Ponte sullo Stretto di Messina

L'idea di collegare in maniera permanente la Sicilia alla terraferma ha origini lontane. Nel 1971 Domus pubblicò il progetto per un ponte sospeso elaborato da Sergio Musmeci.

Lo Stretto di Messina è un braccio di mare a forma di imbuto che collega il mar Ionio a sud al Tirreno a nord. La larghezza dello stretto varia da un massimo di circa 16 km fino a un minimo di circa 3 km. Nel 1969, il Ministero dei Lavori Pubblici bandì un concorso internazionale di idee per un progetto di attraversamento stabile stradale e ferroviario dello Stretto. Furono presentati 143 progetti e tra questi quello di Sergio Musmeci ottenne uno dei sei primi premi ex aequo assegnati. Di seguito ripubblichiamo il testo con il quale nel 1971 il ponte di Musmeci venne presentato ai lettori di Domus.


Pubblicato in origine su Domus 494/gennaio 1971

Un ponte sullo Stretto di Messina: la luce più grande del mondo
Questo progetto di Sergio Musmeci, ingegnere a Roma, è uno dei sei premiati (fra i 143 presentati) al concorso internazionale di idee bandito dalla ANAS e dalle FS per la realizzazione di un collegamento viario e ferroviario fra Messina e Reggio Calabria sullo (o nello) Stretto di Messina.
La proposta di Musmeci – che può consentire all'Italia di realizzare un'opera di architettura e di ingegneria unica al mondo – è così descritta dall'autore: "La realizzazione dell'attraversamento viario e ferroviario dello stretto di Messina può divenire un problema di opere marittime, oppure, alternativamente, un problema di grande luce libera (3.000 m). Questa proposta nasce dalla convinzione che il secondo problema consente soluzioni più controllabili tecnicamente e quindi economicamente, in quanto svincolate dalle molte incognite poste da ogni eventuale opera in mare: forti correnti, fondali profondi e instabili, oltre che poco conosciuti dal punto di vista geotecnico. Tutti problemi acuiti dalla forte sismicità della zona.

Una luce di 3.000 m è più del doppio della luce più grande finora esistente, che è quella del ponte Giovanni da Verrazzano a New York, realizzato nel 1964, (1.298 m), ma bisogna subito rilevare che questa luce è rimasta praticamente inalterata dagli anni Trenta; il Golden Gate di S. Francisco (1.280 m) è del 1937 e da allora vi è stato un notevole progresso tecnologico nel campo degli acciai strutturali. Ma soprattutto va rilevato che nei più grandi ponti sospesi esistenti il rapporto fra la freccia e la luce è solo 1/10 e ciò indica chiaramente che le luci possono essere notevolmente aumentate; portando questo rapporto a 1/5, si possono avere luci doppie senza modificare la sezione dei cavi. Ciò che aumenta sensibilmente è l'altezza dei piloni. […]

Il ponte che si propone è in tensistruttura; la presenza di cavi traenti lo stabilizza molto efficacemente nei riguardi del vento e delle azioni sismiche. Gli studi e le esperienze già acquisiti per questo tipo di strutture assicurano la fattibilità tecnica ed economica dell'opera. Ma ci sono ragioni che trascendono sia la tecnica che l'economia, intese in senso stretto, e che spingono ad accettare per intero la sfida offerta dai 3 km dello stretto. Sono ragioni di politica generale, di psicologia sociale e di promozione civile e culturale: il ponte sullo stretto deve essere concepito come un'opera di avanguardia da affrontare con lungimiranza, decisione e coraggio, perché, alle soglie del 2000, è una occasione unica per stimolare l'intraprendenza della nazione nel campo delle grandi realizzazioni costruttive e per qualificarne il rango fra i popoli di avanzata civiltà tecnica.

Il progetto prevede due piste autostradali larghe 15 metri ciascuna per complessive otto corsie delle quali due per la sosta, e due binari ferroviari con pendenze massime del 10%. Le antenne in acciaio di elevate caratteristiche (tipo T I) dovranno sorgere al limite fra il mare e le due sponde; la loro pianta è a forma di stella a tre punte ed esse saranno accessibili grazie ad un sistema di ascensori. […]

Questo è stato l'intendimento che ha ispirato il progetto. Oggi dobbiamo Inventare il futuro, proiettando in esso quell'armonia fra ragione e natura Che è il più prezioso patrimonio ideale che ci ha lasciato la civiltà classica."