“Tutto fa parte della mia immaginazione”: Domus intervista Fernando Botero (1932-2023)

Riproponiamo l’intervista con l’artista recentemente scomparso: Domus l’aveva incontrato in occasione della sua grande mostra a Palazzo Pallavicini.

Botero e il suo talento: quelle forme estese in senso volumetrico, che raccontano la visione del mondo attraverso il disegno, diventano bellezza dal volume abbondante, avvolta dal colore come inno all’esistenza. In equilibrio stabile tra ironia e nostalgia, si alternano così atmosfere oniriche e realtà di fiaba, in un incontro fortunato tra classicità italiana e cultura sudamericana. La pienezza delle figure è in armonia con lo spazio, la condizione umana, idealizzata, viene posta su un piano plastico: i suoi personaggi arrivano da lontano e non hanno anima, per non distrarre dalla forma.

Protagonisti di un ciclo dal fascino malinconico e poetico, sospesi tra verità e fantastico, danzano sul filo della bellezza. Il volume è nelle articolazioni del corpo, nelle pieghe di ogni oggetto, e concetto. Dipingere è per Botero un’urgente opportunità, un’adesione a quella spinta interiore che continua, ancora oggi, a esercitare la sua energia. Palazzo Pallavicini, nel cuore di Bologna, ospita la mostra “Botero”, con 50 opere uniche in un’esposizione articolata in sette sezioni, dedicate ai temi più cari all’artista.

A quale incontro, o percorso, dobbiamo il suo primo avvicinarsi al mondo dell’arte e della creatività?
Quando ero molto giovane, mentre studiavo, ero solito impiegare il tempo facendo disegni di toreri e tori. Con il passare degli anni, poi, mi sono spostato su altre tematiche, dando forma alla mia carriera d’artista.

Il volume diventa espressione di una realtà che gira intorno a uno spazio plastico e sensuale. Come si è generata questa riflessione?
Trovo che il volume sia molto legato al concetto di forza, ed è proprio questo che voglio esprimere. Se passo in rassegna i pittori e gli artisti a me più cari, noto un denominatore comune: la plasticità, e quella forma di confidenza tra spazio e forma. Anche così che si forgia il percorso di un artista, mediante l’osservazione e lo studio di un periodo particolarmente amato, capace di contaminarti il pensiero. Nel mio caso, l’arte italiana del Quattrocento.

La pittura è manifesto, riflessione, e anche nostalgia per un mondo che è in continua trasformazione.
È vero, la pittura è un pensiero dichiarato. Con un dipinto puoi dire quello che credi, esprimere visioni, concetti, opinioni. La nostalgia però, è difficile da mettere su tela. Ho vissuto in Colombia fino alla maggiore età, per poi spostarmi in molti altri luoghi. Ma ogni volta che racconto un paesaggio, sullo sfondo, torno sempre lì, in Colombia.

Lo sguardo dei suoi personaggi è caratterizzato spesso da un’espressione sfuggente: come vorrebbe venissero letti quegli occhi? 
Ammiro, da sempre, l’aspetto che hanno le sculture egiziane. Guardano fissi nello spazio vuoto, ecco perchè sono così misteriosi. E a loro m’ispiro.

Fernando Botero, Femme, 2002. Pastello su carta, 102x68 cm. Collezione privata dell’artista
Fernando Botero, Femme, 2002. Pastello su carta, 102x68 cm. Collezione privata dell’artista

Qual è lo stato d’animo che a oggi la porta a essere più produttivo?
Le circostanze, anche problematiche, che si generano nel mondo dell’arte sono sempre uno stimolo a lavorare incessantemente, senza fermarsi mai.

E il confronto, quanto conta?
È decisamente importante. Il confronto con il mio lavoro intendo, non con quello degli altri.

Progetti futuri?
Sto realizzando una serie di grandi disegni su tela, che presenterò il prossimo anno a Londra.

Quali sono le città alle quali si sente più legato?
Ho nel cuore tante piccole città dell’America Latina.

E Bologna, che è sede oggi di una mostra a lei dedicata?
Ho visitato Palazzo Pallavicini quando ero studente a Firenze nei primi anni ’50, e ne conservo un ricordo speciale.

Ci sono dei luoghi o delle situazioni che più di altri alimentano la sua creatività?
Tutto è parte della mia immaginazione. Ho vissuto per 15 anni a New York e 40 a Parigi, senza aver mai dipinto un paesaggio che mi ricordasse quelle città.  

Titolo:
Botero
A cura di:
Francesca Bogliolo
Museo:
Palazzo Pallavicini
Date di apertura:
fino al 26 gennaio 2020
Indirizzo:
Via San Felice 24, Bologna

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