Nel 1953 Monsieur Hulot, il protagonista del celebre film di Jacques Tati dedicato alle sue vacanze in un piccolo villaggio sulla costa bretone, non poteva immaginare quanti emuli avrebbero imitato le sue gesta estive di lì a pochi anni. Nel corso di tre decenni, tra gli anni ’50 e gli anni ’70, i litorali italiani, francesi, spagnoli e di tanti altri paesi del Mediterraneo, si urbanizzano con una rapidità pari solo a quella delle grandi periferie urbane dei loro entroterra.
Le modalità e le tempistiche precise variano di paese in paese, ma ovunque si costruiscono case a milioni, per ospitare milioni di villeggianti, che possono finalmente permettersi il lusso di un’estate al mare. Speculatori privati e pianificazione territoriale si contendono distese di coste ancora vergini, su cui edificare case isolate e meno isolate, piccoli e grandi alberghi, villes nouvelles e villaggi vacanze.
L’architettura balneare moderna e tardo moderna s’ispira spesso a modelli che provengono da altri luoghi. Li adatta e li reinventa per ricollocarli in un contesto, la costa, ormai per sempre associata alla libertà della vacanza, e quindi intrinsecamente esotica, anche se in realtà familiarissima.
Un ossimoro che pochi hanno espresso meglio di Lu Colombo. Nel 1985 la cantante s’innamora a sorpresa sulle rive dell’Adriatico e osserva stupita: “Rimini, com’è straniera quest’aria di mare. Rimini, sembra africana l’Italia orientale”.