Per la prima volta dopo sedici anni, TypoLondon ha portato oltre il recinto dello storico ritrovo berlinese la serie di conferenze dedicate al visual design e patrocinate dalla FontShop di Erik Spiekermann e Jürgen Siebert. Durante tre intense giornate, ospitate all'interno della sede dell'UCL in Bedford Way, gli interventi degli speaker si sono susseguiti in due diverse sale, abbracciando molteplici discipline del design (dalla grafica d'animazione alla tipografia sperimentale, all'information design) e toccando argomenti fra loro molto diversi, tutti però legati dal rapporto fondamentale che ogni progetto intesse con un luogo (sia esso il caso, letterale, del lavoro di Tim Fendley sulla leggibilità del complesso sistema metropolitano londinese, oppure la sfida tecnologica insita nell'uniformizzazione tipografica del portale di informazione della BBC per tutte le 27 aree linguistiche in cui opera).
Places ha visto fra i suoi ospiti illustri designer anglosassoni di fama oramai internazionale, come Tony Brook, creative director di Spin, che ha raccontato la sua personalissima odissea curatoriale della recente retrospettiva su Wim Crouwel al Design Museum, nonché alcune fra le esperienze in ambito di comunicazione museale (fra tutte, ricordiamo Whitechapel Gallery e Haunch of Venison).
L'intervento di Marina Willer e quello di Michael Bierut hanno focalizzato entrambi l'attenzione del pubblico su altrettanto noti interventi di identità ambientale. La prima, brasiliana di nascita e partner dello studio londinese Wolff Ollins da numerosi anni, ha illustrato a fondo l'ormai datato ma pur sempre innovativo progetto per la Tate Gallery. Attraverso un'identità dinamica, il logo assume forme diverse sulla base di variazioni casuali del profilo delle lettere che lo compongono, riuscendo così a trasmettere la natura di spazi destinati ad ospitare opere eterogenee, nonché l'animo di un'istituzione partecipe e fautore di cambiamento.
Typo London 2011: Places
Alla prima edizione britannica della più autorevole conferenza internazionale di grafica e tipografia hanno partecipato quasi mille designer.
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- Marco Ferrari,Elisa Pasqual
- 13 dicembre 2011
Anche per il Southbank Centre l'identità visiva riflette la volontà di creare relazioni meno statiche e pluridirezionali tra le varie forme d'arte e la loro audience. Strettamente connesse all'architettura e alla forma dell'edificio, invece, le due identità che segnano la collaborazione con Herzog & de Meuron. Immagine monolitica—riassunta dal logotipo racchiuso dalla linea che ne costituisce il contorno—per lo Schaulager di Basilea e visual scultoreo per il parcheggio di 1111 Lincoln Road, la cui immagine gioca attorno all'eccezionalità del numero civico da cui prende il nome, ma anche alla struttura brutalista di calcestruzzo sviluppata su 4 piani, aperti sulla strada sottostante.
Michael Bierut, partner di Pentagram e resident design expert per il New York Times, ha sviscerato la genesi e lo sviluppo del progetto per la grafica d'ambiente della nuova sede del NYT progettata da Renzo Piano. Come caratterizzare in modo inequivocabile un edificio di enormi dimensioni senza ledere l'estetica minimalista e senza oscurare la visibilità verso l'esterno degli uffici? Scomporre e integrare sembrano essere state le parole chiave. L'iconico logo della testata, in carattere Fraktur, viene costruito sulla facciata grazie a quasi mille, minuti, profilati d'acciaio a formare un insegna di 33,5 metri di lunghezza, perfettamente integrata nella pelle dell'edificio. Gary Hustwit ha parlato sullo sfondo di alcune scene in anteprima dell'ultimo film della sua trilogia sul design, Urbanized. Interessantissimo il resoconto di un piccolo progetto finanziato da un pool di università inglesi che lo scorso aprile, per una settimana, hanno tracciato in forma di infografica pubblica su una strada di Brighton, i consumi di energia elettrica di ciascuno degli abitanti della via, con l'intento—raggiunto—di diminuire il dispendio energetico grazie alla consapevolezza visiva di un'informazione solitamente nascosta fra i dati privati della bolletta (questo il sito, anche se tuttora quasi completamente sfornito di materiale: https://tidystreet.org/).
Places ha visto fra i suoi ospiti illustri designer anglosassoni di fama oramai internazionale, come Tony Brook, creative director di Spin, che ha raccontato la sua personalissima odissea curatoriale della recente retrospettiva su Wim Crouwel al Design Museum
Joachim Sauter ha stupito con l'entusiasmante sequenza di installazioni del suo studio art+com, sul canovaccio della monografia da pochissimo pubblicata da gestalten, mentre, eccezione fra tutti, un timidissimo Lawrence Weiner ha parlato della preroga dell'arte di poter comunicare senza dover giustificare il proprio messaggio. Neville Brody, infine, ha ripercorso in un lungo flashback molti degli interventi raccolti nella sua rivista di sperimentazione tipografica, Fuse, fondata nel 1991, prima che Chip Kidd chiudesse questa prima edizione di TypoLondon con un viaggio, studiatissimo nei suoi tempi scenici da straordinario oratore, e ricco di aneddoti, lungo i suoi 25 anni da art director editoriale e designer di copertine. Il prossimo appuntamento con Typotalks sarà ad aprile, con un'altra novità nel percorso in espansione di questi meeting che stanno iniziando ad assomigliare molto, nella forma, a una sorta di TED centrato sul design: il 5 e 6 aprile a San Francisco, prima di approdare nuovamente a Berlino a maggio con TypoBerlin Sustain. Marco Ferrari, Elisa Pasqual
Typo London 2011: Places
20—22.10.2011
University of London