Alla fine della mostra Taku Satoh colloca l’elaborata grafica delle etichette delle bottiglie di sake, il tradizionale liquore di riso giapponese, riproponendone l’importanza nel contesto del progetto contemporaneo. Infine il visitatore viene invitato a fermarsi al centro di un grande ideogramma kome per divenirne parte, oppure a provare a scrivere un messaggio su un singolo chicco di riso.
Oggi il riso viene coltivato da un numero relativamente scarso di agricoltori, per la maggior parte ultrasessantenni e su risaie sparse grandi meno di un ettaro. Il metodo giapponese di coltivare il riso forse è in contrasto con l’attuale senso comune dell’efficienza e della convenienza, ma la mostra mette al di sopra di tutto i valori e le tradizioni che hanno dato forma all’identità culturale giapponese. Come osservano i curatori della mostra, per capire il Giappone è necessario capire l’arte del riso.
Gli autori desiderano esprimere il loro ringraziamento ai curatori della mostra, Taku Satoh e Shinichi Takemura, per la disponibilità del loro tempo e dei loro commenti, e alla cortese collaborazione di Giorgiana Ravizza dell’ufficio stampa italiano di Issey Miyake, di Shotaro Okada, responsabile delle pubbliche relazioni di 21_21 Design Sight, e di Mayumi Akiyoshi per l’aiuto nella traduzione.
Fino al 15 giugno 2014
Kome: The Art of Rice
21_21 Design Sight
9-7-6 Akasaka, Minato-ku, Tokyo