Tutto, nella Sydney Opera House, ha i caratteri dello straordinario, quasi dell’epico: il tempo di costruzione, previsto di 4 anni e risoltosi poi in 14; i costi, esplosi da 7 a 102 milioni di dollari lungo il cantiere; la complessità del processo, lungo il quale l’autore del progetto vincitore di concorso nel 1956, il danese Jørn Utzon, ne abbandonò la realizzazione; la complessità della forma, con la sua serie di gusci in calcestruzzo armato, tutti sezioni di una sfera dello stesso raggio, sotto cui si possono tranquillamente accomodare sette aerei di linea.
Un simbolo prima apertamente osteggiato poi, a partire dalla sua inaugurazione 50 anni fa, il 20 ottobre 1973, alla presenza della regina Elisabetta, sempre più amato dal pubblico e dalla città stessa, che ormai lega indissolubilmente ad esso la propria identità ed immagine nel mondo, la Sydney Opera House era stata portata a completamento dall’architetto australiano Peter Hall dopo l’abbandono di Utzon. Nel settembre del 1970 è una figura fondamentale dell’architettura e nel design moderni, Charles Eames, a trovarsi di passaggio a Sydney, visitando il cantiere assieme a Hall e scattando alcune fotografie delle volte prossime all’ultimazione. Domus le pubblica sul numero 490.
Il cantiere dell'Opera House di Sydney nel 1967: 1. Ristorante, 2. Hall principale, 3. Hall minore
Il cantiere dell'Opera House di Sydney nel 1967: 1. Ristorante, 2. Hall principale, 3. Hall minore
Da Sidney
Tutti ricordiamo le polemiche intorno al progetto di Jörn Utzon per la Sydney Opera House.
Ora la straordinaria costruzione “a molte vele” è quasi terminata: appartiene alla realtà, e al paesaggio del golfo di Sydney.
Charles Eames. passando quest’estate per Sydney nel suo ultimo giro intorno al mondo, ha avuto la ventura di potersi aggirare – con Peter Hall, l'architetto ora in carica – dentro e fuori queste fantastiche volte, e fotografarle, insieme ai molti bellissimi disegni del cantiere.