interpretazione di un progetto e la capacità di misurarne rapidamente pregi e difetti. Con profonda lucidità, ha sempre indicato quel che era giusto e sbagliato nel nostro lavoro, spiegandone invariabilmente le ragioni. Allo stesso modo, io esprimevo le mie critiche sul suo lavoro, suggerendo variazioni, comunicando il mio apprezzamento o il mio disaccordo. Tuttavia, le nostre discussioni miravano sempre a trovare il modo per migliorare il nostro lavoro. Ecco il senso della nostra collaborazione: dovevamo fidarci completamente del giudizio reciproco, anche se a volte le discussioni potevano essere molto animate.
In ogni caso, il prodotto finito ha sempre manifestato la reciprocità con cui abbiamo capito e affrontato i problemi progettuali. Entrambi detestavamo l’obsolescenza nel design, che consideravamo un’attitudine irresponsabile nei confronti dell’acquirente e della società. Detestavamo la cultura dello spreco basata sull’avidità, lo sfruttamento del consumatore e delle risorse. Si trattava, per noi, di un’attitudine immorale. E abbiamo condiviso questi principi fin dall’inizio della nostra vita in comune. La sensibilità di Lella per i materiali, le texture e i colori naturali è del tutto evidente nel suo lavoro. Lino, seta, lana, argento e legno costituiscono spesso le basi della sua tavolozza creativa. I suoi progetti di abbigliamento riflettono lo stesso approccio, basato su valori sobri e ponderati con intelligenza.
Il lavoro e la vita di Lella sono stati un fantastico amalgama di logica e giocosità, spirito e pragmatismo, senso pratico e visione idealistica. Indubbiamente, la grafica ha rappresentato il lato più visibile della nostra collaborazione, ma il nostro coinvolgimento nell’intero spettro del design è ciò su cui si fonda la nostra immagine professionale. In questo senso, il ruolo di Lella è significativo. A noi, i confini nel design sono spesso apparsi labili e ci è piaciuto che fosse così. L’incipiente perdita della memoria e della parola, causata dalla crudeltà del morbo di Alzheimer, forza la fine di una collaborazione fortemente significativa e fruttuosa. È la fine di una fase, forse la migliore delle nostre vite, e l’inizio di un’altra basata puramente sull’amore e l’ammirazione; amore per la splendida donna che ha reso la mia vita più ricca in ogni modo possibile.
il nostro coinvolgimento nell’intero spettro del design è ciò su cui si fonda la nostra immagine professionale. In questo senso, il ruolo di Lella è significativo
Immagine d'apertura: copertina del libro Design by Lella Vignelli, dedicato da Massimo Vignelli alla moglie e che illustra l'eterogenea produzione dello studio Vignelli Associates.