Un movimento erompente, dall'interno all'esterno
La costruzione - dice Moretti - è posta sul versante di Monte Mario, steso verso Roma, in una zona ancora oggi non scempia di verde. Tutto questo versante si apre alla vista della cupola di S. Pietro; viene in mente l'evo medio quando dai pellegrini, che venivano dal Nord, dalla Cassia, e scorciavano per queste pendici l'ultimo loro tragitto verso la città santa, Monte Mario era chiamato Mons-joie, perchè da esso si scorgeva per la prima volta la anelata basilica di S. Pietro e la commozione e la letizia erano perciò grandi. Questa architettura è il tentativo di dare forma a un sentimento di violenta espansione che dall'interno delle strutture vuole versarsi verso l'esterno: una carica di energia che dall'interno vuole esplodere verso l'esterno e le sue forze contrarie e contraddittorie.
Questa ricerca trova, naturalmente, il suo parametro fondamentale nella esigenza che si ritiene sempre più pressante e ineluttabile di avere per ogni spazio di abitazione chiudibile amplissimi spazi all'aperto e tali che, per differenza di forma e di estensione, rendano ancora più tipici gli spazi interni, concepiti per altro, per mezzo delle vetrate scorrevoli, unitariamente con quelli aperti delle terrazze. Si formano così tipi di spazi nuovi, unitari, ma di diversa densità di luce e d'aria.
Questa architettura troverà la sua espressione compiuta, espressione da cui è ancora ben lontana, allorchè tutte le terrazze, una volta abitate, si trasformeranno in giardini, il cui verde e i cui fiori ricadranno sui parapetti all'esterno. Allorchè gli alberi, sui giardini pensili laterali. siano cresciuti e rendano questa architettura come certi elementi di antiche ville, materia promiscua di verde e murature.