La Cina che vede l’Europa che vede la Cina, due mostre a Fondazione Prada

Una doppia inaugurazione a Milano mette a fuoco la fusione artistica tra Europa e Cina.

Le due mostre aperte a Fondazione Prada accantonano la sperimentazione per dedicarsi a due sfere più classiche della produzione artistica, quella della pittura a olio e acrilico dell’artista Liu Ye e delle porcellane d’esportazione prodotte per il mercato europeo tra l’inizio del ‘500 e la metà del ‘700. Il fil rouge è la fusione tra Occidente e Oriente nell’arte e nell’artigianato. O meglio, la capacità dell’Oriente di adattarsi all’idea di Oriente dell’Occidente.

Il pittore di Pechino Liu Ye, classe 1964 che, fin da piccolo, durante gli anni della Rivoluzione Culturale cinese subì il fascino dell’arte figurativa europea di inizio Novecento, unisce l’eredità dei movimenti artistici occidentali al vissuto quotidiano e intimo. Le tele restituiscono atmosfere domestiche, sospese e introspettive. I soggetti dei suoi quadri passano da un bambino accasciato su un tavolo su cui sono appoggiate una pistola e un mazzo di fiori bianchi, a rappresentazioni di edifici del Bauhaus.

Liu Ye, The Goddess, 2018. Acrilico su tela. Collezione privata, Berlino. Courtesy Fondazione Prada
Liu Ye, The Goddess, 2018. Acrilico su tela. Collezione privata, Berlino. Courtesy Fondazione Prada

“Penso che il mondo debba conoscere meglio la pittura di Liu Ye per il suo modo di unire idee diversificate delle culture orientali e occidentali”, ci spiega Udo Kittelmann, curatore di questa mostra dal titolo “Storytelling”, allestita alla Galleria Nord di Fondazione Prada, e secondo capitolo di quella allestita a Prada Rong Zhai a Shanghai nel 2018. “Il suo lavoro ci permette di capire che tutto fa parte di un’unica grande cultura umanistica, e che siamo tutti umani. Il suo lavoro rivela sempre lo stesso cuore, la stessa anima, gli stessi sentimenti, che sono quelli di tutti quanti.”

Al quarto piano della Torre di Rem Koolhaas ci ritroviamo di fronte un grande cubo di velluto marrone e oro, una stanza nella stanza allestita da Tom Postma Design e curata da Jorge Welsh e Luísa Vinhais. “The Porcelain Room” ospita oltre 1.700 porcellane realizzate in Cina tra il XVI e XVIII secolo. I pezzi mostrano l’abilità di adattare la produzione alle richieste dei mercati internazionali diversificati. Dalle porcellane della dinastia Ming decorate con elementi iconografici europei ai trionfi settecenteschi dei servizi da tavola a forma di piante e animali, che avevano lo scopo di sorprendere i commensali nei banchetti rococò.

“The Porcelain Room”, in mostra a Fondazione Prada, Milano, 2020. Foto DSL Studio
“The Porcelain Room”, in mostra a Fondazione Prada, Milano, 2020. Foto DSL Studio

Le due piccole mostre sono uno spunto per osservare le travolgenti influenze che i nostri antenati (scrivo da Rozzano e mi riferisco quindi agli antenati europei) hanno esercitato e continuano a esercitare sulla produzione artistica e artigianale di uno dei paesi culturalmente più ricchi del pianeta, che a sua volta è presente, oggi, nel nostro quotidiano e nelle nostre agende. Così, Milano aggiunge un nuovo appuntamento ai suoi festeggiamenti del Capodanno Cinese.

Mostra:
Liu Ye: Storytelling
A cura di:
Udo Kittelmann
Mostra:
The Porcelain Room
Museo:
Fondazione Prada
Date di apertura:
30 gennaio - 28 settembre 2020
Indirizzo:
Largo Isarco 2, Milano

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