Un trono per l'uomo qualunque
Ho anch'io la mia sedia preferita. A dire il vero, chiamarla sedia è un po' ridicolo, visto che si tratta di un trono: parlo di Sacco, la poltrona decostruita, liquefatta, da stringere tra le braccia, dopo la quale venne il diluvio. Geniale, elegante con disinvoltura, semplice e sublime, Sacco esprime tutti gli ideali che i designer hanno perseguito fino dal giorno della sua nascita, nel 1968 (dalla personalizzazione di massa all'adattabilità, senza poi parlare della rilevanza culturale e sociale). Il suo punteggio sulla scala della sostenibilità non è particolarmente elevato, ma contiene del potenziale (in effetti, potrebbe essere confezionata e distribuita vuota, e si potrebbero ideare degli appositi centri di quartiere per triturare materiali domestici di scarto e farne palline da utilizzare al posto del polistirolo quale imbottitura…). Non esistono molte sedie capaci di far lavorare l'immaginazione al pari di Sacco, forse perché ce ne sono tante, troppe. Le sedie sono un ingrediente base del design, una delle prime categorie di oggetti (con le automobili) a cui la gente di tutto il mondo pensa quando entra in campo quella parola che comincia per 'D'.
Proprio come succede per i libri tradizionali, le sedie devono oggi dimostrare di meritare di esistere