Al nome Braniff si associa forse una delle storie più “americane” – nell'accezione novecentesca del termine – nel mondo dei trasporti, dell’aviazione e di un pianeta che si fa sempre più piccolo: americana nelle origini, radicate nell’Oklahoma, e americana nell’epica imprenditoriale, coi fratelli Braniff che si lanciano in una prima società – negli stessi anni della nascita di Domus – che cresce linearmente accompagnando gli Stati Uniti nei decenni della loro espansione globale (sarà in funzione fino al 1982), incarnando molti tratti del loro stile di vita e del loro immaginario visuale.Con gli anni ‘60 però arriva una svolta in questa linearità: non basta esprimere neutralmente il linguaggio di una società, bisogna proporne attivamente uno nuovo, per restare ai vertici dell’immaginario collettivo (e conseguentemente del mercato): la pubblicitaria Mary Wells decreta “the end of the plain plane” e l’adozione di una nuova immagine per la Braniff International sviluppata con l’architetto Alexander Girard, e gli stilisti Emilio Pucci e Beth Levine. Il colore è il fondamento di questa nuova identità, e attraverso la strategia del colore Braniff genera una piccola rivoluzione nel design che la consacra ad icona, passando da vettore aereo a soggetto di riferimento per il design grafico di un’industria in sviluppo. Domus raccontava questa rivoluzione nell’ottobre del 1966, sul numero 443.
Braniff International Airways e la rivoluzione del design, tra aerei colorati e divise di Emilio Pucci
Dall’archivio Domus, il progetto di identità visuale che negli anni ‘60 aveva trasformato una linea aerea statunitense nel riferimento estetico di un’epoca.
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- La redazione di Domus
- 24 luglio 2023
Gli aerei colorati disegnati da Girard per la Braniff International
La Braniff International americana (sede nel Texas, viaggi in Sud-America) è la prima e l’unica compagnia di navigazione aerea che abbia gli aerei colorati, di fuori e di dentro; e non tutti dello stesso colore, ma di sette colori diversi: cosicché ora ogni aereo colorato, e non grigio-argento, – ognuno di questi giganteschi “oggetti” colorati, subito riconoscibile nel formicolio metallico del campo e ancor prima riconoscibile nel cielo – significa “Braniff”. E non solo gli aerei sono colorati, ma tutti gli automezzi accessori – camionette, jeeps, furgoni, etc. – e le divise degli uomini di servizio e quelle delle hostesses. (Per le hostesses le uniformi sono state disegnate da Emilio Pucci, e sono anch’esse di colori diversi una dall’altra, e con un bellissimo “casco” sferico trasparente, contro il vento). Inventore ed autore di questo redesign è Alexander Girard, la cui mano e mente si riconoscono in ogni particolare.
I colori sono sempre stati un mezzo espressivo dominante, in Girard: e i suoi colori prediletti sono i colori allegri dell’arte popolare, i teneri colori del folklore – colori da festa, che nessuno ha mai pensato di applicare al mondo ufficiale, blu-grigio-argento, della aeronautica civile. E che nessuno ha mai usato in una “scala” così coraggiosa. Le prove di colore, per gli aerei, sono state fatte dipingendo un vecchio apparecchio, e facendolo volare: i colori primari sono apparsi poco visibili, nel cielo e a distanza; questi colori composti, colori non violenti, gentili, sono risultati invece visibilissimi, nel cielo come sul campo.
Un uovo di Colombo, una idea elementare e potente. L’effetto pubblicitario per la Braniff è stato grande. Questa compagnia, una delle più vecchie compagnie americane, senza avere apportato sostanziali modifiche né agli itinerari né ai servizi, è passata all’ordine del giorno. Si è fatta riconoscere. E questo suo rinnovamento visuale – che dagli aerei e dalle uniformi si è esteso alla grafica e agli allestimenti delle sedi e delle sale d’attesa – si fonda su una idea, giusta: quella di rimettere in valore l’aspetto di “divertimento” del viaggio: nella apparizione “colorata” dell’aereo, nella sorpresa degli interni dell’aereo, anche essi colorati, e in modo sempre diverso e imprevedibile; ed anche nelle “passenger lounges” stesse, le sale d’attesa, che già anticipano il viaggio, ambienti coloratissimi, sorprendenti e preziosi, già staccati dal contesto e dal carattere della città “di partenza”, e pieni di immagini, oggetti e simboli dei paesi “di arrivo”.