Amiamo la ceramica. Abbiamo fatto molti progetti con questo materiale. Ci piace la sensualità della materia. La sua profondità, la trama…
Quello che invece odiamo nelle piastrelle in ceramica è il fatto che la terra – la ceramica – in genere è ricoperta da un strato sottilissimo di rivestimento che nasconde la vera natura del materiale. Questa sovrapposizione fa perdere la percezione stessa della materia che in questo modo è trattata solo quale supporto per uno strato di vernice.
A noi premeva che la ceramica fosse lavorata… e basta. Senza sovrapporre ulteriori processi di finitura. Insomma che uscisse dalla linea di lavorazione già finita in modo da conservare la qualità intrinseca della materia.

Nel nostro progetto per prima cosa si è trattato di definire tre tipi diversi di terra: una che si avvicinasse al bianco, ma non esattamente al bianco puro quanto piuttosto a un colore che ricordasse una distesa di sabbia, o qualcosa di simile. Una seconda versione più grigia, e un'altra infine che avesse la qualità della terracotta. Le tre diverse basi di colore – Blanc, Gris, and Terre – sono composte da particolari miscele che danno alle superfici un effetto di sensualità al tatto reso più prezioso dalle finiture.

La domanda che ci siamo posti è stata: come trattare la materia così com'è. Come mettere in evidenza la sua densità, la sua trama, la sua qualità intrinseca… Il nostro obiettivo è stato quello di mantenere l'aspetto grezzo dei tradizionali pavimenti fatti a mano in terra o cemento, lasciando esprimere le caratteristiche naturali della ceramica.
Questo è stato l'inizio.
Poi, dopo questa prima fase, si è trattato semplicemente di dare risposta a questioni molto semplici, come per esempio non creare differenza tra l'uso in interno o in esterno, ossia mettere a punto una soluzione che si adattasse ovunque e cose di questo tipo.
In generale è stato un percorso molto logico, consequenziale. Una sequenza di decisioni prese in base a domande precise.
Recentemente a Londra, in occasione dell'inaugurazione dell'installazione Textile Field al Victoria & Albert Museum, mi sono sorpreso ad osservare la sensualità dei mattoni che rivestono gli edifici della città storica. Ecco, a noi interessa quel tipo di calore, di sensualità, e profondità della materia

In generale abbiamo dedicato molto lavoro per capire come realizzare i punti, per trovare una maniera meccanica per riprodurli e soprattutto per individuare gli strumenti che permettessero di ottenere una superficie non eccessivamente regolare, e che riuscisse a creare una sorta di vibrazione…
Pur trattandosi di un prodotto industriale siamo riusciti a conservare l'impressione di una certa sensualità della materia… un certo charme…
Ci interessava trovare una soluzione che non fosse solo l'espressione di un programma troppo rigido ma che conservasse invece una sensualità legata al calore della materia, e anche alla sua imperfezione rispetto a una superficie perfettamente liscia.

Ero intrigato dal segno, come dire, "polveroso" che lasciano impresso sulla superficie. Ho fatto molte prove anche con la tecnica del frottage (una tecnica di ricalco) è così via. Abbiamo realizzato davvero un'infinita serie di campioni. È cominciata così.
All'idea dei punti, per esempio, siamo arrivati dopo un'infinita serie di righe e altri segni. Ci interessava solo scappare dall'idea di decorazione.

Poi, abbiamo aggiunto due colori, un rosso e un blu, che ricalcano la texture sotto forma di puntini nel fondo o come colore di base. I colori sottolineano l'effetto di rilievo creando ombre delicate e donando alle piastrelle una tonalità più fredda o più calda, a piacere.
Proprio i colori sono stati la cosa più difficile. Fino alla questione del colore tutto è stato piuttosto logico. Il colore è qualcosa di più 'artificiale'. Siamo arrivati a definire il tipo di rosso e di blu in modo empirico con molti esperimenti. Non c'è una motivazione logica, credo che mostrino un certo charme, e che questo serve a risolvere le contraddizioni. È stato tutto però molto istintivo.

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