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Lo scorso 31 ottobre, è scomparsa Gae Aulenti, architetto, designer, intellettuale, ma ancor prima donna di eccezionale influenza, che ha lasciato il segno nella scena culturale italiana e internazionale, dal dopoguerra ai nostri giorni. Numerosi i premi e i riconoscimenti ricevuti, l'ultimo dei quali è la Medaglia d'Oro alla carriera, ritirata personalmente il 16 ottobre alla Triennale di Milano. Tra i tanti progetti pubblicati sulle pagine di Domus, abbiamo scelto di riproporre il lavoro svolto per Olivetti.
Oltre alla virtuosa associazione dei due nomi, Aulenti–Olivetti, che rimanda immancabilmente a quell'immaginario italiano di apice intellettuale, i due articoli, pubblicati rispettivamente nel 1967 e nel 1968, ci hanno colpito soprattutto per la ricca documentazione fotografica: le immagini d'epoca, in bianco e nero e a colori, svelano gli interni degli showroom di Parigi e Buenos Aires, per poi offrirci insoliti ritratti della stessa Aulenti, sorridente, proprio come vogliamo ricordarla oggi.
L'articolo Il nuovo negozio Olivetti a Parigi è stato pubblicato in origine su Domus 452 luglio / 1967
L'articolo Buenos Aires. Il negozio Olivetti è stato pubblicato in origine su Domus 466 settembre / 1968
Il nuovo negozio Olivetti a Parigi. Un ambiente di apparenza magica
Questo negozio è comparso a Parigi, come un personaggio, due mesi fa, all'attenzione di tutti, al 91 del Faubourg Saint Honoré.
Un ambiente di apparenza magica: un ambiente la cui atmosfera immediatamente lancia le macchine Olivetti, piccoli esatti congegni di precisione, nella avventura mitica che vive oggi il mondo, cominciata millenni fa...
"Il disegno del negozio", dice Gae Aulenti, "è nato dall'idea di realizzare una piazza – (una 'piazza d'Italia')". Gli elementi costitutivi sono infatti quelli della piazza: i gradini, i livelli differenti e la continuità dello spazio. Continuità ritrovata attraverso piani a curve di livelli differenti, le linee geofisiche della natura che, trattate secondo geometria, riconducono al concetto di
piazza.
Gae Aulenti e l'Olivetti
Alla fine degli anni '60 Gae Aulenti firma due negozi, a Parigi e Buenos Aires. L'architetto e designer italiana, scomparsa di recente, cominciava così a fare conoscere nel mondo il suo nome e il suo stile, associandolo a una delle aziende più "illuminate" del tempo, l'Olivetti.
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- 10 novembre 2012
Pur non avendo nulla in comune con le piazze metafisiche di De Chirico tuttavia, come in quelle, il disegno è dominato dall'universo dell'architettura, servito dai materiali che la tecnologia moderna ci propone con foga: i laminati plastici, l'acciaio inossidabile. Dentro questo spazio ci sono tre elementi, tre simboli, tre punti fermi intorno ai quali ruota la composizione: la scala, un elemento architettonico simbolo della continuità; il pilastro centrale, che si collega all'idea della capsula, la forma dell'avvenire; e l'uomo, rappresentato dalla scultura lignea, africana.
Spazio continuo, varietà di livelli.
Tutto in laminato plastico bianco.
Rossa la capsula intorno al pilastro
centrale. Una fascia continua in acciaio
cromato, con prese di corrente
incorporate, percorre tutto il perimetro.
La scultura lignea è un Calao,
simbolo di fertilità, emblema della
popolazione Senufo, della regione di
Korhogo, Costa d'Avorio.
Il negozio ha due grandi vetrine sulla
strada dalle quali si coglie tutto
lo spazio interno che, per essere
costruito secondo curve, si "muove"
con il passante. Le macchine
da scrivere e calcolare, esposte sui
piani a vari livelli, diventano presenze-perno, fulcri di uno spazio
fluido. Nessuna insegna esterna: solo
un profilo rosso, disegnato sul vetro
stesso, circoscrive le vetrine.
Continui piani d'appoggio a diversi
livelli, e nessun mobile, se non gli
sgabelli per provare le macchine.
L'illuminazione generale, a fonti nascoste è coadiuvata dalle fantastiche
lampade "pipistrello" sui diversi piani.
Il richiamo visuale è fortissimo: un richiamo che agisce immediatamente anche su chi è lontano. Un'immagine che attira al proprio centro, perché lo spettacolo più ci si avvicina più si complica
Buenos Aires. Il negozio Olivetti
Lavoro recentissimo di Gae Aulenti, dopo il negozio Olivetti di Parigi, questo di Buenos Aires. Il negozio "esplode" all'angolo di
due strade, nel centro della città.
Questo è il primo effetto che danno le sue "scalinate" espositive prospettiche che irraggiano a ventaglio dall'angolo interno dello spazio, con
una prospettiva raccorciata, caricata. E gli specchi, sulle pareti e al soffitto, moltiplicano l'irraggiamento in modo caleidoscopico.
Il richiamo visuale è fortissimo: un richiamo che agisce immediatamente anche su chi è lontano. Un'immagine che attira al proprio centro,
perché lo spettacolo più ci si avvicina più si complica. La semplicità e la forza dell'idea e del disegno danno unità alla esposizione - che è di oggetti molteplici e diversi, di macchine grandi e piccole, di stili e di autori differenti e risolvono l'esigenza che era di creare, oltreché un negozio, una "presenza" della Olivetti in una metropoli come Buenos Aires. La piramide delle scalinate d'esposizione (tagliata da uno stretto passaggio
che conduce, con una scala, a un ufficio interrato) è in legno, ricoperto in laminato plastico. Tutto è stato costruito in Italia e trasportato
entro contenitori a Buenos Aires. Disegnate da Gae Aulenti anche le lampade, in alluminio e perspex. Colori: azzurro, arancio, bianco.
Il pilastro d'angolo all'interno della vetrina é racchiuso in un grande cilindro: le gradinate che compongono la piramide di esposizione sono tagliate in profondità dal passaggio che porta alla scaletta interna di accesso all'ufficio sotterraneo. L'allestimento è stato realizzato totalmente in Italia, da Bernini di Carate Brianza.