Lo studio californiano Rios ha presentato, in occasione della quarta edizione della Biennale di Architettura e Urbanistica di Seoul, una ipotesi di masterplan per una città “iper-abbondante”, incentrata sulla crescita del quartiere Apgujeong della capitale coreana, che costeggia il fiume Han. Immaginando come potrebbe essere la città tra 100 anni, tema di questa Biennale, il piano Hyper-Abundant City reinterpreta il futuro dell’area con una particolare attenzione al rischio delle inondazioni che puntualmente colpiscono l’argine dell’Han.
Il progetto si basa su una griglia modulare, già esistente anche nel vicino quartiere di Gangnam, che aiuta a distribuire diverse tipologie edilizie in tutto il distretto, alternandole agli spazi verdi. In questo modo i tradizionali layout dei villaggi incentrati sull'agricoltura – rimasta intatta nel celeberrimo Gangnam – fungono da traccia per un nuovo sviluppo urbano efficiente, senza limitarne le possibilità.
“Riconosciamo il valore nel ridefinire i confini tra terra e acqua, paesaggio e architettura, città ed edificio per introdurre un’abbondanza che non esiste quando ogni elemento è limitato” sostiene Katherine Harvey, direttrice creativa del progetto. Il progetto intende introdurre la biodiversità nell’area, estendendola a ogni pendio, terrazza e facciata. I progettisti propongono la coltivazione sostenibile per i futuri abitanti, che possa consentire un’evoluzione graduale nel tempo.
In risposta al rischio di inondazioni urbane, la Hyper-Abundant City introdurrebbe una serie di isole costiere artificiali per trattenere quantità specifiche d’acqua durante gli eventi temporaleschi, rilasciandola gradualmente una volta superata l’ondata di maltempo. Questo sistema di filtraggio, assorbimento e dissipazione si integra agli spazi pubblici e “consente la combinazione di natura e sistemi culturali per portare agli abitanti e ai visitatori una maggiore connessione con l’argine del fiume”.
La proposta dello studio Rios unisce la volontà di rendere Seoul pronta ad affrontare eventi meteorologici estremi, integrando al contempo nuovi sistemi abitativi e pratiche sociali. “La città dell’iper-abbondanza ridefinisce i confini della natura umana, instillando un senso di timore reverenziale e riverenza per il mondo che ci circonda”.